Il primo nucleo della Collezione di autoritratti agli Uffizi è stato frutto di una intuizione felice del cardinale Leopoldo de' Medici. Alla morte del cardinale la collezione passò al granduca di Toscana che la versò agli Uffizi. Col tempo la collezione crebbe, il luogo d'esposizione divenne insufficiente e molti autoritratti furono relegati nei depositi.
Il granduca Cosimo III de' Medici ordinò di allestire agli Uffizi ambienti per ospitare la collezione di autoritratti del suo defunto zio, il cardinale Leopoldo de' Medici, morto nel 1675.
Recente è la storia degli autoritratti. Il più antico a noi noto e, che conosciamo solo in copia, è quello di Leon Battista Alberti: è un simbolo del Rinascimento e testimonia la volontà di fissare il proprio volto in una immagine che consenta il culto, tutto laico, di una gloria umana da trasmettere ai posteri.
A metà del Cinquecento i Medici iniziarono a collezionare autoritratti, ma in modo estemporaneo, sollecitando artisti di cui erano mecenati, oppure servendosi di esperti e di fiduciari, o di diplomatici fiorentini. Giambattista della Porta pubblicò nel 1586 Della fisionomia dell'omo, un testo che diede nuovo impulso alla moda di autodefinirsi esplicitamente in una singola opera pittorica; poiché l'autoritratto (pensiamo a quelli di Michelangelo) a volte era un rebus da decifrare, messo dentro un'opera più ampia.
Se Carlo I d'Inghilterra possedeva autoritratti di Rubens, di Mytens e di Van Dyck, era stato proprio il cardinale Leopoldo de' Medici, chiamato Principe della Toscana e raffinato e ordinato collezionista, a mettere insieme, per primo, 80 autoritratti di celebri pittori, dietro consiglio e aiuto di Filippo Baldinucci. Si trattava della creazione di una raccolta del tutto personale, ma fece scuola. Tra gli autoritratti di artisti stranieri c'erano quelli di Jacob Ferdinand Voet, di Rembrandt e di Van Dyck; tra quelli italiani c'erano autoritratti di Giorgio Vasari, di Francesco Salviati, di Alessandro Allori. Tredici erano gli autoritratti di pittori bolognesi; tra i veneti era presente Tintoretto, tra i romaniBernini, tra i napoletaniMattia Preti e Luca Giordano. Alcuni dipinti non erano originali, bensì copie, come l'autoritratto di Luca Cambiaso.
Nell'inventario degli Uffizi, redatto nel 1704, gli autoritratti erano 180, cui se ne aggiunsero altri 120, in parte frutto dell'acquisto della collezione dell'abate fiorentino Antonio Pazzi. Nel 1775 arrivò agli Uffizi l'autoritratto di Joshua Reynolds, cui seguirono altri autoritratti di pittori inglesi. Con il Regno d'Italia la funzione di collezionista, un tempo assunta dal granduca di Toscana, fu esercitata dal Ministero della Pubblica Istruzione del Regno.
I pittori moderni consideravano la presenza di un proprio autoritratto gli Uffizi un punto di attrazione della propria opera e lo spazio espositivo divenne presto insufficiente. Nel 1926 il catalogo degli Uffizi, predisposto da Giovanni Poggi, assegnava agli autoritratti le sale 41-46, accanto alla Loggia dei Lanzi; non esplicitava tuttavia l'elenco dei quadri esposti.[3] Dopo il 1944 queste sale furono smantellate, gran parte degli autoritratti fu messa nei depositi e pochi furono esposti nel Corridoio vasariano.
Il 4 novembre del 1966 l'Arno uscì dagli argini e molti autoritratti risultavano minacciati. La direttrice delle Gallerie Luisa Becherucci in gran fretta fece portare in salvo i dipinti, trasferendoli dal Corridoio Vasariano agli Uffizi, dove più tardi traslocò l'intera collezione di autoritratti. Tra quelli rimasti danneggiati c'erano gli autoritratti di Diego Velázquez, di Salvator Rosa, del Ribera: furono inviati tutti ai laboratori di restauro, alla Fortezza da Basso.
Nel 1973 il soprintendente Luciano Berti ha fatto esporre una galleria di 715 autoritratti nel Corridoio Vasariano. Nel catalogo degli Uffizi del 1979 gli autoritratti sono 1040 (non tutti sono originali, perché alcuni sono copie; quasi tutti sono dipinti, ma c'è anche qualche scultura e qualche pastello su carta).[4]
^Si notano, al centro, il Vaso Medici e sul cavalletto l'autoritratto di Elisabeth Vigée-Lebrun.
^Il disegno, la cui data è sconosciuta, mostra autoritratti di scuola nord-europea. Si riconoscono quelli di Antonio Moro, Rubens, Bartholomeus van der Helst, Adriaen van der Werff, Dürer, Liotard, Holbein.
^Gli Uffizi posseggono un altro autoritratto dello stesso autore, datato 1877.
^Un autoritratto a tutta figura, già attribuito a Teresa Arizzara, si è rivelato opera di Irene Parenti Duclos, di cui la Collezione possiede un anche un altro autoritratto.
^Nell'inventario del 1769 è considerato opera di anonimo. Identificato l'autore nel 1825, per analogia con l'altro ritratto di Bandinelli, conservato agli Uffizi, cui è stata data la data incerta 1525-1530?. Uffizi1979, p. 795.
^Opera non censita nel Catalogo degli Uffizi 1979. Uffizi1979.
^Autoritratto datato 1790 e firmato dall'autore. La lettera d'accompagno al dono riferisce invece la data 1792, accettata da alcuni repertori. Uffizi1979, p. 827.
^Identificato come autoritratto di Elisabetta Sirani - di cui un autoritratto, disegnato su carta con gesso nero e gesso rosso, è al Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi - è stato poi assegnato alla Casalini Torelli, grazie al confronto con un altro suo autoritratto, esistente alla Biblioteca Universitaria di Bologna. Uffizi1979, p. 1022. Un altro suo autoritratto, più tardo di circa otto anni, è entrato agli Uffizi con la collezione Pazzi. Uffizi1979, p. 1022.
^Siglato e datato: A.C.F. 1789. Attribuito da Mina Gregori, in: Mina Gregori (a cura di), 70 pitture e sculture del '600 e '700 fiorentino: Firenze, Palazzo Strozzi, ottobre 1965, Firenze, Vallecchi, 1965, SBNIT\ICCU\RAV\0055163.
^Acquistato dal Cosimo III dal conte Coriolano Piovene, di Vicenza.
^L'attribuzione del cosiddetto autoritratto è molto dubbia. Il dipinto non mostra la maniera finissima e dettagliata tipica dell'Elsheimer. (DE) Leo Bruhns, Deutsche Künstler in Selbstdarstellungen, Königstein im Taunus, Karl Robert Langewiesche Verlag, 1957, p. 45, ISBN non esistente.
^Eseguito all'età di 19 anni, ma potrebbe essere una replica più tarda. Altri suoi autoritratti sono in musei di Anversa, Bruxelles, Ostenda. Uffizi1979, p. 865.
^Dedica di Torello Moricci, fratello di Giuseppe, al collezionista livornese Alfredo Bembaron, 1879. Esposto nel 1979. Vedi: Anna Giovannelli, Giuseppe Moricci (1806-1879): Firenze, Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, Firenze, L. S. Olschki, 1979, SBNIT\ICCU\SBL\0171100.
^Nella breve biografia scritta dalla figlia e allegata al dono risulta che il pittore è nato il 2 ottobre 1804. Uffizi1979, p. 943.
^Incisione di G. G. Prenner, dall'autoritratto agli Uffizi.
^Una copia dell'autoritratto, 1623-1625, è conservata nelle Collezioni Reali inglesi.
^La scultrice ha inciso alla base, in greco, queste paroleː ΑΝΝΑ ΣΕΙΜΟΡΙΣ ΔΑΜΕΡ Η ΕΚ ΤΗΣ ΒΡΕΤΤΑΝΙΚΗΣ ΑΥΤΗ ΑΥΤΗΝ ΕΠΟΙΕΙ (Anne Seymour Damer dalla Britannia fece di sue proprie mani).
^Il primo dei tre autoritratti della pittrice che sono entrati agli Uffizi. Un secondo potrebbe essere di altra mano e un terzo fu acquistato nel 1768, dall'abate Antonio Pazzi. Uffizi1979, p. 1006.
^Per lettera, Ussi scrisse che non meritava tanto onore di avere un proprio autoritratto agli Uffizi.
Bice Viallet, Gli autoritratti femminili delle RR. Gallerie degli Uffizi in Firenze, Roma, Alfieri & Lacroix, 1923, SBNIT\ICCU\CUB\0662501.
Galleria degli Uffizi: catalogo dei dipinti, Firenze, Giannini, 1926, SBNIT\ICCU\UBO\3026951.
Gallerie degli Uffizi, Gli Uffizi: Catalogo generale, Firenze, Centro Di, 1980, pp. 765-1044 [1979], SBNIT\ICCU\RAV\0060995.
Gallerie degli Uffizi, Autoritratti dagli Uffizi: da Andrea del Sarto a Chagall: Accademia di Francia, Roma, 1 marzo-15 aprile 1990-Galleria degli Uffizi, Firenze, 12 settembre-28 ottobre 1990, Firenze, Galleria degli Uffizi, 1990, SBNIT\ICCU\UFI\0062879.
Giovanna Giusti, Maria Sframeli (a cura di), I volti dell'arte: autoritratti dalla collezione degli Uffizi, Milano, Skira, 2007, SBNIT\ICCU\UBO\3243431.
Antonio Natali (a cura di), 100 autoritratti dalle collezioni degli Uffizi, Firenze, Giunti, 2008, SBNIT\ICCU\PAR\1091509. Catalogo di Federica Chezzi
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Ildiko Feher, Nora Veszpremi (a cura di), Pittori allo specchio: autoritratti ungheresi dalla Galleria degli Uffizi: guida alla mostra di Budapest, 21 marzo-20 luglio 2014, Budapest, Museo Storico di Budapest, 2014, SBNIT\ICCU\VEA\1141972.