World music

World Music
Origini stilisticheMusica folk
Musica etnica
Origini culturaliAnni 1980
Strumenti tipiciQualsiasi
PopolaritàDiffusione su scala mondiale in determinati settori, aree, gruppi o sottogruppi sociali.
Generi correlati
Folk, Musica etnica

La world music (in italiano: "musica del mondo"), nota anche come global music o international music,[1] è un genere musicale di contaminazione fra elementi di popular music e musica tradizionale (folk rock e etnica).[2][3]

I progetti musicali che attingono a tradizioni culturali diverse tendono a travalicare le classificazioni tradizionali.[2]

Sebbene siano generi correlati, la world music non va confusa con il worldbeat, che è incentrato sui suoni percussivi e su un approccio maggiormente "elettronico" e "rock".[4]

Il termine è divenuto popolare negli anni ottanta come categoria commerciale per la musica tradizionale non occidentale.[5][6] Nella world music coesistono anche altri sottogeneri, come la ethnic fusion (Clannad, Ry Cooder, Enya).[7]

La world music può includere scale, modi o inflessioni musicali distintive e non occidentali, e spesso fa uso di strumenti tradizionali etnici come il kora, la steel drum, il sitar o il didgeridoo.[8]

Nel periodo della produzione musicale digitale, l'aumento della disponibilità di campionamenti di musica etnica di alta qualità, sound bites e loop provenienti da ogni regione conosciuta nel mondo, ne ha permesso l'utilizzo frequente nella produzione commerciale che ha esposto un ampio spettro di tessuti musicali indigeni e artisti indipendenti.

Alcuni esempi di questo genere sono l'opera di Jon Hassell (generalmente indicato come "padre della world music"[9][10][11]), Brian Eno, Peter Gabriel o di Paul Simon.

Alan Stivell in concerto a Brest, 2013.

Nel 1964, la cantautrice giamaicana Millie Small pubblicò una versione ska di My Boy Lollipop che raggiunse il secondo posto nella UK Singles Chart e nella Billboard Hot 100.[12][13] Negli anni sessanta, i sudafricani Miriam Makeba e Hugh Masekela ebbero successo negli Stati Uniti e nel 1969 il musicista indiano Ravi Shankar si esibì al Festival di Woodstock suonando il sitar.[14]

Il primo utilizzo del termine "world" in riferimento alla musica, è stato attribuito all'etnomusicologo statunitense Robert E. Brown che, nei primi anni sessanta alla Wesleyan University del Connecticut, realizzò un apposito corso post laurea. Nelle sue lezioni, Brown invitava numerosi artisti provenienti dall'Africa e dall'Asia e organizzava una serie di concerti di musica world.[15][16]

Nel 1972, il brano Soul Makossa[17] del camerunense Manu Dibango divenne una hit e nel 1976 il gruppo britannico Osibisa pubblicò Sunshine Day. Il nigeriano Fela Kuti fu tra i primi a creare l'Afrobeat,[18] seguito da Femi Kuti, Seun Kuti e Tony Allen. La musica latina verrà sviluppata da musicisti salsa come Jose Alberto, Ray Sepúlveda, Johnny Pacheco, Fania All-Stars, Ray Barretto, Rubén Blades, Gilberto Santa Rosa, Roberto Roena, Bobby Valentín, Eddie Palmieri, Héctor Lavoe e Willie Colón.[19]

Il musicista bretone Alan Stivell unì la musica tradizionale folk, il rock moderno e la world nell'album Renaissance de la harpe celtique del 1972.[20] Nello stesso periodo, il cantautore gallese Meic Stevens rese popolare la folk del Galles.[21] Bob Delyn a'r Ebillion sviluppò in seguito la musica neo-tradizionale in lingua gallese con la fusione di strumenti moderni e tradizionali, come il pibgorn e l'arpa tripla gallese. La libanese Lydia Canaan unì le semiminime e la musica microtonale mediorientale con il folk anglofono, ed è citata nel catalogo degli archivi e della libreria della Rock and Roll Hall of Fame and Museum come la prima rock star del medio oriente.[22][23][24][25][26][27]

La diffusione del genere è stata inoltre permessa grazie al successo del reggae che, dopo essersi diffuso dalla Giamaica al resto del mondo a partire dagli anni settanta grazie a Bob Marley e Jimmy Cliff, suscitò l'interesse di importanti case discografiche che iniziarono a pubblicare musica etnica, specialmente africana.[28]

Incontro del 1987

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1986 Paul Simon pubblicò l'album Graceland,[29] un disco caratterizzato dalla riproposizione di suoni di artisti sudafricani come Ladysmith Black Mambazo e Savuka. Il successo del progetto, assieme alle opere di Peter Gabriel e Johnny Clegg, permise l'introduzione della musica non occidentale ad un pubblico più ampio e gli artisti videro in essa un'opportunità.

Nonostante i negozi di musica specializzati fossero stati importanti nello sviluppo del genere nel corso degli anni, le case discografiche, le emittenti e i giornalisti ritenevano difficile creare un seguito a tale musica perché sembrava quantitativamente troppo scarsa.

Il musicista Roger Armstrong riteneva che qualcosa doveva essere fatto:

(EN)

«[He] felt that the main problem in selling our kind of material lay with the UK retail outlets and, specifically, the fact that they did not know how to rack it coherently. This discouraged [the retail stores] from stocking the material in any depth and made it more difficult for the record buyers to become acquainted with our catalogs.[30]»

(IT)

«Pensava che il problema principale nella vendita del nostro tipo di materiale fosse nei negozi al dettaglio nel Regno Unito e, in particolare, il fatto che non sapessero come piazzarla in maniera coerente. Ciò disincentivò [i negozi al dettaglio] dall'accumulare il materiale in qualsiasi modo e rese più difficile per compratori di dischi l'essere informati riguardo ai nostri cataloghi.»

Il 29 giugno 1987, fu organizzato un incontro in un pub di Londra riguardante la capitalizzazione sul marketing della world music.[31][32] Tra i partecipanti vi erano il disc jockey Charlie Gillett, l'editore della rivista fRoots Ian A. Anderson e i produttori discografici Joe Boyd e Iain Scott.[31]

La questione principale fu quella di scegliere un nome collettivo con il quale poteva essere classificata tale musica. Inizialmente furono proposti "Worldbeat" e l'uso di prefissi come "Hot" o "Tropical" da aggiungere ai titoli dei generi esistenti, oppure nomi come "Ethnic", "International Pop" e "Roots".[32] Alla fine fu scelto "World music" ma non come il nome di un intero genere ma solo come un qualcosa che le etichette discografiche avrebbero potuto usare sulle copertine per la successiva campagna pubblicitaria.

Originalmente la world music era identificata con tutte quelle musiche estranee al repertorio colto occidentale, ed era destinata esclusivamente agli studi accademici. Successivamente, a partire dagli anni sessanta, i flussi migratori, giunti in Occidente, di popoli provenienti dai vari paesi del terzo mondo resero nota la loro musica grazie ai mezzi radio-televisivi nelle metropoli occidentali. Le musiche provenienti da queste culture iniziarono a diffondersi su larga scala a partire dagli anni ottanta, quando alcuni imprenditori iniziarono a fondare etichette indipendenti finalizzate alla distribuzione su larga scala della musica etnica. Ciò determinò una serie di "mescolanze" fra le varie culture musicali che determinò la creazione del genere

Il termine "world music" è impiegato anche come una classificazione della musica che unisce gli stili e i generi occidentali con uno o più generi non-occidentali, spesso definiti come folk o etnici. Tuttavia, la world music include anche stili pop ritenuti all'avanguardia. Brevemente, può essere descritta come la "musica locale da là fuori"[33] o " di qualcun altro".[34] È una classificazione abbastanza vaga con un crescente numero di generi che ricadono sotto l'ombrello della "world music", per catturare trend musicali di stili e trame etniche combinate, includendo elementi occidentali. Come "world music" vengono classificati, in modo simmetrico, quegli artisti africani, sudamericani e così via che sono stati "scoperti" dal "business" della musica pop e che in genere seguono un percorso musicale inverso, partendo dalle proprie tradizioni musicali e "sposandole" a schemi adatti a essere ben accolti dal pubblico europeo e statunitense (come Youssou N'Dour, Ladysmith Black Mambazo, Papa Wemba e altri).

La musica proveniente da tutto il mondo esercita un'ampia influenza interculturale, poiché ogni stile influisce su un altro, e la world music si è rivelata un genere di successo commerciale. Lo studio accademico della world music, come anche quello associato ai generi musicali in generale e a singoli artisti, rientra in discipline come l'antropologia, la folcloristica, studi delle performance e l'etnomusicologia.

La definizione classica e originale di world music fu in parte concepita per distinguere le tradizioni musicali indigene da quelle contaminate dalla cultura pop, e il dibattito su come sia possibile preservare tale percezione all'interno del vasto ed eterogeneo panorama della world è ancora aperto.[35][36]

In un rapporto del globalFEST del 2014, la giornalista della National Public Radio Anastasia Tsioulcas affermò:[37]

(EN)

«Even within the 'world music' community, nobody likes the term 'world music'. It smacks of all kinds of loaded issues, from cultural colonialism to questions about what's 'authentic' and what isn't (and who might get to police such inquiries), and forces an incredible array of styles that don't have anything in common under the label of 'exotic Other.' What's more: I believe that in many people's imaginations, 'world music' means a kind of fairly awful, gloppy, hippy-ish, worldbeat fusion. It's a problematic, horrible term that satisfies absolutely no one.»

(IT)

«A nessuno piace il termine 'world music', anche all'interno della stessa comunità 'world music'. Ricorda tutti quei tipi di gravi problematiche, dal colonialismo culturale alle questioni su che cosa sia 'autentico' e cosa non lo sia (e chi possa vigilare su tali questioni), e fa rientrare a forza all'interno della categoria di 'altro di esotico' un incredibile assetto di stili che non hanno niente in comune. Cos'altro da aggiungere: credo che nelle menti di molte persone, la 'world music' significhi una specie di worldbeat fusion letteralmente brutta, una brodaglia hippy. È una definizione problematica e orribile che non soddisfa assolutamente nessuno.»

Data l'evoluzione dei sistemi di trasporto e di comunicazione anche solo rispetto all'inizio del XX secolo, non stupisce che le tradizioni occidentali vengano in contatto con quelle di altre culture, con reciproca influenza; in questo senso, è verosimile che il confine fra quella che viene chiamata pop music e la musica etnica diventi via via più sfuggente. I critici di questa tendenza osservano che essa potrebbe portare, sul lungo periodo, a una sostanziale "globalizzazione" della musica che coinciderebbe con un depauperamento delle tradizioni musicali dei popoli. Da questa preoccupazione nasce quindi, come contromisura, l'interesse per lo studio e la preservazione delle tradizioni musicali dei paesi del terzo mondo.

Tra gli esempi di espressioni popolari della world music vi sono le diverse forme della musica classica non europea (come la musica cinese con il guzheng, la raga indiana e i canti tibetani), dell'Europa orientale (come quella nei villaggi dei Balcani o del coro femminile bulgaro Le Mystère des Voix Bulgares), del folk scandivano, della musica latina, indonesiana e di molte altre forme di musica tribale e folcloristica del medio oriente, dell'Africa, dell'Asia, dell'Oceania, dell'America centrale e meridionale.

L'ampia categoria della world music include forme isolate di musica etnica proveniente da diverse regioni geografiche e unite insieme dalla virtù delle loro radici indigene. Nel corso del XX secolo, l'invenzione della registrazione sonora, i voli internazionali low-cost e l'accesso comune alla comunicazione globale tra gli artisti e il pubblico generale ha permesso l'ascesa della musica "crossover". Musicisti di diverse culture e regioni hanno potuto facilmente accedere alla musica registrata di tutto il mondo, vedere e ascoltare musicisti ospiti di altre culture e visitare altri paesi dove poter suonare la propria musica, creando un "melting pot" di influenze stilistiche. Mentre le tecnologie dell'informazione e della comunicazione permettono un accesso maggiore a forme di musica poco conosciute, le pressioni del mercato presentano anche il rischio di aumentare l'omogeneità musicale, l'offuscamento delle identità regionali e la graduale estinzione delle tecniche locali di produzione musicali.[38]

Sottogeneri ibridi

[modifica | modifica wikitesto]
Vampire Weekend al Red Rocks Amphitheatre, 2013

Sin dall'utilizzo del termine da parte dell'industria musicale, il concetto di world music ha iniziato ad includere vari incontri di tradizioni, stili e interpretazioni di musica etnica,[39] e per tali forme derivate sono stati coniati dei generi appositi, come la ethnic fusion e la worldbeat. Tra i principali esempi della world fusion vi sono la musica afro-irlandese degli Afro Celt Sound System,[40] il sound pan-culturale degli AO Music[41] e la musica jazz/folk finlandese degli Värttinä,[42] ciascuno dei quali attinge all'influenza contemporanea occidentale. La worldbeat e la ethnic fusion possono mescolare anche specifici sound indigeni con i più vistosi elementi della musica pop occidentale: l'album Graceland, (1986) di Paul Simon presenta lo stile della musica mbaqanga sudafricana, la collaborazione tra Peter Gabriel e il cantante pakistano Sufi Nusrat Fateh Ali Khan, il progetto francese dei Deep Forest unisce i loop vocali dell'Africa occidentale con i tessuti ritmici e le strutture armoniche del mondo occidentale contemporanei. In Italia, il cantautore Mango ha unito la musica pop e rock con elementi della musica world.

In base allo stile e al contesto, la world music condivide spesso degli elementi con la musica new age, un genere che include espressioni della ambient e di tradizioni indigene, come le campane tibetane, il Xöömej tuvano, il canto gregoriano o la musica flautistica dei Nativi americani. La world music mescolata con la new age ha un suono vagamente affine al genere ibrido della ethnic fusion. Esempi della ethnic fusion sono i brani di Nicholas Gunn Face-to-Face nell'album Beyond Grand Canyon (2006), che include il suono del flauto nativo americano combinato con i sintetizzatori, e Four Worlds in The Music of the Grand Canyon, contenente il parlato di Razor Saltboy dei Navajo.

Lo stesso argomento in dettaglio: World fusion music.

Il sottogenere della world fusion music viene spesso erroneamente attribuito esclusivamente ad un'unione di elementi della jazz fusion occidentale con la world music. Tuttavia, il suffisso "fusion" nella world fusion non deve ricondurre alla jazz fusion. Il jazz occidentale combinato con forti elementi della world music è precisamente definito come world fusion jazz,[43] ethnic jazz o jazz non occidentale. La world fusion e la global fusion sono ritenuti stretti sinonimi della "worldbeat", e sebbene siano considerati sottogeneri della musica popolare, possono implicare anche espressioni universali del termine più generale della "world music".[39] Negli anni settanta e ottanta, la fusion all'interno del jazz implicava l'unione tra la musica jazz e rock, ed è qui dove si è radicato tale presupposto ingannevole.[44]

Generi popolari non occidentali

[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene descriva in particolare la musica tradizionale, la world include anche il pop di comunità urbane non occidentali (come la Township music sudafricana) e forme musicali non europee che sono state influenzate da altre forme del cosiddetto terzo mondo (come la musica afro-cubana).[45]

L'idea dello zimbabwese Thomas Mapfumo di unire lo stile della m'bira con la chitarra elettrica ispirò una gran quantità di altri musicisti zimbabwesi a ridefinire il genere. In particolare, il gruppo dei The Bhundu Boys è stato il maggior esponente della musica jit in Europa negli anni ottanta, attirando l'attenzione di Andy Kershaw e John Peel.

Per molti anni, Parigi ha attratto numerosi musicisti dalle ex colonie francesi nell'Africa nord-occidentale e nella capitale francese vengono spesso organizzati concerti ed eventi culturali per promuovere la musica africana.[46][47] La musica algerina e marocchina hanno una presenza importante a Parigi, dove gli immigrati nordafricani hanno portato con sé i suoni della musica berbera, raï e gnawa. Anche la comunità africana occidentale è molto ampia, integrata da persone provenienti dal Senegal, Mali, Costa d'Avorio e Guinea.

A differenza degli stili musicali di altre regioni del globo, l'industria musicale americana tende a categorizzare la musica latina come un genere a sé stante e la definisce come ogni musica cantata in spagnolo provenienti dai paesi ispanofoni.[48]

Immigrazione e mutliculturalismo

[modifica | modifica wikitesto]

Molti paesi ricchi ed industrializzati sono stati (o continuano ad essere) mete di immigrati proventi dalle regioni più povere, e tal e fenomeno ha introdotto la musica non occidentale ad un nuovo pubblico non solo come un'importazione "esotica", ma anche tramite concerti o manifestazioni. Negli anni duemiladieci, diversi musicisti provenienti da comunità di immigrati a Ovest hanno raggiunto una popolarità globale, come l'haitiano Wyclef Jean, il somalo K'naan, la britannica di origine tamil M.I.A. o la colombiana Shakira, spesso unendo la loro musica tradizionale con l'hip hop o il pop.

Un artista occidentale affermato può collaborare con un omologo africano per produrre un album o due, e principalmente ciò avviene tra musicisti giovani. I Delhi 2 Dublin sono un gruppo canadese la cui musica unisce la tradizione punjabi e quella irlandese, mentre il collettivo turco Country for Syria unisce la country statunitense con la musica dei rifugiati siriani e quella tradizionale turca.[49] Musicisti e compositori lavorano anche collettivamente per creare composizioni originali per varie combinazioni di strumenti etnici e occidentali.

I programmi dedicati alla world music trasmettono prevalentemente la musica di artisti reggae o hip hop africani oppure gruppi jazz latinoamericani. I media principali dedicati alla world sono la radiodiffusione pubblica ed il web casting.

Alcuni programmi radiofonici che includono la world music sono World of Music su Voice of America, trasmesso tra il 1986 e il 2013,[50] e lo show di Charlie Gillett per il BBC World Service andato in onda dal 1999 al 2010, anno della morte del musicologo.[51][52][53][54]

La world music è definita in opposizione al pop e alla musica occidentale, e i suoi stili sono considerati equivalenti tra loro nonostante possiedano ampie qualità musicali diverse. Di conseguenza, il trattamento della cosiddetta world music è iniquo rispetto alla musica dell'occidente globalizzato, poiché le organizzazioni dominanti per la produzione e distribuzione musicali in Europa e America settentrionale sono localizzate proprio in queste aree come i forum che stabiliscono le categorie industriali dei generi.

Alcuni musicisti e musicologi disprezzano il termine "world music", considerato provinciale e commercialmente "pigliatutto" per la musica non occidentale di ogni genere. Nell'ottobre del 1999, l'ex frontman dei Talking Heads e fondatore dell'etichetta Luaka Bop David Byrne scrisse un editoriale sul The New York Times nel quale affermava che l'etichettamento e la categorizzazione di altre culture come un qualcosa di "esotico" serve per attrarre un consumo disonesto e scoraggiare altri potenziali consumatori.[55]

World music in Italia

[modifica | modifica wikitesto]

Uno dei pionieri italiani della world music fu Antonio Infantino con gli album Ho la criniera da leone (perciò attenzione) (1968), accompagnato da strumenti etnici come tumba e tombak, e La tarantola va in Brasile (1979), in cui i suoni popolari dell'Italia meridionale, della Basilicata in particolare, si fondono con i ritmi della samba brasiliana.[56]. Nel 1978 Mauro Pagani, coadiuvato da membri degli Area e del suo ex-gruppo Premiata Forneria Marconi, pubblica un album a suo nome, in cui si cimenta con strumenti come il buzuki e un flauto di canna, infondendo in alcuni brani un gusto "etnico"[57]. L'anno dopo, il progetto Carnascialia vede Pasquale Minieri, Giorgio Vivaldi, già presenti nell'album sopracitato, e molti altri, tra cui lo stesso Pagani, presentare un affresco ricco di elementi extraeuropei, come strumenti quali tabla, santur e berimbau.[58].

Successivamente, Fabrizio De André, nel 1984, insieme a Pagani, diede alla luce l'album Crêuza de mä, interamente in lingua genovese, con arrangiamenti musicali arabeggianti eseguiti con strumenti tipici mediterranei. Questo esperimento ebbe un vasto successo di pubblico e di consensi da parte della critica (anche straniera). Nello stesso anno, Mango pubblicò il singolo Oro che, nonostante le sue sonorità prettamente elettropop, incorpora contaminazioni mediterranee che diventeranno più evidenti nei suoi lavori successivi, in particolare Sirtaki (1990) e Come l'acqua (1992), che fanno di Mango uno dei maggiori e più innovativi rappresentanti della world music in Italia.[59]

Influenze world sono rintracciabili anche nell'album Caffè de la Paix di Franco Battiato, artista che, nella sua lunga carriera, non ha mai mancato di inserire nei suoi lavori citazioni di ritmi e suoni provenienti dal mondo mediorientale (arabo, persiano) e non solo, anche mediante l'utilizzo di strumenti tipici di quei popoli.

Nel 1990, il cantautore Claudio Baglioni ritorna sulla scena musicale con il concept album Oltre. Registrato in parte nei Real World Studios di Peter Gabriel e con arraggiamenti di Celso Valli, il doppio disco presenta tracce con sonorità world e vede la partecipazione di artisti come Pino Daniele, Mia Martini, Youssou N'Dour, Paco de Lucía, Tony Levin e Manu Katché.[60]

Un altro esempio di world music italiana è il brano Amala, tratto dall'omonimo album, pubblicato nel 1992, dalla cantautrice italiana Giuni Russo. Scritto dalla stessa Russo con la collaborazione di Maria Antonietta Sisini e di Davide Tortorella, è ricco di sonorità e arrangiamenti musicali arabeggianti, ed inoltre, il testo, contiene alcune citazioni dal romanzo Guerra e pace di Lev Tolstoj.

Mauro Pagani ha realizzato un lavoro analogo per Oggi o dimane e Nun è acqua di Massimo Ranieri.

Un altro artista italiano che si può considerare vicino alla world music è Jovanotti, che a partire dall'album Lorenzo 1997 - L'albero (inciso in Sudafrica) ha fatto largo uso di strumenti e stili musicali africani e sudamericani.

Tra i principali artisti italiani di world music vi è anche il cantautore napoletano Enzo Avitabile.

Oltre al Grammy Award per il miglior album world music, vengono consegnati altri premi internazionali.

BBC Radio 3 Awards for World Music

[modifica | modifica wikitesto]

I BBC Radio 3 Awards for World Music sono stati dei premi sponsorizzati da BBC Radio 3 e conferiti ad artisti della world music tra il 2002 e il 2008. Il premio era stato concepito dall'editore di fRoots Ian Anderson ispirandosi ai BBC Radio 2 Folk Awards.[61] Nell'ultima edizione le categorie erano: Africa, Asia/Pacifico, Americhe, Europa, Medio oriente e Nord Africa, Nuove proposte, Culture Crossing, Club Global, Album dell'anno e Premio del pubblico.[62] La lista preliminare delle candidature in ciascuna categorie venivano selezionate ogni anno da una squadra di diverse migliaia di discografici e musicologi. Le nomine finali venivano votate da una giuria di dodici membri che avrebbe poi selezionato i vincitori in ogni categoria, esclusa quella per il Premio del pubblico. I giurati venivano nominati e presieduti dalla BBC (priva del diritto di voto) e cambiavano ad ogni edizione.[61] L'annuale cerimonia di premiazione avveniva durante i BBC Proms al Royal Albert Hall di Londra, e ai vincitori veniva dato un premio chiamato "Planet" e disegnato dalla scultrice croata Anita Sulimanovič.[61][63]

Nel marzo del 2009, la BBC ha deciso di cancellare i BBC Radio 3 Awards for World Music.[64][65] In risposta, la rivista world music britannica Songlines ha istituito nello stesso anno i Songlines Music Awards per riconoscere "il notevole talento musicale proveniente da tutto il mondo".[66]

I WOMEX Awards sono stati introdotti nel 1999 dalla World Music Expo per onorare le vette della world music a livello internazionale e per riconoscere l'eccellenza musicale, l'importanza sociale, il successo commerciale e l'impatto politico.[67] Ogni ottobre, durante l'evento WOMEX, viene consegnato un premio raffigurante una venere neolitica di circa 6000 anni fa ritrovata ad Hagilar, in Turchia.[67]

daf BAMA MUSIC AWARDS

[modifica | modifica wikitesto]

I daf BAMA MUSIC AWARDS rappresentano un concorso musicale internazionale ed interculturale presentato dalla Daf Entertainment di Amburgo, Germania.[68]

Organizzazioni internazionali

[modifica | modifica wikitesto]
  • La World of Music, Arts and Dance (WOMAD) è un'organizzazione internazionale co-fondata da Peter Gabriel nel 1980 che gestisce festival interculturali con l'obiettivo di valorizzare e diffondere il concetto di "società multiculturale" e di "musica come linguaggio universale".[69][70]
  • La World Music Expo (WOMEX) è un'esposizione internazionale di world music organizzata ogni anno in diverse sedi europee.

Festival nel mondo

[modifica | modifica wikitesto]

Australia

Bangladesh

Belgio

Canada

Cile

Croazia

  • L'Ethnoambient è stato un festival di due-tre giorni organizzato ogni estate a Salona, Dalmazia, tra il 1998 e il 2018.[78][79]

Francia

Germania

India

Indonesia

  • Il Matasora World Music Festival viene organizzato a Bandung, Giava.

Iran

  • Il Fajr International Music Festival è il più prestigioso festival musicale dell'Iran. Creato nel 1986, è affiliato all'UNESCO e include sezioni di gare nazionali ed internazionali. Sin dalla sua istituzione, molti artisti provenienti da paesi come Austria, Germania e Francia hanno preso parte all'evento, ed ha visto un'ampia partecipazione delle altre nazioni asiatiche.[85]

Islanda

  • Il Far Fest Afrika Reykjavík si tiene nella capitale islandese tra la fine di settembre e i primi di ottobre, ed è dedicato principalmente alla musica e alla cultura africana.[86][87]

Italia

Macedonia del Nord

  • L'OFFest è un festival musicale di cinque giorni organizzato ogni estate a Skopje a partire dal 2002.

Malesia

Mali

  • Il Festival au Désert (in inglese Festival in the Desert) è stato organizzato ogni anno dal 2001 al 2012 nel nord del Mali, di solito ad Essakane e Timbuctù, ed è divenuto noto per la sua peculiare posizione nel deserto.[94][95] Inizialmente dedicata alla cultura e alle tradizioni dei tuareg, il festival si è successivamente aperto ad altri artisti maliani, africani ed internazionali, vedendo la partecipazione nel 2003 di Robert Plant, ex membro dei Led Zeppelin.[95][96][97][98] Il festival è stato interrotto dallo scoppio della guerra nel paese ed è stato reinventato nella Carovana culturale per la pace.[99]

Marocco

Nigeria

  • Il Make Music Lagos è un festival organizzato nella capitale nigeriana in occasione del World Music day del 21 giugno.[101]

Nuova Zelanda

Polonia

  • Il Festival Skrzyżowanie Kultur (in inglese Cross Culture Festival) viene organizzato a Varsavia ogni anno a settembre.[103]
  • Il Brave Festival viene organizzato a Breslavia ogni anno a luglio.[104]
  • L'Ethno Port viene organizzato a Poznań ogni anno a giugno.[105]
  • A Breslavia viene organizzato l'Ethno Jazz Festival.[106]
  • Il Festival de la Francophonie viene organizzato a Varsavia ogni anno a marzo.[107]
  • Il Festival Nowa Tradycja viene organizzato a Varsavia ogni anno a maggio dall'emittente pubblica Polskie Radio.[108]
  • Il Gdańsk Siesta Festival viene organizzato a Danzica.[109]

Portogallo

Regno Unito

Romania

  • Il Méra World Music Festival viene organizzato ogni anno alla fine di luglio o gli inizi di agosto nelle fattorie rurali del villaggio di Méra a Baciu.[115] È stato organizzato per la prima volta nel 2016 ed è considerato come l'unico festival di musica world della Transilvania.[116]
  • A Timișoara viene organizzato il PLAI Festival.[117]

Serbia

Spagna

Stati Uniti d'America

Svezia

Svizzera

Turchia

  • Il Konya Mystic Music Festival si tiene ogni anno a Konya dal 2004 per commemorare la nascita del poeta persiano Gialal al-Din Rumi. Il festival include la musica tradizionale proveniente da tutto il mondo e con un tema mistico, religioso o sacro.[132]
  • Il Fethiye World Music Festival viene organizzato a Fethiye e presenta musicist provenienti da diversi Paesi del mondo.[133][134]

Ucraina

  • Lo Svirž World Music Festival viene organizzato nell'omonimo villaggio dell'oblast' di Leopoli.

Uganda

  • Il Milege World Music Festival viene organizzato ogni novembre per tre giorni consecutivi ai giardini botanici di Entebbe, ed è diventato un festival importante in Uganda per la presenza di musicisti e fan provenienti da tutta l'Africa e dal resto del mondo.[135][136]

Ungheria

  • Il Budapest Ritmo Festival viene organizzato a Budapest con la presenza di artisti provenienti da oltre 20 paesi.[137][138]
  1. ^ (EN) Anastasia Tsioulcas, Best Global Music Of 2014, su NPR, 13 dicembre 2014. URL consultato il 21 luglio 2017.
  2. ^ a b World Music nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 7 maggio 2014.
  3. ^ Nattiez; pag. 1194-1195
  4. ^ Nattiez; pag. 1195, 1198
  5. ^ Veit Erlmann, Aesthetics of the Global Imagination: Reflections on World Music in the 1990s, in Public Culture, vol. 8, n. 3, 1996, pp. 467–488.
  6. ^ Simon Frith, The Discourse of World Music, in Georgina Born e David Hesmondhalgh (a cura di), Western Music and Its Others: Difference, Representation, and Appropriation in Music, University of California Press, 2000.
  7. ^ (EN) Ethnic fusion Music, su Allmusic. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2012).
  8. ^ Filmato audio (RU) Архивы: Елена Фролова - Скифские песни, su YouTube.. Brani di Elena Frolova basati sulla poesia di Marina Tsvetaeva e realizzati con la ricostruzione di un'antica arpa angolare ritrovata sui monti Altaj in Siberia.
  9. ^ Avantgarde Music. Jon Hassell: biography, discography, reviews, links, su scaruffi.com. URL consultato il 2 dicembre 2017.
  10. ^ Jon Hassell - biografia, recensioni, streaming, discografia, foto :: OndaRock, in OndaRock. URL consultato il 2 dicembre 2017.
  11. ^ Jon Hassell | Biography & History | AllMusic, su AllMusic. URL consultato il 2 dicembre 2017.
  12. ^ David Roberts, British Hit Singles & Albums, 19th ed., Londra, Guinness World Records Limited, 2006, p. 367, ISBN 1-904994-10-5.
  13. ^ (EN) Millie Small, su Billboard. URL consultato il 21 aprile 2020.
  14. ^ (EN) Ravi Shankar Live At Woodstock 1969, su The Real Woodstock Story. URL consultato il 21 aprile 2020.
  15. ^ (EN) Jack Williams, Robert E. Brown brought world music to San Diego schools, su The San Diego Union-Tribune, 11 dicembre 2005. URL consultato il 24 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2009).
  16. ^ (EN) World Music and Ethnomusicology, su Ethnomusic, University of California, Los Angeles, 23 settembre 1991. URL consultato il 22 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2013).
  17. ^ (EN) Soul Makossa - Manu Dibango | Songs, Reviews, Credits, su AllMusic. URL consultato il 20 aprile 2020.
  18. ^ Copia archiviata, su fela.net. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2017).
  19. ^ (EN) Latin Music Genre Overview, su AllMusic. URL consultato il 20 aprile 2020.
  20. ^ Bruce Elder. All Music Guide, Renaissance of the Celtic harp. Retrieved 15 July 2009.
  21. ^ (EN) Richard Marshall, 3am Interview: Folk Minority - an Interview With Meic Stevens, su 3am Magazine.
  22. ^ (EN) Library and Archives Subject File (Rock and Roll Hall of Fame and Museum Records--Curatorial Affairs Division Records), su Rock and Roll Hall of Fame and Museum. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2019).
  23. ^ (EN) Tom O'Connor, Lydia Canaan One Step Closer to Rock n' Roll Hall of Fame, su The Daily Star, 27 aprile 2016. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2016).
  24. ^ (EN) Justin Salhani, Lydia Canaan: The Mideast’s First Rock Star, su The Daily Star, 17 novembre 2014. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2015).
  25. ^ (EN) David Livingstone, A Beautiful Life; Or, How a Local Girl Ended Up With a Recording Contract in the UK and Who Has Ambitions in the U.S., in Campus, n. 8, febbraio 1997, p. 2.
  26. ^ (EN) Wafik Ajouz, From Broumana to the Top Ten: Lydia Canaan, Lebanon's 'Angel' on the Road to Stardom, in Cedar Wings, n. 28, luglio-agosto 1995, p. 2.
  27. ^ (EN) Youmna Aschkar, New Hit For Lydia Canaan, in Eco News, n. 77, 20 gennaio 1997, p. 2.
  28. ^ Nattiez; pag. 1196
  29. ^ (EN) Graceland, su The Paul Simon Official Site. URL consultato il 24 aprile 2020.
  30. ^ (EN) Minutes of Meeting Between the Various 'World Music' Record Companies and Interested Parties, Monday 29 June 1987, su fRoots. URL consultato il 15 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2012).
  31. ^ a b (EN) Robin Denselow, We created world music, in The Guardian, 29 giugno 2004. URL consultato il 24 aprile 2020.
  32. ^ a b (EN) Ian Anderson, World Music History, su fRoots Magazine, 5 marzo 2018. URL consultato il 25 aprile 2020.
  33. ^ fRoots magazine, quoted in N'Dour 2004, p. 1
  34. ^ Songlines magazine
  35. ^ (ENES) James Porten, New Perspectives in Ethnomusicology: A Critical Survey, su TRANS-Revista Transcultural de Música, Society of Ethnomusicology, 1995. URL consultato il 21 aprile 2020.
  36. ^ (EN) Stuart Ian Burns, Origins of World Music, su BBC, 16 aprile 2004. URL consultato il 21 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2013).
  37. ^ (EN) Anastasia Tsioulcas, What Makes globalFEST So Interesting?, su NPR, 16 gennaio 2014. URL consultato il 16 gennaio 2014.
  38. ^ (EN) Anthony Seeger, Traditional Music in Community Life: Aspects of Performance, Recordings, and Preservation, in Cultural Survival Quarterly Magazine, dicembre 1996. URL consultato il 14 giugno 2019.
  39. ^ a b (EN) World Fusion Music, su World Music, National Geographic (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2012).
  40. ^ (EN) Afro Celt Sound System, su Allmusic.
  41. ^ (EN) Aomusic, su Allmusic.
  42. ^ (EN) Värttinä, su Allmusic.
  43. ^ (EN) World Fusion, su All Music. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2012).
  44. ^ (EN) Fusion, su All Music. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2012).
  45. ^ (EN) Afro-Cuban Music, su African Diaspora Press.com. URL consultato il 23 aprile 2020.
  46. ^ (FR) Où écouter de la musique africaine à Paris ?, su Le Bonbon, 12 giugno 2018. URL consultato il 24 aprile 2020.
  47. ^ (FR) Jaques Denis, Musiques africaines à Paris, black mix au max, su Libération, 30 settembre 2018. URL consultato il 24 aprile 2020.
  48. ^ Fernando Arenas, Lusophone Africa: Beyond Independence, University of Minnesota Press, 2011, p. 220, ISBN 978-0-8166-6983-7. URL consultato il 10 settembre 2015.
  49. ^ (EN) American country music with an Arabic twist, in DailySabah. URL consultato il 9 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2017).
  50. ^ (EN) Brian Q. Silver, World Music From The Voice of America, su voaworldmusic.com, 9 giugno 2013. URL consultato il 26 aprile 2020.
  51. ^ (EN) Charlie Gillett's World of Music, su BBC Radio World Service, 21 marzo 2009. URL consultato il 24 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2013).
  52. ^ (EN) Charlie Gillett's World Of Music, su BBC World Service. URL consultato il 26 aprile 2020.
  53. ^ (EN) Matt Dickinson, World Music DJ Charlie Gillett dies, su The Independent, 18 marzo 2010. URL consultato il 26 aprile 2020.
  54. ^ (EN) BBC World Service - Charlie Gillett's World Of Music - Episode guide, su BBC. URL consultato il 26 aprile 2020.
  55. ^ (EN) David Byrne, Crossing Music's Borders In Search Of Identity; 'I Hate World Music', in The New York Times, 3 ottobre 1999. URL consultato il 15 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2011).
  56. ^ Antonio Infantino, ossia la Taranta, su patriaindipendente.it. URL consultato il 21 marzo 2024.
  57. ^ Mauro Pagani, CGD 1979
  58. ^ Pasquale Minieri, Giorgio Vivaldi, Carnascialia, Polygram 1979
  59. ^ Emanuela Cristo, Come Oro, 10 canzoni di Mango, su Metropolitan Magazine, 8 novembre 2020. URL consultato il 23 gennaio 2021.
  60. ^ Oltre, su Discografia Nazionale della canzone italiana. URL consultato il 28 aprile 2020.
  61. ^ a b c (EN) FAQ, su BBC - Radio 3 - Awards for World Music 2008, BBC. URL consultato il 26 aprile 2020.
  62. ^ (EN) Nominees, su BBC - Radio 3 - Awards for World Music 2008, BBC. URL consultato il 26 aprile 2020.
  63. ^ (EN) About the 'Planet' Award, su BBC - Radio 3 - Awards for World Music 2008. URL consultato il 26 aprile 2020.
  64. ^ (EN) Paul Donovan, Mystery of missing BBC music awards, in The Sunday Times, 22 marzo 2009. URL consultato il 21 marzo 2009.
  65. ^ (EN) Ben Dowell, BBC axes Radio 3 Awards for World Music, in The Guardian, 20 marzo 2009. URL consultato il 21 marzo 2009.
  66. ^ (EN) Songlines Music Awards 2020, su Songlines. URL consultato il 26 aprile 2020.
  67. ^ a b (EN) WOMEX Awards, su womex.com (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  68. ^ (EN) About, su daf BAMA MUSIC AWARDS. URL consultato il 26 aprile 2020.
  69. ^ (EN) About WOMAD, su WOMAD. URL consultato il 28 aprile 2020.
  70. ^ (EN) Peter Gabriel & WOMAD, su WOMAD. URL consultato il 27 aprile 2020.
  71. ^ (EN) Globe to Globe World Music Festival, su Kingston City Council, 31 gennaio 2013. URL consultato il 22 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2013).
  72. ^ (EN) WOMADelaide, su womadelaide.com.au. URL consultato il 27 aprile 2020.
  73. ^ (EN) Dhaka International FolkFest, su dhakainternationalfolkfest.com. URL consultato il 26 aprile 2020.
  74. ^ (ENNL) Sfinks – 4 days free festival!, su sfinks.be. URL consultato il 27 aprile 2020.
  75. ^ (EN) Sunfest – Not Just a Festival, su Sunfest. URL consultato il 27 aprile 2020.
  76. ^ (ENFR) Festival of India, su festivaldelinde.ca. URL consultato il 27 aprile 2020.
  77. ^ (ES) Womad Chile 2020, su WOMAD Chile. URL consultato il 28 aprile 2020.
  78. ^ (EN) Ivica Profaca, EthnoAmbient, A Celebration of World Music In Solin [collegamento interrotto], su Total Croatia, 18 luglio 2014. URL consultato il 27 aprile 2020.
  79. ^ (HREN) Welcome, su Ethnoambient (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2018).
  80. ^ (ITFRDEENES) Una rete internazionale [collegamento interrotto], su Fête de la Musique. URL consultato il 27 aprile 2020.
  81. ^ (FR) 23e FESTIVAL DE L'INDE [collegamento interrotto], su Laxmi France. URL consultato il 27 aprile 2020.
  82. ^ (DEEN) Rudolstadt-Festival – das größte Folk-Roots-Weltmusik-Festival Deutschlands, su Rudolstadt-Festival. URL consultato il 27 aprile 2020.
  83. ^ (DE) World Music Festival, su worldmusicfestival.de. URL consultato il 27 aprile 2020.
  84. ^ (EN) Lakshminarayana Global Music Festival, su LGMF. URL consultato il 28 marzo 2014.
  85. ^ (ENFA) Fajr International Music Festival, su fajrmusicfestival.com. URL consultato il 9 settembre 2015.
  86. ^ (EN) Far Fest Africa Reykjavík, su Visit Reykjavik. URL consultato il 27 aprile 2020.
  87. ^ (EN) Far Fest Afrika, su farfestafrika.net. URL consultato il 27 aprile 2020.
  88. ^ Home, su Ariano Folkfestival.
  89. ^ a b Folkest, international folk festival - Spilimbergo, su Folkest. URL consultato il 27 aprile 2020.
  90. ^ Associazione Culturale Folkgiornale, su Assomusica. URL consultato il 27 aprile 2020.
  91. ^ 41 anni di Folkest, su Folkest. URL consultato il 27 aprile 2020.
  92. ^ Finisterre World Music Festival [collegamento interrotto], su Finisterre - Folk & World Music Management Artists Label, 8 febbraio 2014. URL consultato il 27 aprile 2020.
  93. ^ (EN) Rainforest World Music Festival, su Rainforest World Music Festival. URL consultato il 27 aprile 2020.
  94. ^ (EN) "Festival in the Desert 2004, su BBC Four, 5 novembre 2004 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2005).
  95. ^ a b (ENFR) The Festival, su Festival au Désert. URL consultato il 27 aprile 2020.
  96. ^ (EN) Robert Plant: Desert storm, su The Independent, 29 agosto 2003. URL consultato il 27 aprile 2020.
  97. ^ (EN) Robert Plant Finds Blues Roots in the Sahara, su NPR, 8 dicembre 2003. URL consultato il 27 aprile 2020.
  98. ^ Filmato audio (EN) Robert Plant - Festival In The Desert (2003), su YouTube.
  99. ^ (ENFR) Festival au Désert, su festival-au-desert.org. URL consultato il 27 aprile 2020.
  100. ^ (ENFRAR) Festival Mawazine, su festivalmawazine.ma. URL consultato il 28 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2012).
  101. ^ (EN) Make Music Lagos, su makemusiclagos.org.ng. URL consultato il 27 aprile 2020.
  102. ^ (EN) WOMAD NZ, 13 -15 March 2020, su WOMAD New Zealand. URL consultato il 27 aprile 2020.
  103. ^ (PLEN) Festival Skrzyżowanie Kultur [collegamento interrotto], su festival.warszawa.pl. URL consultato il 27 aprile 2020.
  104. ^ (PLEN) Brave Festival, su bravefestival.pl. URL consultato il 27 aprile 2020.
  105. ^ (PLEN) Ethnoport - Centrum Kultury Zamek w Poznaniu, su ethnoport.pl. URL consultato il 27 aprile 2020.
  106. ^ (PL) Ethno Jazz Festival, su ethnojazz.pl. URL consultato il 27 aprile 2020.
  107. ^ (FRPL) Festival de la Francophonie 2020, su Instytut Francuski w Polsce. URL consultato il 27 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2020).
  108. ^ (PL) Strona główna - Nowa Tradycja 2020, su Polskie Radio. URL consultato il 27 aprile 2020.
  109. ^ (PL) Gdańsk Lotos Siesta Festival, su siestafestival.pl. URL consultato il 27 aprile 2020.
  110. ^ (PTENES) Festival Músicas do Mundo, su FMM Sines. URL consultato il 27 aprile 2020.
  111. ^ (EN) Home, su Glastonbury Festival. URL consultato il 27 aprile 2020.
  112. ^ (EN) WOMAD Festival, su WOMAD. URL consultato il 27 aprile 2020.
  113. ^ (EN) Musicport [collegamento interrotto], su Musicport. URL consultato il 27 aprile 2020.
  114. ^ (EN) About The World Music Workshop Festival, su World Music Workshop Festival. URL consultato il 27 aprile 2020.
  115. ^ (ENROHU) Méra World Music Festival, su meraworldmusic.com. URL consultato il 27 aprile 2020.
  116. ^ (EN) Angel Romero, Méra, New World Music Festival in Transylvania, su World Music Central. URL consultato il 27 aprile 2020.
  117. ^ (ROEN) PLAI Festival – Timișoara, su plai.ro. URL consultato il 27 aprile 2020.
  118. ^ (SREN) Serbia music festival, su serbiamusicfestival.com. URL consultato il 27 aprile 2020.
  119. ^ (ES) Etnosur - Un festival diferente, su Etnosur. URL consultato il 27 aprile 2020.
  120. ^ (ESFR) Pirineos Sur, su pirineos-sur.es. URL consultato il 27 aprile 2020.
  121. ^ (ES) La Mar de Músicas, su Ayuntamiento de Cartagena. URL consultato il 27 aprile 2020.
  122. ^ (CAENES) Fira Mediterrània de Manresa, su firamediterrania.cat. URL consultato il 27 aprile 2020.
  123. ^ (EN) WOMAD Cáceres, su WOMAD. URL consultato il 28 aprile 2020.
  124. ^ (EN) Sierra Nevada World Music Festival, su snwmf.com. URL consultato il 27 aprile 2020.
  125. ^ (EN) 2019 Festival Information, su Lotus. URL consultato il 27 aprile 2020.
  126. ^ (EN) GrassRoots Festival of Music & Dance, su GrassRoots Festival of Music & Dance. URL consultato il 27 aprile 2020.
  127. ^ (EN) Stern Grove Festival, su sterngrove.org. URL consultato il 27 aprile 2020.
  128. ^ (EN) Paul Krassner, Life Among the Neo-Pagans, in The Nation, 24 agosto 2005. URL consultato il 28 novembre 2018.
  129. ^ (EN) The Starwood Festival: America's Finest Transformational Experience, su Starwood-2020. URL consultato il 27 aprile 2020.
  130. ^ (EN) CalArts World Music and Dance Festival, su Eventbrite. URL consultato il 26 aprile 2020.
  131. ^ Green World Yoga & Sacred Music Festival, su yogamela.se.
  132. ^ (EN) Konya International Mystic Music Festival, su mysticmusicfest.com. URL consultato il 1º giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2011).
  133. ^ (EN) Fethiye World Music Festival Turkey, su fethiyeworldmusicfestival.blogspot.com. URL consultato il 27 aprile 2020.
  134. ^ (TR) Fethiye Kültür Sanat Günleri, su fethiyefestival.com. URL consultato il 27 aprile 2020.
  135. ^ (EN) Emmy Omogin, Milege festival turns chilly Entebbe warm, su Daily Monitor, 29 novembre 2014. URL consultato il 28 aprile 2020.
  136. ^ (EN) Kyle Duncan Kushaba, Milege World Music Festival Starts Friday, su New Vision, 23 novembre 2016. URL consultato il 28 aprile 2020.
  137. ^ (ENHU) Budapest Ritmo Festival 2019, su budapestritmo.hu. URL consultato il 28 aprile 2020.
  138. ^ (EN) Acción Cultural Española, Budapest Ritmo 2019. World Music Festival, su accioncultural.es. URL consultato il 28 aprile 2020.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  • WorldMusic.net. URL consultato il 16 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2009).
  • (EN) Putumayo World Music, su putumayo.com.
  • (EN) World Music Festivals, su Festival Searcher. URL consultato il 27 aprile 2020.
  • World Music, su SKY.FM. URL consultato il 27 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2013).
  • (EN) World Music Central, su worldmusiccentral.org. URL consultato il 27 aprile 2020.
  • (EN) Rhythm Passport, su rhythmpassport.com. URL consultato il 27 aprile 2020.
Controllo di autoritàLCCN (ENsh93002569 · GND (DE4267804-3 · J9U (ENHE987007556373705171
  Portale Musica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di musica