Rana arvalis
Rana arvale | |
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Femmina di Rana arvalis | |
Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Infraphylum | Gnathostomata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Amphibia |
Sottoclasse | Lissamphibia |
Ordine | Anura |
Sottordine | Neobatrachia |
Famiglia | Ranidae |
Genere | Rana |
Specie | R. arvalis |
Nomenclatura binomiale | |
Rana arvalis Nilsson, 1842 | |
Sinonimi | |
Rana altaica | |
Nomi comuni | |
Rana arvale |
La rana arvale (Rana arvalis Nilsson, 1842) è un anfibio appartenente alla famiglia Ranidae, diffuso in Europa.[2]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La rana arvale è una rana bruna relativamente piccola, con corporatura delicata, zampe corte e muso dal profilo appuntito. Se una zampa posteriore viene estesa in avanti lungo il corpo, il tallone arriva in genere fino all'occhio, ma mai oltre la punta del muso.
Al centro della macchia temporale marrone scura è ben visibile il timpano. La pelle dorsale è liscia, spesso con pliche dorso-laterali biancastre ben contrastanti e visibili. La colorazione delle parti superiori è variabile, solitamente marrone, rossastra, giallastra o grigio-brunastra, spesso con macchie scure, ma si possono anche incontrare animali quasi privi di marcature. I fianchi sono in genere più chiari del dorso, che a sua volta presenta spesso una larga banda mediana chiara, talvolta con bordi scuri e sempre delimitata da una fila di piccole protuberanze. Nel periodo riproduttivo i maschi appaiono «flaccidi» a causa di accumuli linfatici sotto pelle, inoltre per alcuni giorni assumono una vistosa colorazione celeste. Il ventre è biancastro, spesso senza macchie. Le dita delle zampe posteriori sono palmate. Sul tallone è presente un tubercolo metatarsale grande, duro e semisferico (il primo dito è lungo meno di 2,1 volte la lunghezza del tubercolo). I maschi di rana arvale sono provvisti di sacche vocali interne e, nel periodo riproduttivo, di calli nuziali marroni scuri sui pollici.
La lunghezza è di 4–7 cm in entrambi i sessi.[3]
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Comportamento
[modifica | modifica wikitesto]La rana arvale d'inverno va in letargo. Sugli Urali è attiva tra giugno e settembre, più a sud va in letargo da novembre a febbraio. Può vivere fino a 11 anni.[3]
Alimentazione
[modifica | modifica wikitesto]Si nutre prevalentemente di invertebrati terrestri. Non si alimenta durante la deposizione delle uova.
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]Il maschio raggiunge la maturità sessuale a 2-5 anni; le femmine più tardi. Durante la stagione d'accoppiamento le rane arvali si riuniscono in pozze d'acqua poco profonde e i maschi emettono i loro richiami in coro. Le femmine depongono 1000-2000 uova tra marzo ed aprile. Le uova si schiudono dopo 2-3 settimane. La metamorfosi avviene dopo 2-3 mesi dalla schiusa.[3]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]La rana arvale è diffusa da Francia nord-orientale, Belgio e Germania attraverso l'Europa del nord e dell'est fino alla Siberia. In Svezia, Finlandia e Russia oltrepassa perfino il Circolo Polare Artico.[1] Vive soprattutto in pianura, ad altitudini fino a 600 m, ma sui Monti Altaj (Asia centrale) può superare anche i 2000 m. Popola principalmente paludi, margini di torbiere alte, prati umidi, boschi di golena e habitat simili, con falde acquifere profonde. Nella stagione riproduttiva predilige acque con rive ben strutturate e soleggiate, come pianure alluvionali, cave di torba, stagni e fossi. La rana arvale compie solitamente il letargo sulla terraferma, più raramente in acqua.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Sergius Kuzmin et al., 2009, Rana arvalis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ D.R. Frost et al., Rana arvalis, in Amphibian Species of the World: an Online Reference. Version 6.0, American Museum of Natural History, New York, 2008.
- ^ a b c d Rana arvalis, su AmphibiaWeb. URL consultato il 26 marzo 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- David Alderton, Animali, Rusconi Libri, 2012.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rana arvalis
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