Blackburn Velos
Blackburn T.3 Velos | |
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Descrizione | |
Tipo | Idrovolante da ricognizione e bombardamento |
Equipaggio | 2 |
Costruttore | Blackburn |
Data primo volo | 1925 |
Data entrata in servizio | 1926 |
Data ritiro dal servizio | 1934 |
Utilizzatore principale | Polemikó Nautikó |
Altri utilizzatori | North Sea Aerial and General Transport Co. Ltd |
Esemplari | 23 |
Sviluppato dal | Blackburn Dart |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 10,82 m (35 ft 6 in) |
Apertura alare | 14,78 m (48 ft 6 in) |
Altezza | 3,73 m (12 ft 3 in) |
Superficie alare | 60,76 m² (654 ft²) |
Peso a vuoto | 1 711 kg (3 765 lb) |
Peso max al decollo | 2 895 kg (6 370 lb) |
Propulsione | |
Motore | un Napier Lion IIB, 12 cilindri a W raffreddati a liquido |
Potenza | 450 hp (336 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 172 km/h (107 mph), alla quota di 915 m |
Velocità di crociera | 114 km/h (71 mph) |
Autonomia | 580 km/h |
Tangenza | 4 300 m (13 400 ft) |
Armamento | |
Mitragliatrici | una Lewis calibro .303 |
Bombe | un siluro Mark VIII o IX da 457 mm o quattro bombe da 130 kg. |
dati estratti da Enciclopedia l'Aviazione[1] | |
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Il Blackburn Velos fu un aereo militare biplano monomotore realizzato dall'azienda britannica Blackburn Aircraft Limited nei primi anni venti, e destinato ad operare presso l'aviazione della marina militare greca. Un solo esemplare fu in uso presso quella spagnola.
Storia del progetto
[modifica | modifica wikitesto]Dal precedente progetto Blackburn Dart, relativo ad un aerosilurante biplano monoposto, l'ufficio tecnico della Blackburn, diretto dal maggiore Frank Arnold Bumpus,[2] trasse il progetto di un idrovolante biposto da ricognizione marittima e difesa costiera,[N 1] in risposta ad un requisito emesso dalla marina militare greca.[1] Questo nuovo aereo ricevette la denominazione di T.3 Velos, e differiva dal T.2 Dart per avere un abitacolo a due posti, intercom, radio ricetrasmittente, ed un armamento difensivo basato su una mitragliatrice Lewis, e un carico bellico aumentato a quattro bombe da 104 kg (230 lb) posizionate sotto le semiali inferiori. Tale modello poteva montare sia i galleggianti per volare come idrovolante, che un tradizionale carrello d'atterraggio per volare come velivolo terrestre.[2]
Tecnica
[modifica | modifica wikitesto]Il Blackburn Velos in versione terrestre era un biplano, di costruzione mista in legno e metallo. La configurazione alare era biplana, con le ali di uguali apertura dotate di leggera freccia positiva.[3] La sezione centrale era costruita in metallo, mentre quella esterna in legno.[4] Le due ali, rivestite in tela, erano collegate tra loro con quattro coppie di montanti, rinforzati da cavi d'acciaio, la superiore montata alta a parasole e l'inferiore bassa sulla fusoliera.[3] Gli alettoni erano installati su tutte e quattro le semiali. La fusoliera, posizionata a livello dell'ala inferiore, era costruita in tubi d'acciaio e rivestita in tela.[3] L'impennaggio di coda era del tipo classico monoderiva, dotato di piani orizzontali controventati.[5]
Il carrello d'atterraggio era un triciclo classico a V, fisso,[3] dotato anteriormente di gambe di forza ammortizzate[N 2] ed integrato posteriormente da un pattino d'appoggio. Tra le due gambe del carrello era posizionato il siluro.[6] In caso di trasformazione in idrovolante a scarponi, al posto delle ruote venivano installati due galleggianti.
L'aereo era biposto dotato di una cabina di pilotaggio ad abitacoli aperti, posti in tandem, e destinati al pilota e all'osservatore/mitragliere. Quello anteriore era fornito di parabrezza anteriore.[2] L'aereo era dotato di doppi comandi.[7]
La propulsione era affidata ad un motore Napier Lion V, a 12 cilindri a W raffreddati a liquido, erogante la potenza di 465 CV azionante un'elica bipala lignea.[3] La velocità di salita era pari a 3,1 metri al secondo. L'armamento difensivo si basava su una Lewis calibro .303 montata su un anello girevole Scarff,[2] mentre quello offensivo era composto da 1 siluro Mark VII o IX da 457 mm o quattro bombe da 130 kg.
Le caratteristiche della versione idrovolante erano le seguenti: motore Napier Lion V da 456 CV, apertura alare 14,78 m, lunghezza 12,25 m, altezza di 5,18 m, peso a vuoto 1 995 kg, a pieno carico di 3 178 kg, velocità massima di 161 km/h a 915 m di quota, di crociera 120 km/h, rateo di salita iniziale 2,3 m/sec, autonomia 420 km, tangenza 2 804 m.
Impiego operativo
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1925 vennero costruiti presso lo stabilimento di Leeds[2] quattro velivoli di serie, i cui primi due esemplari, dotati di motore Napier Lion V da 456 CV,[2] furono presentati in volo il 28 ottobre dello stesso anno.[N 3] sull'aeroporto di Brough.[1] Gli aerei si rivelarono docili al pilotaggio e molto stabili in fase di ammaraggio. I successivi due aerei furono equipaggiati con galleggianti metallici di nuova concezione, ed inviati in Grecia a raggiungere i primi due.
In quello stesso anno il governo greco acquistò la licenza di produzione dell'aereo, e con l'aiuto della Blackburn, in base a un contratto quinquennale, realizzò una fabbrica, denominata Stabilimento Nazionale Aeronautico (Κρατικό Εργοστάσιο Αεροπλάνων), a Pháleron che costruì un'ulteriore serie di 12 esemplari.[N 4] Questi aerei differivano dai precedenti per alcuni particolari, come un abitacolo posteriore rialzato per migliorare la visibilità e il campo di tiro dell'osservatore/mitragliere, e di un radiatore più grande. Il primo esemplare volò per la prima volta il 28 marzo 1926 al comando del colonnello William Forbes-Sempill, dotato di un classico carrello d'atterraggio terrestre. Il giorno successivo a Tatoi avvenne la presentazione ufficiale del modello, cui parteciparono Robert Blackburn e il primo ministro greco, generale Theodoros Pangalos. Il secondo aereo di serie volò il 31 marzo in versione idrovolante.[1]
Il modello iniziò ad effettuare missioni operative per la marina nel corso del 1926, operando dall'aeroporto di Tatoi e dalla baia di Pháleron, sul Pireo (Atene). Durante il servizio non si registrarono fatti particolari, e 13 esemplari furono ricondizionati nel corso del 1930. I T.3A iniziarono ad essere radiati a partire dal 1934,[1] prestando comunque servizio fino al 1936, data di radiazione dell'ultimo esemplare. Un aereo sopravvisse presso un demolitore fino al 1939.[1]
La versione civile
[modifica | modifica wikitesto]La Blackburn trasse da questo modello una nuova versione denominata T.3A Velos,[1] costruita in un prototipo (G-EBWB)[8] e un esemplare di serie (G-AAUM).[7] Realizzati in Gran Bretagna, uno degli aerei eseguì voli pubblicitari a favore della fabbrica, e poi nel 1927 fu impiegato per un tour dimostrativo in America Latina al fine di ottenere contratti di produzione.[1] Nonostante le dimostrazioni effettuate il modello non ottenne contratti, e l'aereo fu convertito in idrovolante da addestramento per essere impiegato presso la Blackburn Reserve School (North Sea Aerial and General Transport Co. Ltd)[1] in sostituzione dei Dart precedentemente impiegati. Anche l'altro esemplare fu consegnato alla scuola, ma rimase in versione terrestre.[7] Oltre a questi due velivoli ne furono realizzati altri cinque esemplari di nuova produzione,[7][N 5] che furono consegnati alla scuola di volo situata sul fiume Humber.[7] Nel corso del 1929 i T.3A vennero convertiti in velivoli terrestri, continuando a prestare servizio fino alla loro sostituzione con i successivi a Blackburn Ripon e Baffin nel 1933.[1]
Spagna
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1927 il governo spagnolo acquistò un unico esemplare di T.3A Velos,[9] immatricolato M-NTAC, che raggiunse i due Blackburn Swift già in servizio a El Prat de Llobregat.[10] I tre aerei parteciparono alle manovre navali del 1928 e 1929, ma il T.3 andò perso il 27 febbraio 1931, quando il velivolo, con equipaggio composto dai tenenti di vascello Rafael Romero Conde e Jesús Núñez Rodríguez prese fuoco in volo. Il pilota effettuò un ammaraggio di emergenza a Prat de Llobregat, e l'equipaggio non riportò gravi ferite, ma l'aereo andò completamente bruciato.
Utilizzatori
[modifica | modifica wikitesto]Militari
[modifica | modifica wikitesto]Civili
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Era inoltre previsto che potesse effettuare anche missioni di bombardamento e aerosiluramento.
- ^ Il velivolo disponeva di ammortizzatori oleopneumatici.
- ^ Alla cerimonia parteciparono gli addetti militari belga e italiano, l'Air Vice Marshall Sir Veyll Vyvyan, e rappresentanti delle marine argentina, britannica e spagnola.
- ^ Primi aerei di costruzione metallica ad essere effettivamente realizzati sul territorio greco. Una parte di essi era equipaggiata con il propulsore Napier Lion IIB e un'altra con il Napier Lion V.
- ^ Immatricolati rispettivamente G-AAAW, G-AAAX, G-AAAY e G-AAAZ.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j Boroli, Boroli 1983, p. 160.
- ^ a b c d e f Уголок неба.
- ^ a b c d e Flight n.854, 7 may 1925, p. 272.
- ^ Jackson 1968, pp. 139-140.
- ^ Flight n.854, 7 may 1925, p. 271.
- ^ Flight n.854, 7 may 1925, p. 269.
- ^ a b c d e Stemp 2011, p. 31.
- ^ Stemp 2011, p. 32.
- ^ Mason 1994, p. 131.
- ^ Stemp 2011, p. 22.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Achille Boroli, Adolfo Boroli, Blackburn T.2 Dart, in L'Aviazione, vol. 3, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1983, pp. 160.
- (EN) A.J. Jackson, Blackburn Aircraft since 1909, London, Putnam, 1968, ISBN 0-370-00053-6.
- Francis K. Mason, Bombardieri e aerei da pattugliamento e trasporto 1919-1939, Torino, Editrice S.A.I.E., 1972.
- (EN) Francis K. Mason, The British Bomber since 1914, London, Putnam, 1994, ISBN 0-85177-861-5.
- (EN) P.D. Stemp, Kites, Birds & Stuff - Blackburn Aircraft, Lulu.com, 2011, ISBN 1-44750-386-4.
- (EN) Michael, J.H. Taylor, Jane's Encyclopedia of Aviation, Danbury, Connecticut: Grolier Educational Corporation, 1980, ISBN 0-7106-0710-5.
Riviste
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) The Blackburn Twin-Float Seaplane, in Flight. The Aircraft Engineer and Airship, n. 854, London, 7 maggio 1925, pp. 269-272.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Blackburn Velos
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Maksim Starostin, Blackburn T.3 Velos, su Virtual Aircraft Museum, http://www.aviastar.org/index2.html. URL consultato il 22 agosto 2015.
- (RU) Blackburn T.3 Velos, su Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 22 agosto 2015.
- The Royal Air force in the 1930s, su glostransporthistory.visit-gloucestershire.co.uk.