Economia del libero consorzio comunale di Siracusa

Immagine satellitare della parte geografica occupata dalla provincia siracusana
La provincia di Siracusa vista in notturna da immagine satellitare

L'economia del libero consorzio comunale di Siracusa si riferisce alla produttività e all'occupazione che offre il territorio siracusano nella regione Sicilia, approfondendo in particolar modo l'economia del suo centro maggiore, nonché capoluogo dei 21 comuni del libero consorzio, Siracusa. I dati economici analizzati si riferiscono ai primi decenni del XXI secolo. L'economia siracusana viene tripartita tra il settore primario, il settore secondario e il settore terziario.

Dati economici del libero consorzio di Siracusa

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L'odierno libero consorzio comunale esporta principalmente prodotti petroliferi raffinati: benzina leggera e pesante, cherosene, gasolio, oli lubrificanti, bitume, lavorati nel polo petrolchimico siracusano: sito sulla costa nord-est di Siracusa, esso comprende la rada di Santa Panagia, l'area comunale di Priolo Gargallo, Melilli, fino a giungere alla baia di Augusta; copre una vasta area del litorale siracusano ed è difatti uno dei maggiori petrolchimici d'Europa. Nel cosiddetto "Triangolo industriale" sorgono ben due raffinerie: la russa Lukoil, presso Priolo Gargallo (che è subentrata dal 2008 all'italiana ERG), e l'algerina Sonatrach, presso Augusta (che è subentrata alla statunitense Esso dal 2018). Sorgono inoltre al suo interno impianti chimici, di gas ed elettrici.

Analisi esportazioni: 2003-2011

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Nel 2003 la provincia di Siracusa si conferma la prima tra le province siciliane per numero di esportazioni: con un totale di circa 2.700.000.000 di euro rappresenta la metà dell'export dell'intera Sicilia.[1] Il suo tasso di apertura ai mercati esteri è il primo d'Italia: 129,1%, pari a circa tre volte la media nazionale.[1]

Nel 2003 il suo primo paese di esportazione sono gli Stati Uniti (15,27) con un'entrata di 417.324.196 di euro; segue la Spagna (12,20) con un ricavato di 333.230.499 di euro e al terzo posto la Francia (10,12) con 276.617.269.[1]

In tabella le principali merci esportate nel 2003, il cui insieme forma il 99,45% dell'intero export siracusano:

Merce Entrate (euro) Percentuali di incidenza
Prodotti petroliferi raffinati
2.152.640.795 78,78
Prodotti chimici di base
240.533.136 8,80
Altri prodotti chimici
118.394.017 4,33
Merci dichiarate come provviste di bordo
73.344.168 2,68
Aeromobili e veicoli spaziali
57.386.247 2,10
Parte del polo petrolchimico siracusano visto dalla penisola di Magnisi

Nel 2010 la provincia siracusana deriva dalle sue esportazioni 6.330.390.714 di euro. Nel 2011 Siracusa risulta al 17º posto in Italia con un valore complessivo di 7.502.657.721 di euro: si colloca dopo Arezzo (la quale registra approssimativamente 8 miliardi) e prima di Cuneo (la quale registra approssimativamente 6 miliardi).[2] Ciò colloca la provincia di Siracusa al 1º posto tra le province dell'Italia meridionale e rappresenta il 2% dell'esportazione totale nazionale; contro il 9% di Milano e il 2,40% di Roma.

La sua percentuale di crescita nell'export è pari al 18,52% rispetto al 2010 e ciò fa di lei la quarta provincia italiana che mostra maggiore aumento nel settore: dopo Arezzo, Messina e Caltanissetta; queste due sono però distanti dalle prime 20 province d'Italia per esportazione, infatti, dopo Siracusa la prima provincia siciliana a comparire in tabella è quella di Messina al 73º posto.[3]

L'anomalia di Siracusa crea una mal funzionamento nei dati generali della Sicilia, poiché le esportazioni siracusane «hanno un valore addirittura superiore al totale del valore aggiunto prodotto della provincia».[4] Infatti tra il 2010 e il 2011 Siracusa fa registrare una propensione all'export e un grado di apertura al commercio estero pari al 98,0% nel 2010 e 113,4% nel 2011; superiore a qualsiasi media regionale o nazionale, le quali si attestano rispettivamente a 12% - 13,1% e 24,2% - 26,6%.[5]

Come negli anni passati, il 90% di questo export è rappresentato dai prodotti petroliferi raffinati: essa occupa il 1º posto in Italia per questo tipo di export,[6] producendone il 78% del totale nazionale.[7]

Analisi esportazioni: 2013

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Nel 2013 il patrimonio provinciale derivato dall'export totale ammonta a circa 7.400.000.000 di euro e la provincia si colloca al 21º posto, rimanendo al 1º posto per quanto concerne il Meridione. La propensione all’export è ancora la più alta dell'intera nazione: con 114,3 è il 1° valore italiano, notevolmente superiore rispetto alla media nazionale che si attesta al 27,9%.[6] Siracusa è anche al 1º posto sulle 110 province dell'Italia per il tasso di apertura ai mercati esteri con il 300,1, sei volte superiore al dato nazionale che si ferma al 53,6%.[6]

La provincia di Siracusa rappresenta il 70% dell'intero export regionale.[7] I paesi esteri verso cui esporta sono principalmente la Turchia, la Libia, la Slovenia.[6]

Principali paesi verso cui si esporta (Istat 2013)

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Paese Entrate (euro) Percentuali di incidenza
Turchia 1.054.726.459 14,19
Libia 748.471.376 10,07
Slovenia 557.264.562 7,50
Egitto 443.924.140 5,97
Tunisia 358.256.261 4,82
Francia 347.101.895 4,67
Algeria 345.670.707 4,65
Gibilterra 316.578.954 4,26
Stati Uniti 274.288.937 3,69
Croazia 254.777.939 3,43
Paesi Bassi 245.166.253 3,30
Emirati Arabi Uniti 226.027.803 3,04
Regno Unito 187.917.090 2,53

Principali merci esportate (Istat 2013)

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Nell'analizzare i dati delle merci esportate dal libero consorzio siracusano va tenuto conto che a differenza delle altre otto realtà provinciali della Sicilia, su questa incide - e ha inciso, soprattutto tra la fine del XX secolo e il primo decennio del XXI secolo - in maniera assolutamente predominante un singolo settore: il settore petrolifero. Basti pensare che sulle tre realtà petrolifere siciliane essa è quella che esporta più di tutte: le altre due sono la provincia di Messina con la raffineria di Milazzo, la quale incide sulle sue esportazioni con il 70% del totale, e la provincia di Caltanissetta con il polo petrolchimico di Gela, il quale incide sulle sue esportazioni con il 40% del totale; ma entrambe le province petrolifere hanno un derivato totale di molto inferiore rispetto a quello siracusano: l'export messinese (che nel 2013 è il più alto della Sicilia dopo quello siracusano) si attesta a 1,3 miliardi di euro, mentre quello nisseno con appena 109 milioni di euro è ben lontano dai risultati delle prime due.[8]

Si consideri quindi che se ad esempio per il palermitano l'esportazione del settore agricolo, pari a circa 25.000.000 di euro, ha un'incidenza del ben 10,0%, nel siracusano che fattura dalla sola esportazione agricola circa 45.000.000 di euro, ha un'incidenza del 0,60%, nonostante qui si fatturi praticamente il doppio del palermitano; stessa cosa se rapportata in altri settori e con altre merci: se nel ragusano l'esportazione di cemento, calce e gesso porta un ricavato di circa 12.000.000 di euro e incide per il 4,69%, nel siracusano la medesima esportazione con il medesimo risultato (anche qui questi materiali fatturano circa 12.000.000 di euro) ha un'incidenza del 0,17%, poiché qui tutto si deve rapportare con il settore petrolifero e chimico.[8]

Principali merci esportate nel 2013:

Merce esportata Entrate (euro) Percentuali di incidenza
Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 6.583.628.920 88,56
Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie 517.848.018 6,97
Altri prodotti chimici 224.664.147 3,02
Prodotti di colture permanenti 34.097.208 0,46
Cemento, calce e gesso 12.426.646 0,17
Prodotti di colture agricole non permanenti 9.990.406 0,13
Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e respinte, merci varie 6.254.985 0,08
Rifiuti 5.772.199 0,08
Navi e imbarcazioni 5.480.195 0,07
Articoli in materie plastiche 4.795.683 0,06
Altri prodotti alimentari 4.608.247 0,06
Strumenti e apparecchi di misurazione, prova e navigazione, orologi 3.068.680 0,04
Pesci ed altri prodotti della pesca, prodotti della acquacoltura 3.055.217 0,04
Minerali di cave e miniere n.c.a. 2.767.966 0,04
Altre macchine di impiego generale 1.674.721 0,02

Appare quindi evidente che la quasi totalità della percentuale legata all'export siracusano è dominata dal settore oil; anche nel 2012 l'export aretuseo registrò il 98,86% legato al settore petrolifero-chimico-energetico (contro il 98,61% del 2013). Stando così le cose si è sentito il bisogno di analizzare quell'1,1% del 2012 eliminando dal calcolo il settore “petrolio, chimica, gomma e plastica”, e "liberando" la reale incidenza degli altri settori nell'esportazione; il risultato sarebbe stato questo:

Settore di esportazione[9] Percentuali di incidenza[9]
Agricoltura 35,43%
Altro industria 28,47%
Metalmeccanica ed elettronica 23,87%
Alimentare 11,73%
Sistema moda 0.35%
Legno/Carta 0,15%

Analisi esportazioni: 2014-2016

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Nel 2014 Siracusa perde un 14,31% rispetto alle esportazioni del 2013, dovuto principalmente a un calo sull'esportazione del petrolio raffinato, ma con un'entrata di 6.406.044.136 di euro resta sempre la prima provincia siciliana nell'export. La Sicilia si classifica nel totale nazionale al 10º posto con quasi 9 miliardi di entrata dall'export; posizione stabilita essenzialmente da Siracusa che copre circa il 70% del totale regionale (come il territorio siracusano, infatti, anche l'export siciliano risulta in calo con l'8, 20% in meno rispetto al 2013). Il calo di Siracusa incide anche a livello nazionale:

«Il calo delle vendite all'estero nelle province di Roma, Milano, Arezzo, Cagliari e Siracusa contribuisce a frenare la crescita dell'export nazionale.»

Nel 2015 l'Istat pone nuovamente il calo di Siracusa come fattore che frena l'export nazionale, affiancandola stavolta alle province di Genova, Massa-Carrara, Milano, Livorno e Pavia; anch'esse in calo.[10] Il calo non sembra fermarsi e nel 2016 Siracusa risulta ancora tra le province d'Italia con le perdite più significative in termini di export, anzi, con un -28,8% registrato nei primi nove mesi del 2016 risulta la provincia d'Italia che ha perso più di tutte sulle vendite con il mercato estero; dopo di lei segue la provincia di Cagliari con -21,9% e Massa-Carrara con -20,7%. Come nei precedenti anni, il calo di Siracusa trascina gravemente indietro anche l'export della regione Sicilia che in linea con la situazione siracusana fa registrare rispettivamente un -12,4% nel 2015[11] e un -21,2% nel 2016.[12] Il maggiore calo è dovuto essenzialmente all'esportazione dei prodotti petroliferi raffinati, la quale registra un -30,7% derivato quasi esclusivamente da Siracusa. Il mercato estero più compromesso risulta essere quello con la Turchia - che nel 2013 era il primo paese di esportazione per Siracusa -, facendo registrare nel 2016 un calo a livello regionale del 56,3%. Più in generale la perdita maggiore deriva sostanzialmente dai paesi extra UE, con -30,1%.[12]

Siracusa importa principalmente petrolio greggio per raffinarlo nel polo ed esportarlo tramite le petroliere. Nel 2003 il suo maggior paese di importazione è la Russia, mentre nel 2013 la maggiore importazione proviene dall'Arabia Saudita.

Le importazioni della provincia di Siracusa superano i 12.000.000.000 di euro, facendo registrare un tasso passivo di 4.600.000.000 di euro. Esse costituiscono più della metà delle importazioni siciliane e si attestano al 1º posto per l'Italia meridionale e 4º posto per l'intera nazione. Siracusa importa maggiormente dall'Asia (66,4%), dall'Europa (25.4%) e dall'Africa (8%). Nello specifico il primo paese importatore per Siracusa è l'Arabia Saudita, seguono il Kazakistan, la Russia e l’Azerbaigian.[6]

Principali partner-commerciali del libero consorzio siracusano

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In gran parte per via del polo industriale, Siracusa è risultata essere nel 2018 la prima provincia in Sicilia (odiernamente libero consorzio) partner-commerciale della Russia (prima provincia per acquisti e seconda per vendite, capofila assoluta in interscambio)[13] e la seconda in Italia, sempre con lo stesso paese transcontinentale, dopo Milano.[14]

Competitività del territorio

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Dal Lexicon dell'economia reale de Il Sole24Ore:

«Nel caso di Siracusa parliamo di una provincia a forte caratterizzazione industriale e produttiva ma che può vantare su una presenza di beni culturali di assoluto pregio (possiamo citare il teatro Greco) e di aree importanti come Noto, regno del barocco e inserito tra i siti Unesco. Questi elementi fanno di quest'area quasi un unicum nel Mezzogiorno. L'area industriale che si estende tra i comuni di Priolo, Augusta e Melilli è una delle più grandi del Mezzogiorno e a forte vocazione sia petrolifera che chimica, oltre che energetica. Il porto di Augusta, poi, è anche importante sia per l'attività commerciale attuale che per gli sviluppi futuri come possibile hub del Mediterraneo. Per quanto riguarda i beni culturali, senza dilungarci molto, basta fare un giro a Ortigia, centro storico del capoluogo, per toccare con mano la capacità di stimolare cambiamenti sociali ed economici che è possibile sviluppare. Si aggiunga Noto, di cui si è detto, per dare un'idea del quadro d'insieme senza pretesa di completezza. Ma Siracusa è anche importante per le sue produzioni agricole. Un solo caso su tutti: il pomodorino di Pachino.[15]»

Il territorio siracusano ha un enorme potenziale, il quale resta in gran parte non adeguatamente sfruttato. Le sue infrastrutture risultano al 5º posto come qualità nella regione Sicilia, con un indice di dotazione di infrastrutture economiche pari a 102,7; dato superiore alla media nazionale che si attesta a 100. Grazie alle infrastrutture portuali Siracusa si attesta al 9º posto nazionale, e al 2º posto nel Mezzogiorno (dopo Reggio Calabria), per questo tipo di dotazione.[16]

Tuttavia ad incidere negativamente sulla competitività del territorio sono i trasporti, carenti, che si ripercuotono sulla fornitura dei servizi, poi vi è il numero di protesti rapportato alla popolazione, tra i più alti in Italia (10º posto nel 2013) e le sofferenze sulle imprese registrate (1º posto in Italia nel 2013).[16]

Indice occupazionale del libero consorzio

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Indice occupazionale del comune di Siracusa

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Nel decennio 2001-2011 si registrano tali dati in riferimento all'economia della città di Siracusa:

  • Ha trovato occupazione il 57,9% della popolazione maschile (in calo rispetto al 1991 quando gli occupati erano il 67,4%), mentre ha trovato occupazione il 36,2% della popolazione femminile (in aumento rispetto al 1991 quando le occupate erano il 31,2%); nel totale la media si assesta al 46,6% contro il 44,7% di media regionale e il 50,8% di media nazionale.[17]
  • Il tasso di disoccupazione è pari al 17,9%: contro il 21,8% regionale e l'11,4% nazionale.[18]
  • Il ricambio occupazionale tra le generazioni (over 45 e under 30) è pari al 306.3%, contro il 295.3% regionale e il 298,1% nazionale.[19]

Incidenza economica dei vari settori

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Dati del tessuto imprenditoriale

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Il sistema economico siracusano conta nel 2013 un totale di 37.597 imprese (contro le 37.313 del 2012), con una densità imprenditoriale pari a 9,3 imprese ogni 100 abitanti, il che colloca la provincia al 77º posto in Italia per questo tipo di densità; densità che diventa di 12,1 imprese ogni 100 abitanti nel capoluogo e sale ancor di più nel piccolo comune di Portopalo di Capo Passero (circa 3800 ab.) con 13,8 imprese ogni 100 abitanti.[20]

Il miglior dato per quanto concerne il tessuto imprenditoriale della provincia è rappresentato dalla dinamica imprenditoriale che dall'analisi Istat 2013 risulta positivamente tra le più alte della nazione: un incremento annuo dell'1,75 contro lo 0,86 nazionale, il che colloca la provincia siracusana al 7º posto in Italia per dinamicità d'impresa.[20] Ciò che caratterizza l'area in questione è una maggiore incidenza delle grandi imprese sulla stratificazione economica, rispetto al dato isolano, e la sussistenza al contempo di un considerevole numero di ditte individuali: il 61,8% contro il 54,2% della media nazionale.[20]

Il settore imprenditoriale risulta giovane a Siracusa, poiché più della metà delle sue imprese (il 56,5%) è nato dopo l'avvento del XXI secolo, ovvero dal 2000 in poi. Solo il 6,9% delle imprese siracusane esiste da prima del 1980.[20]

La maggior parte delle imprese siracusane è dedita al settore terziario dei servizi: 10.048 imprese registrate nel 2012 di cui 1.475 nuove iscritte e 543 cessate; un saldo positivo che però non si estende agli altri settori, dove il saldo è quasi sempre gravemente negativo: -307 nel commercio, -36 nelle costruzioni, -44 nella ristorazione, -47 nell'industria, ecc. (Fonte: Infocamere, Stockview, 2012)[21] Nel 2013 il settore dei servizi risulta il principale settore d'impiego siracusano con il 36% delle sue imprese collocate; segue il settore del commercio con il 25% delle imprese; il settore agricolo con il 19% delle imprese; il settore delle costruzioni con l'11,9% delle imprese e il settore industriale con il 7,7% delle imprese.[20]

Suddivisione delle aziende agricole in base alle principali coltivazioni praticate e alla superficie ad esse dedicata (Istat 2010)
Coltivazione Percentuale superficie utilizzata Percentuale aziende
Olive per olio 7,6 50,4
Agrumi 19,1 44,6
Pascoli utilizzati 23,4 14,4
Frumento duro 12,5 11,8
Fruttiferi 5,0 16,7
Analisi dell'agricoltura siracusana (Istat 2010)

Analizzando l'economia agricola siracusana è stata posta sotto a ogni dato la rispettiva posizione occupata dalla provincia in ambito regionale: da 1 a 9, poiché 9 sono le province prese in esame al momento del dato Istat (2010). Entrando nel dettaglio risulta che le aziende, e soprattutto la superficie agricola utilizzata (SAU), sono le meno numerose dell'isola, dopo quelle di Ragusa, il che è coerente con la superficie totale occupata dalle due province (Siracusa e Ragusa, che un tempo formavano un'unica realtà politica, odiernamente divise hanno l'estensione provinciale più ristretta di tutte), a ciò si aggiunga il fatto che a differenza di altre realtà provinciali la cui vocazione è prettamente agricola, come Enna, il tessuto economico di Siracusa è più equamente distribuito anche negli altri settori; nonostante l'agricoltura ricopra - come già detto sopra - un ruolo fondamentale anche nel siracusano, e lo dimostrano i dati che pongono in numerosi aspetti specifici il territorio siracusano tra le primissime posizioni nel settore. Dai dati del 2012 risulta che dal 2000 al 2010 il settore agricolo siracusano ha perso il 40,9% delle sue aziende: da 24.830 aziende agricole a 14.673, mentre è aumentata dell'11,5% la sua SAU: da 99.690 a 111.161 ettari; anche la sua SAT (Superficie aziendale totale) è aumentata sensibilmente del 4,3%: da 116.249 a 121.217 ettari.[22]

N. aziende N. aziende con bovini N. aziende biologiche Superficie biologica (ha) Superficie irrigata
14.673 852 (n. bovini: 35.819) 1.273 22.317 27%
8a 5a 2a 4a 1a
Coltivazioni biologiche (valori in ettari)
Cereali
(produzione di granella)
Foraggere avvicendate Vite Olivo
(olive da tavola e da olio)
Agrumi Fruttiferi Prati permanenti e pascoli
(esclusi pascoli magri)
Altro
4.051,8 3.010,6 190,2 1.648,1 5.866,5 1.772,8 3.963,9 3.551,6
4a 3a 7a 5a 1a 2a 4a 1a

Le eccellenze agroalimentari siracusane

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Il limone, la patata novella e l'anguria di Siracusa

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Il logo del consorzio e il limone IGP di Siracusa nella varità Verdello

Il territorio è a forte vocazione agrumicola. Fino alla metà del secolo scorso l'agricoltura costituiva la principale fonte di sostentamento per Siracusa e l'intera provincia.[23] Nel siracusano prevalgono le eccellenze, tra queste vi è il limone di Siracusa IGP, nelle tre varietà di Primofiore, Bianchetto e Verdello. Esso ha la sua area più fertile a sud-ovest del Porto Grande di Siracusa e cresce abbondante fino a Belvedere (per quanto concerne l'area comunale).[24] Già prima dell'ultima guerra mondiale la Vodka adoperava i Verdelli di Siracusa per aromatizzare la nota bevanda della regione baltica,[25] odiernamente è adoperato da colossi come birra Moretti[26] e da Chanel e Dior nel campo della profumeria e della cosmesi,[27] ma il limone aretuseo rappresenta anche la maggiore produzione limonicola in Italia e la sua superficie di coltivazione è la maggiore dell'Unione europea: 3.500 ettari (segue il limone spagnolo con 3.300 ettari). Secondo i dati ufficiali resi noti nel 2016, il limone siracusano in cinque anni ha quadruplicato la propria commercializzazione: dalle 1.600 tonnellate del 2012 alle 5.400 tonnellate nel primo trimestre del 2016.[28] Un altro prodotto agricolo di successo del territorio è la patata novella di Siracusa, essa copre 3/4 della produzione siciliana, la sua coltivazione occupa 1.300 ettari (4.000 in tutta la provincia) e il 90% del prodotto resta sul territorio nazionale, ma vi è anche una buona domanda da paesi come la Germania e Francia; regge bene la concorrenza apportata da altri tipi di patate provenienti per lo più dal Nord Africa e da Israele.[29] Si distinguono inoltre l'anguria di Siracusa che è considerata tra le più qualitative in commercio.[30]

La mandorla di Avola e il miele Ibleo

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Miele ibleo prodotto nella valle dell'Anapo e pomodoro ciliegino di Pachino
Lo stesso argomento in dettaglio: Mandorla di Avola e Miele ibleo.

L'arancia rossa di Sicilia e il ciliegino di Pachino

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Lo stesso argomento in dettaglio: Arancia Rossa di Sicilia e Pomodoro di Pachino.

I vini siracusani

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Le singole voci sono elencate nella Categoria:Vini DOC della provincia di Siracusa.
Il nero d'Avola e i moscati di Siracusa e Noto

La flotta peschereccia siracusana è divisa in due compartimenti marittimi: quello di Augusta e quello più articolato di Siracusa, il quale comprende i comandi periferici della Capitaneria di porto di Siracusa, l'Ufficio locale marittimo di Portopalo di Capo Passero e la Delegazione di spiaggia di Marina di Avola. La flotta peschereccia siracusana si concentra maggiormente nell'estrema punta meridionale della Sicilia, a sud della provincia, con il porto peschereccio di Portopalo che dispone delle imbarcazioni più numerose e di grossa stazza, mentre solamente una parte del vasto porto di Siracusa è adibita alla pesca: si tratta del porto Marmoreo - ad uso esclusivo delle barche da pesca - che è collegato al porto Grande - adibito principalmente al commercio e al turismo - tramite un canale, ma a causa del basso ponte che collega l'isola di Ortigia al resto della città di Siracusa, non possono transitarvi pescherecci di grossa stazza.

Flotta peschereccia
Flotta siracusana N. pescherecci Aziende del settore Addetti del settore Incidenza provinciale Incidenza regionale Anno
Augusta, Avola, Marzamemi, Portopalo di Capo Passero, Siracusa 318 (2010) 200 (2001) 864 (2001) 0,6% (2001) 6% (2010) 2000/2013
Pescato fresco locale al mercato di Ortigia

La flotta siracusana (elaborazione dati 2008) non dispone di licenza per la pesca mediterranea, il che vuol dire che non le è consentito pescare al di fuori di una distanza ravvicinata dal proprio territorio provinciale. Delle nove province solamente altre due hanno le stesse restrizioni siracusane: quella di Caltanissetta, con il compartimento di Gela, e quella di Ragusa, con il compartimento di Pozzallo. Infine delle nove province solamente Trapani, con il compartimento di Mazara del Vallo dispone di licenza per la pesca oceanica. La flotta siracusana dispone di licenza per la pesca locale e ravvicinata.[31]

In base ai dati raccolti dall'Unione europea nel 2010 la flotta trapanese di Mazara del Vallo detiene il monopolio incontrastato della pesca siciliana (con ben 12 dei suoi pescherecci che possono disporre di licenza di pesca oceanica e 57 di pesca mediterranea); con i suoi 27.687 gT costituisce il 43% della flotta totale siciliana, potendo disporre per la gran parte di imbarcazioni di grossa stazza. La provincia siracusana nello stesso periodo ottiene invece un tonnellaggio pari a 3.824 gT; di cui 2.652 appartengono ai pescherecci di Portopalo, con un'incidenza totale del 6%.

Nel siracusano, a Pachino, si trova il più grande allevamento piscicolo di spigole e orate in Italia, la cui commercializzazione è destinata ai mercati nazionali e internazionali.[32] Esso dispone di un incubatoio e di gabbie galleggianti: l'incubatorio è uno dei due soli presenti in Sicilia (l'altro si trova a Lampedusa) per la nascita degli avannotti (circa 18.000.000 di nascite l'anno) delle suddette spigole e orate, mentre le 12 gabbie galleggianti contengono anche la specie dei bocca d’oro e del sarago pizzuto; un altro impianto di acquacoltura nel siracusano si trova ad Augusta, dove vi sono 10 gabbie per spigole e orate.

Principali porti della Sicilia (2010)

Il porto siracusano di Portopalo di Capo Passero è il 4° porto peschereccio più importante della Sicilia, nonché il primo per importanza della Sicilia orientale.

Di seguito i primi 4 principali porti pescherecci siciliani:

Il caratteristico borgo marinaro di Marzamemi (Pachino) e il suo porticciolo
La baia del porto Grande di Siracusa e sullo sfondo il Marmoreo, visti dall'alto
Località N. pescherecci Stazza Forza motrice Incidenza
Mazara del Vallo (TR) 269 27.687 SL 74.614 kW 77%
Sciacca (AG 139 5.934 SL 22.490 kW 21%
Porticello (PA) 266 3.035 SL 18.681 kW 19%
Portopalo di Capo Passero (SR) 129 2.652 SL 15.182 kW 13%
Porti delle città marittime di Sicilia (2010)

Analizzando invece i singoli porti delle città marittime di Sicilia, Siracusa appare al 3º posto con il 5% di incidenza. Mentre sul totale dei 48 porti pescherecci siciliani, quello di Siracusa città si classifica al 14º posto (elaborazione dati 2010).

Città marittima N. pescherecci Stazza Forza motrice Incidenza
Catania 96 2.407 SL 13.098 kW 12%
Trapani 142 2.805 SL 12.315 kW 12%
Siracusa 88 801 SL 5.570 kW 5%
Palermo 71 1.538 SL 4.084 kW 5%
Messina 70 374 SL 2.597 kW 4%

Porti commerciali

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Il porto commerciale di Augusta

Il settore più importante e sviluppato per i porti siracusani è quello del commercio. In particolare i due più importanti scali marittimi commerciali del siracusano sono il porto di Augusta, ricadente nel comune di Augusta, e la rada di Santa Panagia, ricadente nel comune di Siracusa, mentre gli altri due porti della città aretusea, denominati porto Grande e il già citato porto Marmoreo, sono adibiti, il primo, al traffico turistico e diportistico, il secondo ad uso esclusivo dei pescherecci; motivo per cui rimangono tagliati fuori dal circuito del carico e scarico delle navi cargo, nonostante il porto Grande di Siracusa possa vantare una millenaria esperienza in tal senso: infatti i moli del porto aretuseo hanno visto partendo dall'antichità e giungendo al secondo dopoguerra mondiale un ininterrotto e vivace flusso di importazioni ed esportazioni di merce varia, fino a quando nei tempi recenti ha patito la concorrenza dei porti di Catania, di Pozzallo e della stessa Augusta; il colpo di grazia gli è stato inflitto quando si è scelto di precludergli per ordinamento legale qualsiasi attività legata al cargo.

Per quanto concerne gli altri due porti invece, nel 2012 il porto di Augusta risulta il 5° in Italia nel settore con ben 24.883 tonnellate di merce nel proprio porto. Al 15º posto si trova un altro porto siracusano, la rada di Santa Panagia con 12.158 tonnellate di merce; in entrambi i casi il commercio è legato principalmente all'attività petrolifera e chimica. Tra l'altro la provincia di Siracusa risulta essere l'unica nel 2012 ad avere due dei propri porti tra le prime venti posizioni della classifica, cosicché se si mette insieme il totale della merce approdata nel siracusano si raggiungono le 37.041 tonnellate; una cifra di poco inferiore al 1° porto d'Italia nel 2012, ovvero quello di Genova con 42.453 tonnellate, e superiore a quello di Taranto che al 3º posto totalizza le 35.210 tonnellate (dati Ranking Italian ports, Istat 2012).

Settore energetico

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Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale solare termodinamica Archimede.
La centrale elettrica Archimede
Pannelli ad energia solare

Il territorio grazie alla favorevole posizione geografica, ha puntato molto negli ultimi anni sullo sfruttamento e sullo sviluppo dell'energia solare (del resto va ricordato che la tradizione storica pone la città di Siracusa come il primo luogo al mondo, grazie al genio di Archimede, dove si sperimentò per la prima volta la potenza della concentrazione solare). Nel 2011 la città è stata sede del II° forum europeo sull'energia solare termodinamica, durante il quale ha ospitato gli esponenti di Cina, Stati Uniti, Sudafrica, India, Australia, dei paesi dell'Unione per il Mediterraneo, il presidente della European Solar Thermal Electricity Association, il presidente della Anest (Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica), promotrice dell'incontro, e l'ambasciatore della delegazione italiana presso IRENA (Agenzia internazionale per le energie rinnovabili), ponendo al centro tematiche quali la cooperazione fra le istituzioni e le industrie e l'importanza delle energie rinnovabili come alternativa plausibile e inesauribile.[33] Durante il workshop sono stati esposti i siti solari impiantati sul territorio: il primo e più importante è sorto nel 2010 presso il comune di Priolo Gargallo, in prossimità del mare ed è frutto del progetto Archimede, dal quale ha preso il nome; la centrale solare si serve di specchi parabolici ed è stata la prima al mondo ad utilizzare sali fusi come fluido termovettore e a combinarli con il gas; essa ha la peculiarità di funzionare anche di notte, grazie alla prolungata conservazione del calore.[34] Il secondo sito è sorto nei pressi di Noto e si tratta di un sito di sperimentazioni per l'energia solare.

Settore del turismo

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Penalizzata dal degradante stereotipo sulla mafia (stereotipo acuito nei decenni, sia in Italia che all'estero, da pellicole cinematografiche e da concetti traviati e ben poco realistici che hanno dipinto in maniera quasi allegorica, soprattutto in passato, gli abitanti dell'isola e le loro difficoltà sociali), in Sicilia il turismo di massa è iniziato con difficoltà. Nonostante ciò, Siracusa va comunque annoverata tra le primissime terre dell'epoca moderna ad aver sperimentato la prima forma di turismo, conosciuta con il nome straniero di Grand Tour: infatti essa fu nel XVIII secolo, e in maniera ancora maggiore nel XIX secolo, una delle mete più gettonate dai giovani aristocratici europei che, per lo più in solitaria, giungevano fin qui attratti dal suo importante passato (Grand Tour a Siracusa).

La variegata costa del capoluogo: essa presenta sia alte scogliere rocciose sia basse spiagge sabbiose. Il mare è una delle principali attrazioni di Siracusa, circondandola

Calamitata, tuttavia, pure a quel tempo, nella sfera prettamente bellica (fino all'unità d'Italia, se non addirittura fino alla fine della seconda guerra mondiale, la città fu singolare e impenetrabile fortezza militare, fortemente emarginata e privata quasi del tutto di una qualsiasi vita sociale), Siracusa avrebbe dovuto attendere molti decenni ancora, prima che il turismo di massa iniziasse a dirigersi verso le sue coordinate geografiche.

Odiernamente la situazione è molto mutata: grazie alla pace duratura della seconda metà del Novecento e al diffondersi di una cultura di viaggio nelle masse, anche Siracusa, al principio del nuovo millennio, è entrata a far parte in maniera abbastanza stabile degli itinerari turistici un po' a tutti i livelli (non solamente turismo locale, nazionale o europeo, ma globale).

L'isola di Ortigia: attualmente è il fulcro del turismo siracusano

Da un'analisi dei dati turistici dei primi due decenni del XXI secolo è emerso per il Siracusano un quadro incoraggiante: la città risulta essere passata da un turismo prevalentemente cosiddetto mordi-e-fuggi (ovvero essa fino ai primi anni del 2000 veniva visitata solo di sfuggita per poi recarsi a risiedere altrove: penalizzata in tal senso dall'assenza di adeguati collegamenti urbani ed extra-urbani, oltre che dalla lontananza dai principali aeroporti[35]), a livelli ancora molto alti nel 2011 (oltre il 50%[35]), a uno più stanziale; finalmente in crescita: nel 2017 la permanenza media dei turisti in città è salita a tre notti,[36] con l'ovvio beneficio per le imprese turistiche: nel 2017 il settore del turismo ha rappresentato il 13% del PIL del capoluogo (portando lavoro anche in inverno al 60% delle strutture, rispetto al 10% del 2015[36]).

L'isola di Ortigia, come conseguenza della concentrazione turistica, è risultata essere nel 2018 (secondo Confcommercio) il «centro storico più vitale d'Italia»[37], mentre le attività turistiche al suo interno sono cresciute dal 2008 al 2018 addirittura del 98,3%.[37] Sempre collegata all'aumento del turismo, è stata inoltre la crescita vistosa della ristorazione: Siracusa nel giro di otto anni (dal 2011 al 2019) ha fatto registrare un aumento del 72% nelle aperture di attività ristorative (è stato il valore di crescita maggiore in Italia).[38]

Un dato turistico senz'altro lusinghiero per il comune è arrivato dall'analisi dell'ANMIL (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), la quale ha eletto nel 2015 Siracusa tra le quattro città d'Italia più all'avanguardia nel turismo accessibile: cioè nell'«insieme di strutture e servizi messi a disposizione di persone con disabilità o bisogni speciali» (con Siracusa ci sono Cremona, Ferrara e Torino).[39][40]

Per cercare di allargare il recente e significativo interessamento del turismo di massa per quest'area della Sicilia (comunque ancora distante dai risultati di presenze turistiche, consolidate da decenni, di altre importanti mete siciliane come Taormina o Cefalù[41]), è stato creato il Distretto culturale e turistico del SudEst (da non confondere con il Distretto del Sud-Est Sicilia, nato in seguito ma del quale ora fa parte), con lo scopo di coinvolgere quanti più comuni possibili dello specifico territorio regionale ed espandere a loro i benefici derivati dal Terzo Settore (nel 2019 il 50% delle presenze turistiche dell'intero sud-est dell'isola sono risultate ancora concentrate nella sola Siracusa[42]).

A influire in maniera significativa sul comparto turistico anche la trasformazione del porto Grande, dall'ottobre del 2017, in Terminal Crocieristico: a inaugurare la nuova vita del porto aretuseo è stata la nave da crociera Azamara Journey, battente bandiera maltese (della Royal Caribbean International: Stati Uniti).[43]

La provenienza dei turisti siracusani è anzitutto siciliana (il 40% dei turisti di Siracusa nel 2017 proviene dal resto dell'isola), seguono i turisti che giungono dalla Lombardia e dal Lazio, mentre gli stranieri rappresentano l'altro 40% delle presenze turistiche nel Siracusano: soprattutto tedeschi (21%, dati 2018), francesi (19%), britannici (13%) e russi (10%: la Russia è quella che ha fatto registrare il maggior incremento di propri turisti nell'isola, con un più 50%).[42][44]

  1. ^ a b c Regione Siciliana - Dipartimento Trasporti e Comunicazioni (PDF), su regione.sicilia.it. URL consultato il 26 novembre 2016..
  2. ^ Unioncamere Sicilia, p. 46.
  3. ^ Unioncamere Sicilia, pp. 46-47.
  4. ^ Unioncamere Sicilia, p. 47.
  5. ^ Unioncamere Sicilia, p. 48.
  6. ^ a b c d e Geo Smart Camere, su unioncamere.gov.it. URL consultato il 25 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2019)..
  7. ^ a b Unioncamere Sicilia, p. 52.
  8. ^ a b Cfr. le averie aperture di mercato in Geo Smart Camere - Atalnte, su unioncamere.gov.it. URL consultato il 28 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2020)..
  9. ^ a b Composizione dell’export della provincia di Siracusa escluso il comparto “chimica, gomma e plastica”. Anno 2012 (PDF) [collegamento interrotto], su sr.camcom.gov.it. URL consultato il 3 dicembre 2016..
  10. ^ Le esportazioni delle regioni italiane (PDF), su istat.it. URL consultato il 7 gennaio 2017.
  11. ^ Le esportazioni delle regioni italiane 2015 (PDF), su istat.it. URL consultato il 7 gennaio 2017.
  12. ^ a b Le esportazioni delle regioni italiane 2016 (PDF), su istat.it. URL consultato il 7 gennaio 2017.
  13. ^ Acquisti dalla Russia, Siracusa capofila con 1,4 miliardi di euro, su www.siracusanews.it. URL consultato il 9 giugno 2019.
  14. ^ Business: con la Russia segnali di ripresa, su monzaindiretta.it. URL consultato il 9 giugno 2019.
  15. ^ Impresa e territori, su ilsole24ore.com. URL consultato il -29 novembre 2016.
  16. ^ a b Geo Smart Camere - Competitività del territorio, su unioncamere.gov.it. URL consultato il 5 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2019)..
  17. ^ Cit. Mercato del lavoro - Attività della popolazione, su ottomilacensus.istat.it. URL consultato il 25 novembre 2016..
  18. ^ Cit. Mercato del lavoro - Disoccupazione, su ottomilacensus.istat.it. URL consultato il 25 novembre 2016..
  19. ^ Cit. Mercato del lavoro - Occupazione, su ottomilacensus.istat.it. URL consultato il 25 novembre 2016..
  20. ^ a b c d e Geo Smart Camere, su unioncamere.gov.it. URL consultato il 6 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2019).
  21. ^ Il sistema economico siracusano - oltre la crisi (PDF) [collegamento interrotto], su sr.camcom.gov.it. URL consultato il 6 dicembre 2016.
  22. ^ 6º censimento generale dell'agricoltura in Sicilia - Dati definitivi (PDF), su istat.it. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  23. ^ Leone Efisio Picone, La provincia di Siracusa: monografia economica, 1925, p. 81.
  24. ^ Ruggiero, Scrofani, p. 224.
  25. ^ Globalizzazione agricola e libertà di mercato, 2011, p. 235.
  26. ^ Moretti sceglie il limone di Siracusa per produrre la sua nuova birra, su freshplaza.it. URL consultato il 25 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2014).
  27. ^ Mattia Cirasa, Il limone di Siracusa è oro giallo: la sua storia e le proprietà, su Giornale Siracusa, 14 febbraio 2015. URL consultato il 21 agosto 2021 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2016).
  28. ^ Limone di Siracusa Igp, numeri da record In cinque anni: quadruplicati i volumi di prodotto certificato, su siracusanews.it. URL consultato il 25 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2016).
  29. ^ 5 cose da sapere sulla patata novella di Siracusa, su agricolagiardina.com. URL consultato il 25 novembre 2016. Patata novella di Siracusa in onda su Striscia la notizia, su italiafruit.net. URL consultato il 25 novembre 2016.
  30. ^ Il frutto più fresco dell'estate di Siracusa, su lastampa.it. URL consultato il 25 novembre 2016. L'anguria di Siracusa, su italiaviaggi.biz. URL consultato il 25 novembre 2016..
  31. ^ Cfr. Direzione generale politiche interne - La pesca in Sicilia (PDF), su europarl.europa.eu. URL consultato il 3 dicembre 2016.. (p. 43).
  32. ^ Acquacoltura - Mangiare è una necessità, mangiare intelligentemente è un’arte. François de La Rochefoucauld, su abcomunicazioni.it. URL consultato il 3 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2018)..
  33. ^ A Siracusa II° forum europeo su potenzialità solare termodinamico, su casaeclima.com. URL consultato il 7 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2017).; Secondo Forum Europeo sull'Energia Solare Termodinamica, su alternativasostenibile.it. URL consultato il 7 gennaio 2017.
  34. ^ Enel inaugura in Sicilia Archimede, su greenme.it. URL consultato il 7 gennaio 2017.
  35. ^ a b Siracusa, permanenze al 46% mordi-e-fuggi oltre il 50, su ragusanews.com. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  36. ^ a b Impennata di turisti a Siracusa. Ora si guarda al mercato cinese, su travelnostop.com. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  37. ^ a b La città italiana con il centro storico più vitale è Siracusa, su passionesicilia.it. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  38. ^ Boom di ristoranti: +30mila in otto anni, crescita record a Siracusa, su ilsole24ore.com. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  39. ^ Turismo accessibile. Il caso Siracusa, su contestituristici.it. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  40. ^ Turismo: Siracusa è la meta più accessibile della Sicilia, su balarm.it. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  41. ^ La classifica delle mete con più presenze turistiche in Sicilia per il 2018, su siciliapreziosa.it. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  42. ^ a b Noto. «Fiere Turismo»: Siracusa capitale del SudEst per presenze, su libertasicilia.it. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  43. ^ Crociere: navi a Siracusa, si attende Pacific Princess, su ansa.it. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  44. ^ Siracusa, turismo in crescita è tra le città più dinamiche in Sicilia, su libertasicilia.it. URL consultato il 12 ottobre 2021.
  • L. Ruggiero, Luigi Scrofani (a cura di), Turismo e competitività urbana, FrancoAngeli, 2011. ISBN 9788856839708
  • Unioncamere Sicilia, Le imprese siciliane: i risultati del 2011 e le prospettive future, FrancoAngeli, 2012. ISBN 9788820407636

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