Umberto Pessina

Umberto Pessina

Umberto Pessina (Poviglio, 26 aprile 1902Correggio, 18 giugno 1946) è stato un presbitero cattolico italiano ucciso da ex partigiani comunisti il 18 giugno 1946 nella sua parrocchia di San Martino Piccolo, frazione di Correggio.

Nativo di San Sisto, frazione di Poviglio, era stato ordinato sacerdote il 29 maggio 1926. Fu cappellano a Scandiano e a Casalgrande, e rettore di Saltino di Prignano sulla Secchia dal 9 settembre 1938: divenne priore di San Martino di Correggio il 16 agosto 1941. [1]

Dopo il suo omicidio il vescovo di Reggio Emilia Beniamino Socche scrisse nel proprio diario:

«... la salma di don Pessina era ancora per terra; la baciai, mi inginocchiai e domandai aiuto per partire con tutta la forza che la Santa Chiesa dà nelle mani di un Vescovo... Parlai al funerale di don Pessina: naturalmente, la gente era sotto l'incubo del terrore: ma io presi la Sacra Scrittura e lessi le maledizioni di Dio[2] per coloro che toccano i consacrati del Signore. Il giorno dopo era la festa del Corpus Domini; alla processione in città partecipò una moltitudine e tenni il mio discorso, quello che fece cessare tutti gli assassinii. «Io - dissi - farò noto a tutti i Vescovi del mondo il regime di terrore che il comunismo ha creato in Italia»

Palmiro Togliatti, dopo l'assassinio di don Umberto Pessina, a Reggio Emilia disse: "Gli omicidi sono una macchia che dobbiamo cancellare"[4].

Gli esiti giudiziari

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Germano Nicolini.

Nel marzo 1947 i Carabinieri accusarono del delitto gli ex partigiani Ello Ferretti, Antonio Prodi e Germano Nicolini, il quale nel dicembre 1946[5] era stato eletto sindaco di Correggio per il PCI: malgrado le confessioni di due dei veri responsabili (Cesarino Catellani ed Ero Righi, fuggiti in Jugoslavia poi rientrati e condannati per autocalunnia), i tre innocenti nel 1949 furono tutti condannati - a 20 anni Ferretti e Prodi, a 22 anni Nicolini quale mandante.

Nel 1953 fu promulgato dal Governo Pella un indulto per tutti i reati politici e di natura militare commessi tra l'8 settembre 1943 e il 18 giugno 1946[6]. La misura copriva anche l'assassinio del sacerdote, che era morto proprio il 18 giugno 1946.

Il caso Nicolini-don Pessina fu tuttavia riaperto oltre quarant'anni dopo, nel 1991: sull'onda del dibattito e delle polemiche suscitati dall'ex partigiano ed ex deputato Otello Montanari con l'appello ribattezzato "Chi sa parli" (peraltro riferito a diverso delitto del dopoguerra),[7] un altro ex partigiano, William Gaiti, confessò d'aver preso parte con Catellani e Righi alla "ronda" in parrocchia il 18 giugno 1946, e d'aver sparato lui a don Pessina che l'aveva sorpreso alle spalle.[8]

I tre rei confessi, processati nel 1993, vennero infine prosciolti poiché la Corte escluse la premditazione e riconobbe il carattere politico del delitto, applicando l'amnistia.[9]

Questa sentenza però consentì la revisione del processo che aveva condannato ingiustamente Ferretti, Prodi e Nicolini, i quali nel 1994 furono definitivamente assolti per non aver commesso il fatto, e riabilitati.[10]

Nel 1998 fu realizzato un film-documentario sulla vicenda giudiziaria[11].

  1. ^ Bollettino diocesano di luglio-agosto 1946
  2. ^ Il vescovo scomunicò i mandanti e gli esecutori materiali dell'assassinio.
  3. ^ Copia archiviata, su rolandorivi.com. URL consultato il 18 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2009). Rolando Rivi - riporta scritto del vescovo Beniamino Socche - visto 18 febbraio 2009
  4. ^ [1][collegamento interrotto] La storia siamo noi Rai - visto 18 febbraio 2009
  5. ^ Frediano Sessi, Nome di battaglia: Diavolo. L'omicidio don Pessina e la persecuzione giudiziaria contro il partigiano Germano Nicolini, Venezia, Marsilio, 2000
  6. ^ D.P.R. 19 dicembre 1953, n. 922, «Concessione di amnistia e di indulto».
  7. ^ il Resto del Carlino, 29 agosto 1990
  8. ^ la Repubblica, 11 settembre 1991
  9. ^ ANSA 7 marzo 1994
  10. ^ AGI, 8 giugno 1994
  11. ^ Comunisti, su comune.re.it. URL consultato il 4 novembre 2021.
  • Germano Nicolini, Nessuno vuole la verità - il processo Don Pessina, prefazione di Gian Domenico Pisapia, Dea Cagna editrice, Reggio Emilia 1993.
  • Massimo Storchi, Combattere si può vincere bisogna. La scelta della violenza fra Resistenza e dopoguerra (Reggio Emilia, 1943-1946), Venezia, Marsilio, 1998.
  • Enzo Collotti (a cura di), Renato Sandri (a cura di), Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi, 2000, pp. 889–890.
  • Frediano Sessi, Nome di battaglia: Diavolo. L'omicidio don Pessina e la persecuzione giudiziaria contro il partigiano Germano Nicolini, Venezia, Marsilio, 2000.
  • Roberto Beretta, Storia dei preti uccisi dai partigiani, Piemme, 2005
  • Germano Nicolini con Massimo Storchi, Noi sognavamo un mondo diverso. Le speranze del comandante Diavolo, Imprimatur, Reggio Emilia 2013.
  • Antonio Bernardi, Il “Diavolo”, il Vescovo, il Carabiniere - Reggio Emilia, un difficile dopoguerra, Consulta Librieprogetti, Reggio Emilia 2016.
  • Marcello Flores, Mimmo Franzinelli Storia della Resistenza Edizioni Laterza, 2019.
  • Gad Lerner, Laura Gnocchi, Noi partigiani Edizioni Feltrinelli, 2020.
  • Fausto Nicolini, Massimo Storchi, Cent'anni di rettitudine. La storia del Comandante Diavolo e del processo don Pessina, prefazione di Giuliano Pisapia, Gaspari Editore, Udine 2023.
  • Daniele Aristarco, Una bella resistenza, Edizione Mondadori 2023.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN10727807 · ISNI (EN0000 0003 7429 9730 · LCCN (ENno2003114426 · GND (DE122451767