We Care a Lot (singolo)
We Care a Lot singolo discografico | |
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Artista | Faith No More |
Pubblicazione | 18 gennaio 1988 |
Album di provenienza | Introduce Yourself |
Genere | Alternative metal Funk metal Rap metal |
Registrazione | 1986 |
We Care a Lot è una canzone del gruppo musicale statunitense Faith No More.
Esistono tre versioni della canzone, tutte ufficialmente pubblicate in tre album differenti. La versione originale fu registrata per il primo album in studio del gruppo, We Care a Lot. Una seconda versione, con un nuovo testo, fu inclusa nell'album Introduce Yourself e diventò il suo singolo di lancio, raggiungendo la posizione numero 53 della classifica UK Singles Chart.[1] La versione dal vivo, senza il cantante originale Chuck Mosley, fu inclusa nell'album dal vivo Live at the Brixton Academy e fu anche pubblicata come singolo nel 1991. È stata per molti anni la seconda canzone eseguita più spesso dal vivo dagli autori, dopo "Epic".[2]
Produzione
[modifica | modifica wikitesto]La versione originale della canzone fu una delle prime tracce registrate per l'album d'esordio We Care a Lot, prima che il gruppo accedesse alle risorse finanziarie necessarie per la preparazione del disco,[3] negli studi di registrazione Prairie Sun Studios a Cotati, California. Fu poi nuovamente registrata, con un testo aggiornato, per il debutto su major Introduce Yourself a metà del 1986 nello Studio D a Sausalito, California.
Temi
[modifica | modifica wikitesto]Il testo è una parodia sarcastica dei concerti di beneficenza come Live Aid, e prende in giro soprattutto "i cantanti pop che si fingono disposti ad aiutare gente in difficoltà, con esibizioni a fin di bene", come dichiarato da Steve Huey di AllMusic.[4] La canzone elenca oggetti di cui la band sostiene di "avere molto cari", come il LAPD, il "cibo comprato da Live Aid", i Garbage Pail Kids e perfino i Transformers. La versione originale, pubblicata ufficialmente nel 1985, cita Madonna e Mr. T, ma fu poi modificata nella riedizione del 1987.
Il cantante spiegò a modo suo il significato del testo:
«Roddy scrisse una lista di tutto ciò che abbiamo caro, io scrissi invece la frase "è un lavoro sporco ma qualcuno lo deve fare". Io mi occupai di questa frase e del rifacimento del testo.[5]»
Video musicale
[modifica | modifica wikitesto]Il video prodotto per la canzone We Care a Lot, diretto da Bob Biggs e Jay Brown,[6] fu il primo prodotto per una canzone dei Faith No More e fu trasmesso diverse volte da MTV.[4]
Formazione
[modifica | modifica wikitesto]- Chuck Mosley – voce
- Roddy Bottum – tastiera
- Billy Gould – basso
- Jim Martin – chitarra
- Mike Bordin – batteria
Accoglienza
[modifica | modifica wikitesto]Il recensore di AllMusic Steve Huey sostenne che la canzone, nonostante la mancanza di un cantante più versatile come Mike Patton, era "un ottimo esempio di singolo d'esordio, capace anche di precorrere il rap metal".[4] We Care a Lot è presente anche nella lista di PopMatters delle 65 più grandi canzoni di protesta.[7]
Tracce
[modifica | modifica wikitesto]- We Care a Lot – 4:02 (testo: Mosley – musica: Gould, Bottum)
- Spirit – 3:50 (testo: Gould – musica: Gould)
- Chinese Arithmetic (Radio Mix, 12" bonus track) – 3:54 (testo: Mosley – musica: Martin, Bordin)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ The Official Charts Company – Faith No More, su Official Charts Company. URL consultato il 27 gennaio 2008.
- ^ Songs Performed Live..., su fnm.com. URL consultato il 16 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2008).
- ^ Jem Aswad, Faith No More: Angel Dust in the wind, in Issue 25, Reflex Magazine, giugno 1992. URL consultato il 15 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2012).
- ^ a b c Steve Huey, We Care a Lot – Song Review, AllMusic.
- ^ Faith No More 1988 interview with Jim & Chuck, su youtube.com, 7 settembre 2008. URL consultato l'11 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2021).
- ^ Faith No More, Live at the Brixton Academy, London: You Fat Bastards/Who Cares a Lot?: The Greatest Videos, Rhino Entertainment, 23 maggio 2006.
- ^ Zeth Lundy e Jarrett Berman, Part 4: Heaven 17 to N.W.A. (1981–1988) – PopMatters Picks: Say It Loud! 65 Great Protest Songs, su PopMatters, 3 ottobre 2006. URL consultato il 24 dicembre 2008.