Raymond Edward Brown
Raymond Edward Brown (New York, 22 maggio 1928[1] – Menlo Park, 8 agosto 1998) è stato un presbitero cattolico statunitense, membro, nel 1972, della Pontificia Commissione Biblica, organismo consultivo del Papa in materia di Sacra Scrittura, e dal 1996 professore emerito presso il protestante Union Theological Seminary di New York, dove insegnò per 23 anni.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]È considerato come uno dei più importanti biblisti americani. Il cardinale Roger Mahony disse di lui che era "il più eminente e rinomato biblista cattolico mai apparso in questo paese", la cui morte è stata "una grande perdita per la Chiesa".
Brown fu insignito di 24 lauree honoris causa da università americane ed europee, molte da istituzioni protestanti, e ricevette i seguenti riconoscimenti: Catholic Press Book Award, Edgar J. Godspeed Award, BAS Publ. Award, Best NT Comm.. È stato inoltre presidente della Catholic Biblical Association, della Society of Biblical Literature (1976-77) e della Society of New Testament Studies (1986-87).
Come religioso apparteneva alla Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio, e lavorò principalmente nell'arcidiocesi di Baltimora, nel Maryland.
L'approccio di Brown alle Scritture si basa sulla premessa che esse possono contenere errori in materie non pertinenti alla salvezza: si tratta di un'istanza relativamente moderna, tuttavia Brown insiste egualmente sui limiti del metodo della critica biblica scientifica per risolvere le problematiche inerenti alla Chiesa o nell'affrontare le più importanti questioni della fede. Il superamento di questo approccio è alla base della conclusione, fatta da alcuni, che il suo metodo sia aperto e misurato. Esso appare più possibilistico e pertanto riscuote l'interesse anche dei più scettici, oltre che dei cristiani; i suoi libri hanno avuto un'ampia diffusione.
L'approccio tradizionale alle Scritture è che esse non contengano alcun errore (inerranza), e che ogni loro aspetto sia in qualche modo collegato alla salvezza; tale approccio era stato quasi unanimemente utilizzato nell'esegesi cattolica nel corso della storia della Chiesa ed era stato ribadito da Papa Pio X nella enciclica Pascendi Dominici gregis del 1907, che aveva bollato come eretica l'esegesi basata sul metodo storico-critico. Tale visione venne superata dopo l'emanazione dell'enciclica papale Divino Afflante Spiritu da parte di Papa Pio XII nel 1942.
Brown ha approfondito in modo particolare lo studio dell'ipotetica "Comunità giovannea", e ha scritto i volumi relativi al Vangelo secondo Giovanni nella serie di pubblicazioni del New Anchor Bible Commentary.
La divinità di Gesù nel Nuovo Testamento
[modifica | modifica wikitesto]Brown ha scritto l'articolo Does the New Testament call Jesus God?[2] ('Gesù è chiamato Dio nel Nuovo Testamento?'), Theological Studies, 26, 1965, p. 545-73, nel quale affronta la questione se a Gesù sia stato applicato nel Nuovo Testamento, il titolo di "Dio". Brown non discute del fatto se Gesù sia effettivamente Dio ("la questione", egli dice, "è stata definita a Nicea dalla Chiesa"), ma solo se nel Nuovo Testamento tale titolo venga direttamente attribuito a Gesù. L'articolo può essere sintetizzato come segue:
«testi che lasciano intendere che a Gesù non sia stato applicato il titolo di Dio. (...). Gesù non è mai chiamato Dio nei vangeli sinottici, e un versetto come Mc 10,18 sembra precludere la possibilità che Gesù abbia usato tale titolo riferito a sé stesso. Anche il quarto vangelo non rappresenta Gesù che dice in modo specifico che egli è Dio. I discorsi che nel libro degli Atti vengono attribuiti all'inizio della missione cristiana non parlano di Gesù come Dio. Quindi non c'è motivo per pensare che Gesù sia chiamato Dio nelle prime stratificazioni della tradizione neotestamentaria. Questa conclusione negativa si sostanzia nel fatto che Paolo non utilizza in alcuna epistola scritta prima dell'anno 58. [. . .] Il lento sviluppo dell'uso del titolo di Dio per Gesù richiede una spiegazione. Non solo c'è il fattore che Gesù non è chiamato Dio negli strati più antichi del materiale del Nuovo Testamento, ma ci sono anche passaggi, riportati nella prima serie di testi sopra citati, che per implicazione riservano il titolo Dio al Padre. Inoltre, anche nelle parti del Nuovo Testamento in cui si parla di Gesù come Dio ci sono passaggi che sembrano andare contro quest'uso - uno studio di questi testi mostrerebbe che ciò è vero nelle lettere pastorali e nella letteratura giovannea. La spiegazione più plausibile è che nella fase più antica del cristianesimo prevale l'eredità dell'Antico Testamento nell'utilizzo del termine Dio, per cui Dio era un titolo troppo ristretto per essere applicato a Gesù. Esso si riferisce strettamente al Padre di Gesù, al Dio da lui pregato. Gradualmente, (negli anni 50 e 60 d.C. ?), con lo sviluppo del pensiero cristiano Dio venne compreso in un'accezione più ampia. Si vide che Dio rivelò così tanto di sé stesso in Gesù al punto che Dio includeva sia Padre che il Figlio.»
La conclusione di Brown è che Gesù è chiamato Dio nel Nuovo Testamento, ma lo sviluppo è stato graduale e non è emerso fino a un'epoca tarda nella tradizione neotestamentaria.
Trent'anni più tardi, Brown cambiò parzialmente la sua opinione. Nel suo libro Introduzione alla cristologia del Nuovo Testamento, egli scrisse:
«ci sono tre affermazioni ragionevolmente chiare nel Nuovo Testamento e cinque probabili in cui Gesù è chiamato Dio. Usare "Dio" per Gesù è attestato all'inizio del II secolo come prosecuzione dell'uso iniziato ai tempi del Nuovo Testamento. Non c'è ragione di essere sorpresi per questo fatto. "Gesù è il Signore" era evidentemente una popolare formula confessionale ai tempi del Nuovo Testamento, e con questa formula i cristiani hanno dato a Gesù il titolo di Kyrios, che è la traduzione della Septuaginta per YHWH. Se a Gesù viene dato questo titolo, perché non può essere chiamato Dio (theos), che la Septuaginta spesso utilizza per tradurre Elohim? I due termini ebraici divennero relativamente intercambiabili, anche se YHWH era il termine più sacro»
Traduzioni italiane
[modifica | modifica wikitesto]Tra i 25 titoli di libri di soggetto biblico, i seguenti sono stati pubblicati in Italia:
- Il prete e il vescovo, Esperienze, Fossano 1971
- (con Joseph Fitzmyer e Roland Murphy) Grande Commentario Biblico, Queriniana, Brescia, 1973, ISBN 978-88-399-0054-8
- La concezione verginale e la risurrezione corporea di Gesù, Queriniana, Brescia 1977, ISBN 88-399-0599-5
- Giovanni. Commento al Vangelo spirituale, Cittadella, Assisi 1979, ISBN 88-308-0170-4
- La nascita del Messia secondo Matteo e Luca, Cittadella, Assisi 1981, ISBN 88-308-0252-2
- The Critical Meaning of the Bible, Paulist Press, New York 1981, ISBN 08-091-2406-8
- La comunità del discepolo prediletto, Cittadella, Assisi 1982, ISBN 88-308-0064-3
- Pietro nel Nuovo Testamento. Un'indagine ricognitiva fatta in collaborazione da studiosi protestanti e cattolici, Edizioni Borla, 1988, ISBN 88-263-0446-7
- Racconti biblici natalizi, Queriniana, Brescia 1988, ISBN 88-399-1479-X
- La passione nei vangeli, Queriniana, Brescia 1988, ISBN 88-399-1472-2
- Avvento: il Cristo che viene, Queriniana, Brescia 1989, ISBN 88-399-1483-8
- Risposte a 101 domande sulla Bibbia, Queriniana, Brescia 1991, ISBN 88-399-1232-0
- I racconti evangelici della risurrezione, Queriniana, Brescia 1992, ISBN 88-399-1500-1
- Il vangelo e le lettere di Giovanni. Breve commentario, Queriniana, Brescia 1994 ISBN 88-399-2014-5
- Introduzione alla cristologia del Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia 1995, ISBN 88-399-2019-6
- Leggere i vangeli con la Chiesa, Queriniana, Brescia 1997, ISBN 88-399-1532-X
- (con Joseph Fitzmyer e Roland Murphy) Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, Brescia, 1997, ISBN 88-399-0054-3
- La morte del messia. Dal Getsemani al sepolcro. Un commentario ai racconti della passione nei quattro vangeli, Queriniana, Brescia, 1999, ISBN 88-399-0408-5
- Un ritiro spirituale con l'evangelista Giovanni: «Perché abbiate la vita», Queriniana, Brescia, 2000, ISBN 88-399-2231-8
- Cristo nei vangeli domenicali del tempo ordinario, Queriniana, Brescia, 2000, ISBN 88-399-1550-8
- Introduzione al Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia 2001, ISBN 88-399-0105-1
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Raymond Edward Brown, su britannica.com, Encyclopedia Britannica. URL consultato il 21 gennaio 2015.
- ^ Il testo su sagepub.com.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Brown, Raymond Edward, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Opere di Raymond Edward Brown, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Raymond Edward Brown, su Open Library, Internet Archive.
- Biblical Theology Bulletin : necrologio
- La sua carriera di studioso, su cin.org. URL consultato il 18 aprile 2006 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2005).
- Henry V. King, Traditional Catholic Scholars Long Opposed Fr Brown's Theories (1998).
- Dave Armstrong, The Modernist, Secularist Historicism of Raymond Brown and Brian Tierney, su ic.net. URL consultato il 18 aprile 2006 (archiviato dall'url originale il 27 aprile 2006).
- George A. Kelly, A Wayward Turn in Biblical Theory (1999), su catholic.net.
- Matt, Dei Verbum – Analysis of the Gospel's historicity (paragraphs 18-19) (1998) che tratta anche dell'interpretazione di Brown del Dei Verbum, riguardo agli apostoli e alla verità storica dei quattro vangeli.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 109294246 · ISNI (EN) 0000 0001 1214 0893 · SBN CFIV025733 · LCCN (EN) n79036898 · GND (DE) 115710752 · BNE (ES) XX869754 (data) · BNF (FR) cb11894217s (data) · J9U (EN, HE) 987007259015005171 · NDL (EN, JA) 00512265 · CONOR.SI (SL) 55730787 |
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