Salorino (Mendrisio)

Salorino
quartiere
Salorino – Stemma
Salorino – Veduta
Salorino – Veduta
Localizzazione
StatoSvizzera (bandiera) Svizzera
Cantone Ticino
DistrettoMendrisio
ComuneMendrisio
Territorio
Coordinate45°52′20″N 8°59′40″E
Altitudine463 m s.l.m.
Abitanti510 (2016)
Altre informazioni
Cod. postale6872
Prefisso091
Fuso orarioUTC+1
Codice OFS5265
TargaTI
Cartografia
Mappa di localizzazione: Svizzera
Salorino
Salorino
Salorino – Mappa
Salorino – Mappa
Localizzazione del quartiere di Salorino nel territorio comunale di Mendrisio

Salorino (in dialetto ticinese Salurin o Selurin[1]) è stato un comune ticinese fino al 2004, quando è diventato quartiere costitutivo della Città di Mendrisio, rendendosi il primo comune, insieme alle sue frazioni di Somazzo e Cragno, ad aggregarsi con Mendrisio[2].

Geografia fisica

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Origini del nome

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Il nome di Salorino, come quello di molte località della zona, ha un'etimologia incerta, che ha portato alla formulazione di varie ipotesi[3]. Quelle più accreditate sembrano essere tre:

  • Sala > Salòra o Sàlora > Salorin > Salorino: la sede principale della corte regia longobarda era detta "sala" e attraverso il doppio diminutivo di questa parola si ottiene Salòra o Sàlora, poi Salorin e quindi Salorino[3];
  • Sala > Sundalum > Sundalo, Sondalo, Sondrio, Salone, Selone, Selorino: lo storico Carlo Salvioni rimanda l'origine del nome alla medesima parola (sala), la quale però verrebbe latinizzata in Sundalum, che significa casa o palazzo, dando origine ai toponimi di Sundalo, Sondalo, Sondrio, Salone, Selone, e Selorin[3];
  • Sellere, sellero, cellere > Salorino: Salorino vede la presenza di numerose e antichissime cantine riunite in un'unica zona, e quindi Oscar Camponovo riconduce il nome proprio a questa caratteristica[3].

Salorino ha due frazioni, Somazzo e Cragno, la cui etimologia viene ricondotta al latino: nel primo caso a Summus, a indicare un'altura (infatti si trova più alto di Salorino)[4], e nel secondo a Carraium, Caranium o Cranium, riferito alla strada che era necessario percorrere per raggiungere il nucleo[5].

Salorino venne menzionato per la prima volta nel 1287 con il nome di "Selorino"[6], ma è solo grazie a documenti successivi che è possibile comprendere la situazione del villaggio: esso dipendeva dalla comunità di Mendrisio, mentre sul piano spirituale faceva capo alla pieve di Balerna[6]. Sin dal 1596 però gli abitanti di Salorino e Somazzo, cogliendo l'occasione di una visita del vescovo di Como Filippo Archinti, avanzarono il desiderio di poter disporre di una propria parrocchia, un desiderio che fu formalizzato nel 1599 e che vide la sua realizzazione l'11 aprile 1601, con l'elezione della chiesa di San Zenone[7]. La gestione della parrocchia fu però affidata al prevosto don Antonio Bosia della chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Mendrisio, e questo portò a una nuova richiesta da parte degli uomini di Salorino e Somazzo, che nel 1607 si rivolsero al vescovo per avere un parroco stabile[8]. Così nel 1608 la parrocchia divenne indipendente[9].
Nell'archivio parrocchiale di Salorino sono presenti trentadue pergamenene, e le più antiche, ossia quelle del 1325, del 1330 e del 1340 riguardano proprio la chiesa parrocchiale di San Zenone e si tratta di legati a favore dei poveri[10].

Dal punto di vista economico i secoli passati sono contraddistinti dall'apicoltura, dalla campicoltura e dalla selvicoltura (attività legata alla posizione di Salorino sulla via che porta al Monte Generoso), a cui si affiancava l'emigrazione stagionale, soprattutto di artigiani[6]. Inizialmente la meta delle migrazioni era l'Italia, poi, verso la metà del XVII secolo, diventò anche l'Europa centrale e orientale, e infine anche l'America (XX secolo)[11]. Tra questi emigranti troviamo soprattutto stuccatori, come ad esempio un Moreschi di Somazzo che lavorò a Würzburg e diversi Brenni a Tortona[10].
A queste attività si aggiunsero nel corso del tempo la presenza sul territorio di una cava e di una fabbrica di cappelli, che vennero chiuse all'inizio del XXI secolo[6].

Il territorio del comune di Salorino prima degli accorpamenti comunali del 2004

Già comune autonomo che si estendeva per 4,99 km²[12], nel 2004 è stato accorpato a Mendrisio.

In Ticino ci furono tre ondate di colera: nel 1836 ( risparmiò il resto della Svizzera[13]), nel 1849 e nel 1854-1855. Restringendo al contesto di Salorino è possibile affermare che nella prima ondata rimase immune, mentre nella seconda la malattia provocò la morte di alcuni suoi abitanti. In relazione alla morte di due donne, Maddalena Lurà e Angela Brenni, si trova anche una sanzione imposta dalla Commissione Sanitaria del distretto di Mendrisio al Municipio di Salorino per il mancato rispetto delle disposizioni sanitarie, che erano molto severe[14]. Le restrinzioni però furono ancora più rigide durante la terza ondata, che fu la più devastante: basti pensare che all'entrata di molti paesi erano presenti delle guardie armate che ne impedivano l'accesso a chi fosse passato da luoghi ritenuti infetti, tra cui Mendrisio, che essendo situato su una strada di transito era più esposto al passaggio di persone e quindi al contagio[15].

La credenza delle streghe

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La credenza delle streghe era molto presente in tutta la regione del Mendrisiotto, come testimoniano i numerosi processi per stregoneria che si svolsero nel XVI e nel XVII secolo, ed è proprio sopra Salorino che si erge un monte su cui si credeva avvenissero balli tra streghe e incontri con il diavolo, vale a dire il monte Crus d'Occh[16]. Queste credenze determinarono notevoli preoccupazioni e paure nell'animo della gente del luogo, che cercò di evitare in tutti i modi di recarsi sul monte. Nel 1577 questi fatti indussero Giovan Giorgio Bosia della Torre di Mendrisio a collocare a sue spese una croce in ferro sulla cima (a cui in seguito se ne aggiunsero due)[17]. Inoltre, furono probabilmente questi timori a spingere la popolazione a partecipare a due processioni dirette sulla cima del monte. Si tratta di due casi isolati che sono descritti dal curato di Salorino Carlo Vittori nel 1684 e dal parroco Giovan Battista Isella nel 1804[18].

Dalla denominazione "Salorino" deriva il nome di una famiglia di notai di Salorino, nota dal 1330 ed estitinta alla fine del XV secolo, che si ritrova nello stemma: infatti, come afferma Gastone Cambin "L’arma è una brisura di quella della famiglia notarile di Selorino, nota dal 1330, estinta alla fine del 1500, che trasse il proprio nome da quello della località"[19].

Monumenti e luoghi d'interesse

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Chiesa di S.Zenone

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La chiesa di S.Zenone è documentata dal XIV secolo[7]. Nel 1601 divenne parrocchia e nel XVII secolo fu costruito l'edificio attuale, a cui nella seconda metà del XVIII secolo venne aggiunto il coro circolare. La chiesa fu restaurata nel 1967 e nel 2000-2001[20]. Alla sua costruzione e decorazione diede un importante contributo Giuseppe Brenni: in particolare egli progettò l'aggiunta del portico a cinque arcate (1760-1766) e realizzò dipinti e affreschi al suo interno[21].

Oratorio di S. Rocco

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L'edificio risale al XVII secolo e si compone di una navata con presbiterio e coro, la sacrestia e un campaniletto semplice[22]. Il suo interno è forse stato affrescato parzialmente da Francesco Catenazzi all'inizio del XIX secolo ed è presente un ex voto della Madonna con Gesù Bambino e S.Rocco realizzato da Antonio Rinaldi nella seconda metà del XIX secolo[23].

Oratorio di S. Giuseppe (Somazzo)

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L'assenza di documenti relativi all'oratorio di San Giuseppe negli archivi parrocchiali porta a pensare che esso fu sempre gestito dagli abitanti della frazione di Somazzo[24]. La sua più antica menzione è del 1674, ma probabilmente l'edificio attuale fu costruito nelle forme tardobarocche odierne nel 1762, come conduce a pensare il cartiglio presente sulla facciata[25]. Nel 1894 un "parrocchiano di Somazzo" emigrato in Sud America diede l'impulso alla costruzione del campanile, offrendo a sue spese l'orologio da apporvi nel caso in cui la costruzione venisse realizzata[24].
Al suo interno sono presenti varie tele, opere in stucco e affreschi. L'affresco raffigurante la Madonna del Rosario e i SS.Domenico e Caterina, attribuito alla bottega dei Torriani, fu strappato da Casa Pestoni dal pittore Adriano Bocchi su incarico del Canton Ticino[24].
L'oratorio conserva inoltre due reliquiari in stucco attribuiti allo stuccatore di Somazzo Carlo Francesco Moresco[25].

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio (Cragno)

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L'oratorio venne menzionato per la prima volta in un documento del 1754, quando gli abitanti di Cragno ottennero dal vescovo di Como la possibilità di costruirlo. Nel 1769, a testimonianza della costruzione avvenuta, si ritrovano le parole del delegato vescovile, il quale annotò "dieci (10) famiglie vivono a Cragno, l'Oratorio non ha reddito alcuno ma vive delle offerte dei devoti; la festa della B.V del Buon Consiglio si celebra per devozione"[26]. Questo primo edificio venne poi ristrutturato e ampliato nel 1865 circa, su disegno di Luigi Andreazzi. Restauri furono anche eseguiti nel 1973, nel 1983 (tetto), nel 1997 e nel 2003 (pitture murali)[25].

Nel nucelo del paese sorge Casa Pestoni, un edificio probabilmente seicentesco le cui finestre sono state decorate in stucco da Carlo Francesco Moresco di Somazzo tra il 1720 e il 1730[25].

Evoluzione demografica

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L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella[27]:

Abitanti censiti[28]

Geografia antropica

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Salorino comprende le località di Somazzo e Cragno[27].

Amministrazione

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Ogni famiglia originaria del luogo fa parte del cosiddetto Patriziato, una "corporazione di diritto pubblico, autonoma nei limiti stabiliti dalla Costituzione e dalle leggi, proprietaria di beni d’uso comune da conservare e utilizzare con spirito viciniale a favore della comunità[29]". Il Patriziato di Salorino[30][31] è gestito dall'Ufficio Patriziale, la cui sede è nell'ex Casa Comunale.

  1. ^ Lurati, 2011.
  2. ^ https://mendrisio.ch/le-aggregazioni-comunali-alto-mendrisiotto/ consultato il 03.11.2020
  3. ^ a b c d Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 56
  4. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 58
  5. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 64
  6. ^ a b c d https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/002244/2017-01-18/ consultato il 16.11.2020
  7. ^ a b Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 7
  8. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 8
  9. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 9
  10. ^ a b https://mendrisio.ch/storia-di-salorino/ consultato il 16.11.2020
  11. ^ Giovanni Piffaretti (a cura di), Ligornetto : comunità di contadini ieri, di pendolari oggi, villaggio "all’arte incline", Vol.II, Comune di Ligornetto, Banca Raiffeisen di Ligornetto, Ligornetto, 2003, p. 18
  12. ^ Salorino, su sito istituzionale del comune di Mendrisio, 11 gennaio 2017. URL consultato il 17 novembre 2017.
  13. ^ https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/022717/2005-02-23/ consultato il 16.11.2020
  14. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, pp. 23-24
  15. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 25
  16. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 13
  17. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, p. 15
  18. ^ Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010, pp. 14-15
  19. ^ https://mendrisio.ch/quartieri/salorino/?t=cXVhcnRpZXJp consultato il 16.11.2020
  20. ^ AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Casagrande, Bellinzona, 2007, pp. 451-452
  21. ^ .VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Casagrande, Bellinzona, 2007, p. 452
  22. ^ https://parrocchia.salorino.ch/info/oratorio-san-rocco/ consultato il 16.11.2020
  23. ^ AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Casagrande, Bellinzona, 2007, p. 452
  24. ^ a b c https://parrocchia.salorino.ch/info/chiesa-oratorio-san-giuseppe/ consultato il 16.11.2020
  25. ^ a b c d AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Casagrande, Bellinzona, 2007, p. 453
  26. ^ https://parrocchia.salorino.ch/info/chiesa-cragno/ consultato il 16.11.2020
  27. ^ a b Stefania Bianchi, Salorino, in Dizionario storico della Svizzera, 18 gennaio 2017. URL consultato il 15 novembre 2017.
  28. ^ Dizionario storico della Svizzera
  29. ^ Testo della legge organica patriziale del 28 Aprile 1992
  30. ^ www.patriziatosalorino.ch Sito ufficiale del Patriziato di Salorino
  31. ^ Patriziato di Salorino, su sito istituzionale del comune di Mendrisio, 27 giugno 2017. URL consultato il 17 novembre 2017.
  • Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 416, 543.
  • Agostino Robertini, Silvano Toppi, Gian Piero Pedrazzi, Salorino, in Il Comune, Edizioni Giornale del popolo, Lugano 1974, 327-344.
  • Giuseppe Martinola, Inventario d'arte del Mendrisiotto, I, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1975, 490-497.
  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 362-363.
  • Flavio Maggi, Patriziati e patrizi ticinesi, Pramo Edizioni, Viganello 1997.
  • Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003, 404, 407.
  • AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 440, 450, 451, 452.
  • Ottavio Lurati Nomi di luoghi e famiglie e i loro perché?... Lombardia-Svizzera-Piemonte, Varese, Pietro Macchione ec., 2011.
  • Luigi Del Bosco, Salorino. Saggezza lontana ricordi nostrani, Città di Mendrisio, Mendrisio, 2010
  • Giovanni Piffaretti (a cura di), Ligornetto : comunità di contadini ieri, di pendolari oggi, villaggio "all’arte incline", Vol.II, Comune di Ligornetto, Banca Raiffeisen di Ligornetto, Ligornetto, 2003

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