Simbologia fascista

Stemma del Partito Nazionale Fascista

La simbologia fascista è l'insieme dei simboli utilizzati dal fascismo e dal neofascismo.

Il fascismo storico, così inteso dalla fondazione del Popolo d'Italia e l'inizio delle campagne interventiste nel 1914 al termine della Repubblica Sociale Italiana (RSI) nel 1945, fece ampio uso della simbologia classica dell'antica Roma: esempi ne furono il fascio littorio, il saluto romano, l'utilizzo della lettera "V" in luogo della "U" e l'aquila romana.

I movimenti neofascisti in un primo momento ripresero, modificandola leggermente, questa simbologia[1]; mentre a partire dagli anni settanta, con la rivoluzione generazionale in atto si cominciò a fare uso della croce celtica e delle rune nordiche[2].

All'inizio degli anni Novanta, ma più diffusamente a cavallo tra i Novanta e i Duemila, ebbe luogo un ulteriore passaggio generazionale, principalmente sulla scia del DART (Divisione ARTistica) prima e della cultura non conforme e del circuito OSA/ONC poi. In questo periodo non si ripresero simboli del passato, ma si elaborarono immagini nuove provenienti dalle sezioni artistiche dei vari movimenti, spesso accordandosi con principi tradizionali e spirituali[3].

Fascio littorio

[modifica | modifica wikitesto]
Bandiera di guerra della Repubblica Sociale Italiana.

I fasces lictorii erano, nell'Antica Roma, l'arma portata dai littori, che consisteva in un fascio di bastoni di betulla bianca legati con strisce di cuoio, normalmente intorno ad un'ascia. Tale arma divenne in seguito un simbolo del potere e dell'autorità maggiore, l'imperium, ed assunse la tipica forma di fascio cilindrico di verghe di betulla bianca simboleggianti il potere di punire, legate assieme da nastri rossi di cuoio (latino: fasces), simboli di sovranità e unione, al quale talvolta era infissa un'ascia di bronzo, a rappresentare il potere di vita e di morte sui condannati romani. Il simbolo venne ripreso da vari movimenti politici ed entità statali a partire dalla fine del XVIII secolo (tra cui i fasci siciliani) e divenne infine l'emblema dei Fasci italiani di combattimento di Benito Mussolini nel 1919.

Saluto romano

[modifica | modifica wikitesto]

Il saluto romano è una forma di saluto che prevede il braccio destro teso in avanti verso l'alto, con la mano tesa aperta. Inizialmente fu usato dai legionari fiumani, successivamente fu imposto dal regime attraverso una campagna promossa da Achille Starace.

Aquila romana

[modifica | modifica wikitesto]

L'aquila, altro antico simbolo romano, venne ripreso dal regime ed usato in molte costruzioni, riprodotto sul retro della lira e sulla bandiera da guerra della Repubblica Sociale Italiana.

La V maiuscola

[modifica | modifica wikitesto]

Rappresentava sia l'alleanza tripartita tra Italia, Germania e Giappone, sia l'iniziale della parola "vittoria". I tre vertici della lettera corrispondevano al Giappone (a destra), alla Germania (a sinistra), e all'Italia (al centro).

Croce celtica

[modifica | modifica wikitesto]
Croce celtica

La croce celtica è oggi uno dei più noti e diffusi simboli neofascisti, in quanto venne usata prima dal Parti Populaire Français, un partito fascista creato in Francia negli anni trenta e nel dopoguerra da diversi gruppi neofascisti e di estrema destra in tutta Europa.

  1. ^ Mario Tedeschi, I Fascisti dopo Mussolini, Edizioni Arnia, Roma, 1950
  2. ^ Cristina di Giorgi Note alternative, Edizioni Trecento
  3. ^ Domenico Di Tullio Centri sociali di destra. Occupazioni e culture non conformi. 2006, Roma, Castelvecchi
  • Cristina di Giorgi, Note alternative, Edizioni Trecento.
  • Domenico Di Tullio, Centri sociali di destra. Occupazioni e culture non conformi, Castelvecchi, Roma 2006.
  • Mario Tedeschi, I Fascisti dopo Mussolini, Edizioni Arnia, Roma 1950.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]