Vivenzio Scisciano
Vivenzio Scisciano | |
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Prefetto del pretorio delle Gallie dell'Impero romano | |
Nascita | Inizio IV secolo |
Morte | prima del 384 |
Questura | 364 a Costantinopoli |
Prefetto | Praefectus urbi nel 365 Prefetto del pretorio delle Gallie 368-371 |
Vivenzio Scisciano (Siscia, ... – prima del 384) è stato un politico del tardo impero romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Siscia, in Pannonia, ed aveva una sorella, madre di Faustino, un notarius poi giustiziato nel 375 a Carnunto per aver praticato la magia.
Fu questore di Costantinopoli nel 364, quando fu incaricato, insieme a Ursacio Dalmata, di indagare se l'improvvisa malattia che aveva colpito gli imperatori Valentiniano I e Valente fosse dovuta alla magia.[1]
Nel 365 succedette a Gaio Ceionio Rufio Volusiano Lampadio come prefetto; si dimostrò, però, incapace di gestire le sommosse conseguenti alla disputa tra i due contendenti al pontificato, Damaso e Ursino.[2]
Tra il 368 e il 371 fu prefetto del pretorio delle Gallie[1]. Fu lodato da Valentiniano I per aver liberato il suo officium da impiegati inutili e ingiustificati.[3].
Probabilmente un cristiano, morì prima del 384, anno in cui è ricordato in una relazione di Quinto Aurelio Simmaco.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Ammiano Marcellino, Res Gestae, XXVI, 4, 4
- ^ Ammiano Marcellino, Res Gestae, XXVII, 3, 7
- ^ Codex Theodosianus, VIII, 7, 10
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Ammiano Marcellino, Storie, xxvi.4.4, xxvii.3.11-12, xxx.5.11.
- Quinto Aurelio Simmaco, Relazioni, xxx.
- Fonti secondarie
- Martindale, John Robert, e Arnold Hugh Martin Jones, The Prosopography of the Later Roman Empire, Cambridge University Press, 1971, ISBN 0-521-07233-6, p. 972.