Governo Badoglio I
Governo Badoglio I | |
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Stato | ![]() |
Presidente del Consiglio | Pietro Badoglio (Militare) |
Coalizione | Militari, Indipendenti |
Legislatura | Legislatura soppressa[1] |
Giuramento | 27 luglio 1943 (Caduta del fascismo) |
Dimissioni | 17 aprile 1944 |
Governo successivo | Badoglio II 24 aprile 1944 |
Il Governo Badoglio I è stato il sessantesimo esecutivo del Regno d'Italia, il primo guidato da Pietro Badoglio.
Esso, formatosi in seguito alla Caduta del fascismo e del Governo Mussolini dopo l’ordine del giorno Grandi, è rimasto in carica dal 27 luglio 1943 (sebbene l’incarico fosse stato già conferito il 25 ed i ministri nominati il 26 luglio)[2] al 24 aprile 1944 (sebbene già dimissionario dal precedente 17 aprile), per un totale di 272 giorni, ovvero 9 mesi e 2 giorni.
Per via delle necessità derivanti dalla Seconda guerra mondiale e dall’approssimarsi della guerra civile, esso fu un esecutivo del Re di tipo tecnico-militare e di natura transitoria composto da sei generali, due prefetti, sei funzionari e due consiglieri di Stato. Fu il primo governo guidato da un militare dal Governo Pelloux II.
La prima fase di vita del governo, in cui esso risiedette a Roma fino al trasferimento a Brindisi seguito all'annuncio dell'armistizio dell'8 settembre 1943, è ricordata come governo dei quarantacinque giorni[3].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Formazione, armistizio e fuga da Roma
[modifica | modifica wikitesto]In seguito all'approvazione dell'ordine del giorno Grandi da parte del Gran Consiglio del Fascismo, Vittorio Emanuele III rimosse Benito Mussolini dalla carica di Capo del governo primo ministro segretario di Stato e lo fece porre agli arresti. Il sovrano nominò capo del Governo il generale Pietro Badoglio, il quale procedette a eliminare molte riforme effettuate dal fascismo all'ordinamento statutario dello Stato liberale.
Il 2 agosto 1943 il Partito Nazionale Fascista, il Gran Consiglio del Fascismo, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e le organizzazioni legate al partito furono sciolte tramite regi decreti-legge e la denominazione "fascista" venne rimossa dai nomi degli enti pubblici. Venne ricostituita la Camera dei Deputati, per la quale vennero disposte nuove elezioni entro quattro mesi, mentre il Senato del Regno rimase in carica senza variazioni; gli eventi successivi resero tuttavia impossibile la ripresa dei lavori parlamentari.
L'8 settembre 1943, in seguito alla firma dell'armistizio di Cassibile, le forze armate tedesche invasero l'Italia (Operazione Achse), sopraffacendo rapidamente gran parte delle forze armate del Regno. La sera stessa Roma fu attaccata dalle forze della Wehrmacht e, il giorno seguente, il Re, Badoglio, la famiglia reale e lo Stato maggiore dell'esercito lasciarono la capitale; prive di guida, le forze militari a difesa di Roma capitolarono il 10 settembre, dopo tre giorni di feroci combattimenti.
I principali membri del governo non avevano lasciato la capitale al seguito di Vittorio Emanuele III, in quanto neanche avvisati.[4] Furono abbandonati alla ventura: Raffaele Guariglia, ministro degli esteri, Umberto Ricci, ministro dell'interno, Leonardo Severi, ministro dell'educazione nazionale, Giovanni Acanfora, ministro per gli scambi e le valute, e Domenico Bartolini, ministro delle finanze. A parte Guariglia, che si rifugiò nell'ambasciata di Spagna, gli altri ministri trovarono ospitalità presso il Palazzo del Laterano della Santa Sede.
Il Re e il Presidente del Consiglio si insediarono a Brindisi. Il governo provvisorio, sotto la tutela dell'Amministrazione militare anglo-americana, ebbe il controllo delle province di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto.
Badoglio diede incarico al ministro dell'interno Umberto Ricci di coordinare l'attività dei ministri rimasti in Laterano. Ricci convocò una riunione del consiglio dei ministri presenti, che si concluse con l'autoscioglimento dell'organismo[5].
Il rimpasto ed eventi successivi
[modifica | modifica wikitesto]Da Brindisi, in novembre, il Re nominò alcuni Sottosegretari facenti funzione di Ministri, in sostituzione di quelli rimasti nella Capitale. Il 13 ottobre 1943 il Regno del Sud, come Regno d'Italia, dichiarò guerra alla Germania, rientrando nel conflitto al fianco delle forze alleate in qualità di Paese cobelligerante.
Nel gennaio 1944 il governo abrogò tramite regio decreto-legge le leggi razziali fasciste e ripristinò i diritti civili e politici dei cittadini italiani di fede ebraica. Fu contestualmente soppresso il Tribunale della razza (di fatto non più operativo).[6]
Nel febbraio 1944 il governo si stabilì a Salerno e ricevette dagli alleati il controllo di tutta l'Italia meridionale. Il presidente del Consiglio Badoglio, con un rimpasto, procedette alla sostituzione dei ministri assenti.
Dimissioni
[modifica | modifica wikitesto]Il governo diede le dimissioni il 17 aprile 1944[7], e fu seguito dal secondo governo Badoglio.
Compagine di governo
[modifica | modifica wikitesto]Appartenenza politica
[modifica | modifica wikitesto]Partito | Presidente | Ministri | Sottosegretari | Totale | |
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Militare | 1 | 6 | 3 | 10 | |
Indipendente | - | 10 | 9 | 19 |
Composizione
[modifica | modifica wikitesto]Cronologia
[modifica | modifica wikitesto]1943
[modifica | modifica wikitesto]Luglio
[modifica | modifica wikitesto]- 25 luglio - Il re Vittorio Emanuele III affida a Pietro Badoglio l'incarico di formare un nuovo governo. Nel tardo pomeriggio, come primo atto dell'esecutivo, fu quello di accorpare le milizie fasciste all'esercito regolare. Alle ore 20 l'EIAR diffonde il seguente comunicato: "Attenzione, attenzione: Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro, e Segretario di Stato, presentate da Sua Eccellenza, il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato, Sua Eccellenza il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio." Alle ore 22:45 il nuovo primo ministro pronuncia il suo primo discorso da tale, alla fine del quale dice: "La guerra continua e l'Italia resta fedele alla parola data... chiunque turbi l'ordine pubblico sarà inesorabilmente colpito". L'annuncio, contrariamente a tutte le aspettative, provocò immense dimostrazioni di giubilo e di festa, al grido di: «Viva il Re, Viva Badoglio». I veicoli si colmavano di passeggeri recanti scritte e bandiere, che percorrevano le strade cittadine[12]. Inoltre, durante le manifestazioni, i civili distrussero i simboli del passato regime.
- 26 luglio - Viene emanato un provvedimento con il quale l'autorità militare era investita di pieni poteri relativamente all'ordine pubblico, veniva istituito il coprifuoco, vietate le pubbliche riunioni e limitati i giornali a una sola edizione quotidiana; veniva inoltre diretto un secondo discorso alla nazione.
- 27 luglio - Completata la lista dei Ministri, si insedia il governo Badoglio I.
- 28 luglio - Si svolge il 1° Consiglio dei Ministri; viene deliberato lo scioglimento del Partito Nazionale Fascista (PNF), la soppressione del Gran Consiglio del Fascismo e dei tribunali politici. Le leggi razziali continuano a rimanere in vigore. Nel pomeriggio Badoglio invia una lettera a Hitler, ribadendo che, per l'Italia, la guerra continuava nello stesso spirito dell'alleanza con la Germania.
Agosto
[modifica | modifica wikitesto]- 5 agosto - Soppressa la Camera dei Fasci e delle Corporazioni
- 7 agosto - In seguito alle manifestazioni e alle proteste vengono riconosciuti legalmente la Democrazia Cristiana, il Partito Liberale Italiano, il Partito Socialista Italiano, il Partito d'Azione e il Partito Comunista Italiano.
Settembre
[modifica | modifica wikitesto]- 3 settembre - Viene firmato l'armistizio di Cassibile.
- 8 settembre - L'armistizio viene reso noto dalle autorità anglo-americane.
- 9 settembre - In seguito al difficile clima che si sta delineando, il Re e Badoglio fuggono clandestinamente alle ore 5:10 di mattina, attraverso Pescara, verso il Sud Italia.
- 10 settembre - Alle ore 16:00, Roma si arrende ai tedeschi, che nominano commissari tecnici dei ministeri. La sede del governo viene spostata a Brindisi.
- 29 settembre - Badoglio firma a Malta il cosiddetto "armistizio lungo".
Ottobre
[modifica | modifica wikitesto]- 13 ottobre - Per mano del diplomatico Giacomo Paulucci di Calboli, il governo Badoglio dichiara guerra alla Germania.
Novembre
[modifica | modifica wikitesto]- 18 novembre - In seguito al ritorno in attività dell’amministrazione a Brindisi, Winston Churchill ordina al governo italiano l’implicita ed immediata rinuncia alla formale sovranità sull’Albania e sull’Etiopia.
1944
[modifica | modifica wikitesto]Gennaio
[modifica | modifica wikitesto]- Regi Decreti n.25 e 26 del 20 gennaio 1944 abolizione leggi razziali
Febbraio
[modifica | modifica wikitesto]- 11 febbraio - Badoglio sostituisce i ministri rimasti a Roma con un rimpasto.
Aprile
[modifica | modifica wikitesto]- 17 aprile - Il governo rassegna le sue dimissioni.
- 24 aprile - Si insedia il Governo Badoglio II.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tecnicamente la XXX legislatura della Camera dei fasci e delle corporazioni, essa fu soppressa (ed il Senato sospeso) il 2 agosto 1943, insieme al Gran Consiglio del Fascismo ed al Partito Nazionale Fascista, avviando così il Periodo costituzionale transitorio.
- ^ Il giuramento nelle mani del Re dei nuovi Ministri, in La Stampa, 28 luglio 1943.
- ^ quarantacinque giorni, governo dei, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 7 luglio 2023.
- ^ corriere.it
- ^ Enzo Forcella, La resistenza in convento, Einaudi, 1999, p. 65.
- ^ *** NORMATTIVA ***, su normattiva.it. URL consultato il 14 maggio 2020.
- ^ Presidenza del Consiglio dei Ministri. Comunicazioni, in "Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia", Parte prima, Serie speciale, n. 23, 29 aprile 1944, pp. 149-150.
- ^ Con delega per la Marina Mercantile.
- ^ Fino al 9 agosto 1943, Ministero delle corporazioni.
- ^ Con delega alle Ferrovie.
- ^ Con delega per le Poste ed i Telegrafi.
- ^ cfr. La gazzetta del Popolo, 27 luglio 1943.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Governo Badoglio I
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- I Governo Badoglio, su governo.it, Governo Italiano. URL consultato il 25 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2008).
- Museo Badoglio (pdf)
- Composizione I Governo Badoglio, su governo.it.