Chiesa di San Salvatore (Brescia)
Basilica di San Salvatore | |
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Interno della chiesa di San Salvatore a Brescia | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Brescia |
Indirizzo | Via dei Musei, 81B |
Coordinate | 45°32′23.24″N 10°13′42.89″E |
Religione | cattolica |
Titolare | San Salvatore |
Diocesi | Brescia |
Fondatore | duca di Brescia Desiderio |
Stile architettonico | longobardo |
Inizio costruzione | 753 |
Completamento | 1599 |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774) | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | culturali |
Criterio | (ii)(iii)(vi) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2011 |
Scheda UNESCO | (EN) Longobards in Italy. Places of the power (568-774 A.D.) (FR) Scheda |
La basilica di San Salvatore sorge a Brescia, all'interno del complesso di Santa Giulia. Fondata nel 753 come chiesa del monastero femminile di San Salvatore, nel corso dei secoli fu più volte rimaneggiata ed entrò a far parte del nuovo complesso, la cui chiesa dedicata a Santa Giulia fu terminata nel 1599. Fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il monastero e la sua chiesa furono fondati nel 753 dal duca di Brescia Desiderio, futuro re dei Longobardi, e da sua moglie Ansa, che misero a guida del complesso la figlia Anselperga come prima badessa; la cripta fu realizzata nel 759-760[1], all'interno della quale furono collocate le reliquie delle sante Giulia, Sofia, Pistis, Elpis e Agape, e dei santi Ippolito e Pimenio[2]. Nel 763 la basilica e l'annesso monastero furono consacrati da Papa Paolo I con una solenne cerimonia[2]. Già nel secolo successivo[1] e poi ancora in quelli seguenti fu ampiamente rimaneggiato e arricchito, tanto che al caratteristico stile longobardo si sono aggiunte numerose altre tipologie architettoniche[3].
La chiesa si presenta a tre navate, in cui sono state utilizzate colonne romane preesistenti, senza abside e senza facciata; si tratta di un rifacimento datato intorno al IX secolo dell'edificio voluto originariamente da re Desiderio, a una navata e tre absidi. A sua volta la basilica sorge su una precedente domus di epoca romana risalente al I secolo d.C.. Sono inoltre visibili le fondazioni di una chiesa ed un complesso monastico più antiche[4], ovvero il monastero dei Santi Michele e Pietro[5][6][7][8].
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]Del nucleo originario si conserva la struttura a tre navate scandite da colonne e capitelli in parte di età classica e reimpiegate nel nuovo edificio, in parte di manifattura bizantina, in parte creazione originale in loco. La chiesa, con transetto a tre absidi, era interamente decorata da stucchi e affreschi, tanto da costituire, insieme al Tempietto di Cividale[1], uno dei più ricchi e meglio conservati apparati ornamentali dell'Alto Medioevo. In gran parte perduta la decorazione della cripta, anch'essa a tre absidi, si è parzialmente conservato il corredo liturgico marmoreo[3].
All'interno di San Salvatore si possono ammirare affreschi di Paolo da Caylina il Giovane e Floriano Ferramola, nonché alcuni affreschi risalenti all'epoca carolingia. Il coro delle monache, costruito nel 1466, diverrà presbiterio nel XVI secolo[9]. A destra dell'ingresso è situata la cappella ricavata alla base del campanile, rivestita all'esterno e all'interno dal ciclo delle Storie di sant'Obizio dipinte dal Romanino tra il 1526 e il 1527[10]. Sul lato opposto si apre la cappella della Vergine, interamente decorata dal ciclo delle Storie della Vergine e dell'infanzia di Cristo dipinto dal Caylina dopo il 1527 e conservato integralmente[11]. La cappella di San Giovanni Battista, attigua a est, conserva invece parte delle Storie di san Giovanni Battista, ciclo ad affresco eseguito da un maestro lombardo del XIV secolo[12]. Di Floriano Ferramola, invece è il San Michele Arcangelo affrescato a destra dell'ingresso principale, sulla ex facciata della chiesa.
Nell'ultima cappella della navata sinistra è invece esposto il gruppo delle terrecotte architettoniche provenienti dalla stessa chiesa e originariamente parte di un qualche apparato monumentale, mentre in più punti della chiesa sono raccolti i marmi longobardi frammentari che costituivano l'originale arredo liturgico.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c De Vecchi-Cerchiari, p. 317.
- ^ a b THE LONGOBARDS IN ITALY. PLACES OF THE POWER (568-774 A.D.). NOMINATION FOR INSCRIPTION ON THE WORLD HERITAGE LIST (PDF), su whc.unesco.org. URL consultato il 21 giugno 2017.
- ^ a b Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.). La descrizione dei siti (PDF) [collegamento interrotto], su beniculturali.it. URL consultato il 03-10-2008.
- ^ La basilica di San Salvatore sul sito Brescia Musei, su bresciamusei.com. URL consultato il 27 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2017).
- ^ Il complesso monastico dei Santi Michele e Pietro, San Salvatore e Santa Giulia sul portale Lombardiabeniculturali.it
- ^ Storia della chiesa di San Salvatore - Portale turistico del comune di Brescia
- ^ Chiesa di San Salvatore di Brescia sul portale Longobardinitalia.net
- ^ Gian Pietro Brogiolo e Francesca Morandini, Dalla corte regia al monastero di San Salvatore-Santa Giulia di Brescia, Mantova, 2014
- ^ Ragni-Gianfranceschi-Mondini, pp. 59-60.
- ^ Frisoni, pp. 214-216.
- ^ Frisoni, p. 212.
- ^ Breda, p. 151
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Andrea Breda, Architettura e apparati decorativi nel Basso Medioevo, in Renata Stradiotti (a cura di), San Salvatore - Santa Giulia a Brescia. Il monastero nella storia, Milano, Skira, 2001.
- Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari, L'arte nel tempo, Milano, Bompiani, 1991, ISBN 88-450-4219-7.
- Gaetano Panazza, Adriano Peroni (a cura di), 2: La Chiesa di San Salvatore in Brescia, in Congresso di studi sull'arte dell'alto Medioevo, Milano, Casa editrice Ceschina, 1962, SBN IEI0003504.
- Fiorella Frisoni, Gli affreschi di Paolo da Caylina e di Romanino, in Renata Stradiotti (a cura di), San Salvatore - Santa Giulia a Brescia. Il monastero nella storia, Milano, Skira, 2001.
- Elena Lucchesi Ragni, Ida Gianfranceschi e Maurizio Mondini (a cura di), Il coro delle monache - Cori e corali, catalogo della mostra, Milano, Skira, 2003, ISBN 88-8491-533-3, OCLC 52746424, SBN VEA0154252.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Salvatore
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.), candidatura alla Lista dei patrimoni dell'umanità UNESCO:
- Il sito ufficiale della candidatura, su italialangobardorum.it. URL consultato il 03-10-2008 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2016).
- La descrizione dei siti sul sito del Ministero per i Beni e le Attività culturali (PDF) [collegamento interrotto], su beniculturali.it. URL consultato il 03-10-2008.
- (EN) La candidatura sul sito dell'Unesco, su whc.unesco.org. URL consultato il 03-10-2008.
- Santa Giulia sul sito Brescia Musei, su bresciamusei.com. URL consultato il 15 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2008).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 233870750 |
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