Chiesa di Sant'Eusebio (Pavia)

Chiesa di Sant'Eusebio
Chiesa di Sant'Eusebio, cripta
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneLombardia
LocalitàPavia
IndirizzoPiazza Leonardo Da Vinci
Coordinate45°11′10.56″N 9°09′27.27″E
ReligioneArianesimo/cattolicesimo
Diocesi Pavia
ConsacrazioneVII secolo
Stile architettonicoLongobardo/romanico
Inizio costruzioneVI secolo?-VII secolo
CompletamentoVII secolo
DemolizioneLa chiesa fu demolita nel 1923, mentra la cripta fu preservata

La chiesa di Sant'Eusebio era una chiesa di Pavia, della quale oggi rimane soltanto la cripta. La chiesa fu forse fondata in età ostrogota[1] come cattedrale ariana della città e poi fu fatta rimaneggiare dal re longobardo Rotari (636-652)[2]. Essa divenne in seguito il fulcro della conversione al cattolicesimo dei Longobardi e che in seguito ricevette, proprio a Pavia, grande impulso da re Ariperto I (653-661) e dal vescovo Anastasio[3][4].

Storia e architettura

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Affreschi della cripta (XII sec.)

Verosimilmente, la chiesa, di culto ariano, fu fondata nel VI secolo in età ostrogota[1]. L'edificio fu fatto rimodellare da re Rotari nel VII secolo ed è menzionato nell'Historia Langobardorum di Paolo Diacono.[5][6] Nel 658 la chiesa passò dal culto ariano a quello cattolico e, contemporaneamente, il suo clero aderì al cattolicesimo, tanto che il vescovo ariano di Pavia, Anastasio, divenne il presule cattolico della città[7]. Il perimetro absidiale della cripta risale al VII secolo, mentre il resto della struttura venne aggiunto nell'XI secolo, quando la soprastante chiesa fu ricostruita e dotata di tre navate. La chiesa subì poi ampie manomissioni nel 1512 e nel corso del XVII secolo, per poi essere nuovamente distrutta e rifatta nel 1741. Nel corso di questi lavori (che non interessarono la cripta), furono eliminate le tre navate medievali e l'edificio fu ridotto ad aula unica. Nel 1805 la chiesa fu soppressa e venne acquistata dal vicino ospedale San Matteo che la utilizzò, almeno fino al 1876, come padiglione per i pazienti affetti da malattie infettive[8]. Nel 1923 se ne decise il definitivo abbattimento nel quadro di un "riordino" urbanistico della zona, da cui sarebbe sortiti l'attuale piazza Leonardo da Vinci e l'isolamento suggestivo quanto antistorico delle torri[9]. Durante i restauri del 1968 furono rinvenute a est dell'abside della cripta alcune tombe alla cappuccina altomedioevali[5]. La cripta, sebbene rimaneggiata in epoca romanica, conserva ancora alcuni capitelli di età longobarda[10] che mostrano un allontanamento dall'arte classica attraverso forme originali ispirate all'oreficeria. Si è pensato che essi fossero originariamente ricoperti da paste vitree o grosse pietre colorate, che avrebbero dato un aspetto più maestoso ed aggraziato all'insieme; uno è diviso in campi chiusi triangolari, che ricorda le coeve fibule alveolate, mentre un secondo presenta ovali longitudinali, assimilati a grandi foglie d'acqua, che sembrano derivare dalle fibule "a cicala" usate in tutta l'oreficeria barbarica e derivate da modelli orientali[3][2][4]. La cripta è a cinque navate divise da quattro file di colonne, mentre le volte sono a crociera[11]. Le volte conservano affreschi, di gusto bizantino, raffiguranti busti di santi risalenti alla seconda metà del XII secolo[9][12].

La cripta è affidata ai Musei Civici e per potervi accedere è necessario prenotare la visita attraverso i Musei Civici.[13]

Nel 2018 nella cripta sono state girate alcune scene del film Aquile randagie di Gianni Aureli, uscito nel 2019.

  1. ^ a b Luigi Carlo Schiavi, Arte longobarda a Pavia: dalle fonti alla conoscenza storica e archeologica, in Giuseppe Micieli e Giancarlo Mazzoli (a cura di), I Longobardi e Pavia: miti, realtà e prospettive di ricerca. Atti della Giornata di Studio (Pavia, 10 aprile 2013), Milano, Cisalpino, 2014, pp. 96-98, ISBN 9788820510619.
  2. ^ a b Saverio Lomartire, Pavia nell'alto medioevo: i monumenti e le opere, in Saverio Lomartire e Davide Tolomelli (a cura di), Musei civici di Pavia. Pavia longobarda e capitale di regno. Secoli VI-X, Milano, Skira, 2017, p. 53, ISBN 978-88-572-3790-9.
  3. ^ a b Pierluigi De Vecchi-Elda Cerchiari, I Longobardi in Italia, pp. 309-311.
  4. ^ a b Cripta di Sant'Eusebio - Pavia Langobardorum, su longobardi.vivipavia.it. URL consultato il 3 agosto 2022.
  5. ^ a b Alessio Cardaci e Antonella Versaci, Studi e riflessioni per la salvaguardia e valorizzazione della cripta di Sant'Eusebio a Pavia (PDF), in Restauro Archeologico, vol. 1, n. 25, Firenze University Press, 2017, p. 32, DOI:10.13128/RA-21009, ISSN 1724-9686 (WC · ACNP), OCLC 8349158108 (archiviato il 27 febbraio 2020). Ospitato su archive.is.
  6. ^ Si può vedere al riguardo il libro IV del testo della Historia Langobardorum presente nel progetto Wikisource in lingua latina.
  7. ^ Margherita Cecchelli e Gioia Bertelli, Edifici di culto ariano in Italia, in Actes du XIe congrès international d'archéologie chrétienne. Lyon, Vienne, Grenoble, Genève, Aoste, 21-28 septembre 1986, Rome, École Française de Rome, 1989, pp. 239-240.
  8. ^ Luisa Erba, Parrocchie soppresse a Pavia tra Sette e Ottocentoː una grande trasformazione urbana, in Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, n. 122, Cisalpino, 2022, pp. 78-79, ISSN 2239-2254 (WC · ACNP).
  9. ^ a b Cripta della Chiesa di S. Eusebio (ex), su lombardiabeniculturali.it.
  10. ^ Cripta della Chiesa di S. Eusebio (ex) Pavia (PV), su lombardiabeniculturali.it.
  11. ^ Luigi Carlo Schiavi, Sant'Eusebio, in Saverio Lomartire e Davide Tolomelli (a cura di), Musei Civici di Pavia. Pavia longobarda e capitale di regno. Secoli VI-X, Milano, Skira, 2017, p. 53, ISBN 978-88-572-3790-9.
  12. ^ Luigi Carlo Schiavi, Pavia; Lomellina e Oltrepo, in Roberto Cassanelli e Paolo Piva (a cura di), Lombardia Romanica, vol. 2, Milano, Jaca Book, 2011, pp. 152-153, ISBN 978-88-16-60450-6.
  13. ^ Home, su museicivici.comune.pv.it.

Voci correlate

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Altri progetti

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