Safaviyya

Stella della Safaviyya (soffitto della Moschea dello Shah, Esfahan)

La Safaviyya[1], in arabo Ṣafawiyya, chiamata anche ordine safavide[2] (in persiano صفویه‎), era una confraternita islamica sufi[3][4] fondata dal mistico curdo[5][6] Ṣafī al-Dīn Isḥāq Ardabīlī (1252-1334). Ricoprì un posto di rilievo nella società e nella politica dell'Iran nordoccidentale nel XIV e XV secolo, ma oggi è meglio conosciuta per aver dato origine alla dinastia safavide. Sebbene inizialmente orientata verso la scuola shafi'ita dell'Islam sunnita, le successive adozioni di concetti sciiti, come la nozione di Imamato da parte dei figli e dei nipoti di Ṣafī al-Dīn Ardabīlī, portarono l'Ordine a essere associato ai Duodecimani.

Fondatore e fondazione

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Ṣafī al-Dīn crebbe ad Ardabil, ma la lasciò per mancanza di insegnanti adeguati, recandosi a Shiraz e poi nella provincia iranica del Gīlān. Qui divenne discepolo di Zāhed Gīlānī, capo dell'ordine sufi della Zāhidiyya. Infine divenne il principale discepolo di Zāhid e ne sposò la figlia. Alla morte di Zāhed Gīlānī, la Zāhidiyya passò sotto la guida di Ṣafī al-Dīn e fu nota nel resto del mondo islamico anche con il sostantivo arabo Safaviyya/Safawiyya.

L'importanza di Ṣafī al-Dīn è attestata in due lettere di Rashīd al-Dīn Hamadānī. In uno, Rashīd al-Dīn Hamadānī promette un'offerta annuale di generi alimentari. Nell'altra, Rashīd al-Dīn scrive a suo figlio, il governatore di Ardabīl, consigliandogli di mostrare la dovuta considerazione allo Shaykh.[7]

Crescita dell'ordine

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Dopo la morte di Ṣafī al-Dīn, la guida dell'Ordine passò a suo figlio Ṣadr al-Dīn Mūsā, e successivamente fu tramandata di padre in figlio.

Entro la metà del XV secolo, i Safawiyya cambiarono carattere e divennero militanti sotto Shaykh Junayd e Shaykh Ḥaydar, proclamando il jihad contro i cristiani della Georgia. La successiva Safawiyya è considerata "ghulat" (lett. "esagerata"), ossia eretica, avente credenze messianiche sulla sua leadership e con pratiche antinomiche sciite al di fuori della norma dettata dall'Islam duodecimano.

Il nipote di Ḥaydar, Ismāʿīl, modificò ulteriormente la natura dell'Ordine quando fondò l'impero safavide nel 1501 e proclamò lo sciismo duodecimano religione di Stato. A quel punto invitò e accolse ulama in gran parte dal Libano e dalla Siria per diffondere le pratiche safavidi.[8][9][10][11]

  1. ^ Yuri Galbinst, Islam: dall'Indonesia alla dinastia Safavide, Cambridge Stanford Books. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  2. ^ Claudio Lo Jacono e Michele Bernardini, Storia del mondo islamico: Il mondo iranico e turco dall'avvento dell'Islàm all'affermazione dei Safavidi, Einaudi, 2003, p. 300, ISBN 978-88-06-16833-9. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  3. ^ (EN) UNESCO World Heritage Centre, Sheikh Safi al-din Khānegāh and Shrine Ensemble in Ardabil, su UNESCO World Heritage Centre. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  4. ^ Imamzadah Shaykh Safi al-Din Ardabili. Exterior view of Shaykh Safi's Tomb. The courtyard wall of Chilakhana courtyard appears in the background, while the Haramkhana is seen in the right foreground, su archnet.org. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  5. ^ (EN) Andrew J. Newman, Safavid Iran: Rebirth of a Persian Empire, Bloomsbury Publishing, 11 aprile 2012, p. 152, ISBN 978-0-85773-366-5. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  6. ^ (EN) Encyclopaedia Iranica Foundation, EBN BAZZĀZ, su iranicaonline.org. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  7. ^ G.E. Browne, Literary History of Persia, vol. 4, 33–4.
  8. ^ (EN) Willem Floor e Edmund Herzig, Iran and the World in the Safavid Age, Bloomsbury Academic, 30 gennaio 2015, p. 20, ISBN 978-1-78076-990-5. URL consultato il 20 gennaio 2023.
    «In fact, at the start of the Safavid period Twelver Shi'ism was imported into Iran largely from Syria and Mount Lebanon (...)»
  9. ^ (EN) Roger Savory, Iran Under the Safavids, Cambridge University Press, 24 settembre 2007, p. 30, ISBN 978-0-521-04251-2. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  10. ^ (EN) Encyclopaedia Iranica Foundation, JABAL ʿĀMEL, su iranicaonline.org. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  11. ^ (EN) Joseph Elie Alagha, The Shifts in Hizbullah's Ideology: Religious Ideology, Political Ideology and Political Program, Amsterdam University Press, 2006, p. 20, ISBN 978-90-5356-910-8. URL consultato il 20 gennaio 2023.

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