Autoritratto (Raffaello)

Autoritratto
AutoreRaffaello Sanzio
Data1504-1506
TecnicaTempera su tavola
Dimensioni47,5×33 cm
UbicazioneGalleria degli Uffizi, Firenze
Autoritratto nella Scuola di Atene

L'Autoritratto di Raffaello è un dipinto a tempera su tavola (47,5x33 cm), databile al 1504-1506 circa. È conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

L'opera è probabilmente quella citata nella "Nota de' quadri buoni d'Urbino" acquistata nella città marchigiana dal cardinale Leopoldo de' Medici e già a Roma, nell'Accademia di San Luca, dove l'aveva portato Federico Zuccari. Secondo altre fonti proverrebbe invece dall'eredità di Vittoria della Rovere, moglie di Ferdinando II de' Medici.

Nel 1652 l'opera era citata a palazzo Pitti nella camera della Granduchessa e nel 1663 nella raccolta di autoritratti del cardinale Leopoldo.

L'opera ha spesso sollevato dubbi sull'autografia, anche per il cattivo stato di conservazione. Oggi la paternità raffaellesca è in genere accettata, pur con le dovute riserve. Alcuni la datano al pieno soggiorno fiorentino, altri a un periodo più avanzato, come copia autografa o parzialmente autografa dell'autoritratto visibile nella Scuola di Atene in Vaticano. Un secondo autoritratto, molto simile per posa e sembianze a quello degli Uffizi, è stato individuato tra i portatori della sedia gestatoria su cui viaggia Giulio II nell'affresco della Cacciata di Eliodoro dal tempio.

Il dipinto è comunque entrato nell'immaginario collettivo: venne riprodotto anche nelle banconote italiane da 500.000 lire.

Descrizione, stile, luce e colori

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Come tipico degli autoritratti, il soggetto guarda direttamente negli occhi dello spettatore, però è originale la torsione del busto. La figura è infatti colta mentre, girata di lato, ruota il viso con un notevole effetto dinamico. Il vestito è scuro, così come la berretta: un abbigliamento che si ritrova nei ritratti di molti pittori dell'epoca, come quello del Perugino e quello di Lorenzo di Credi. Il restauro ha rivelato gli effetti luminosi che esaltano la volumetria del viso, con una stesura cromatica fluida e una notevole morbidezza dell'incarnato, prima illeggibile. In quell'occasione le analisi scientifiche hanno anche evidenziato il disegno sottostante, estremamente curato e rivelante tecniche tipiche di chi esegue un autoritratto.

I capelli sono lunghi, come le gote dell'artista, il volto allungato, giovane e antico, con un'espressione spensierata e scomposta, che si taglia sulla macchia scura dei capelli e sullo sfondo altrettanto scuro, di colore bruno. Gli occhi sono laconici, le sopracciglia sottili, il naso longilineo e leggermente all'insù, le labbra carnose, il mento con fossetta.

Da questo originale sono state ricavate molte copie:

  • Autoritratto di Raffaello è una versione realizzata da Jean-Auguste-Dominique Ingres tra 1820 - 1824; si tratta di un olio su tela (43x34 cm) e conservato presso il Museo Ingres a Montauban in Francia[1].
  • Autoritratto di Raffaello Sanzio è un'incisione (post 1815 - ante 1872) attribuito a Pierre Guillaume Metzmacher e a Jacques Etienne Pannier (111x150 mm) collocato alla Villa Reale di Monza[2]
  • L'invenzione di Ingres di Giulio Paolini, 1968, fotografia (sovrapposizione dell'Autoritratto di Raffaello e dell'Autoritratto di Raffaello reinterpretato da Ingres) su tela emulsionata (42x32 cm), collezione François Pinault[3].
  1. ^ Autoportrait de Raphael. Collection : La peinture du XIXè siècle, su musees-midi-pyrenees.fr, L'Association des Conservateurs des Musées de Midi-Pyrénées. URL consultato il 6 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2014).
  2. ^ Autoritratto di Raffaello Sanzio, su lombardiabeniculturali.it, Regione Lombardia - Università degli Studi di Pavia. URL consultato il 6 ottobre 2014.
  3. ^ L’invenzione di Ingres, su palinsesti.net, Palensesti. URL consultato il 6 ottobre 2014.

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