Charles Dekeukeleire

Charles Dekeukeleire (Fiammingo: Karel Dekeukeleire) (Ixelles, 27 febbraio 1905Werchter, 2 giugno 1971) è stato un regista e saggista belga.

Dekeukeleire è stato, insieme a Henri Storck, uno dei grandi pionieri del cinema belga, "il più grande precursore ed inventore dell'arte cinematografica belga"[1]. Fu fortemente ispirato dalla corrente del cinéma pur dell'avanguardia artistica francese, in particolare da Germaine Dulac.

Nato da genitori fiamminghi[2], si appassiona precocemente per il cinema. Studiò al Boniface College e da giovane era piuttosto tranquillo, introverso e serio, fortemente religioso.[3] Frequentò i cinema club, e presto si occupò di critica cinematografica dopo aver lasciato il college nel 1923, partecipando all'avanguardia letteraria e artistica negli anni venti del XX secolo, vicino alle teorie cinematografiche di Germaine Dulac.[4] Sue figure di riferimento sono Germaine Dulac, Jean Epstein, Marcel L'Herbier, Louis Delluc, ma anche Dziga Vertov et Sergej Michajlovič Ėjzenštejn[5].

Nei cinema club Dekeukeleire fu colpito, da Fièvre di Louis Delluc e da La roue di Abel Gance. All'inizio della sua carriera fu influenzato dalle teorie di Louis Delluc e dell'avanguardia francese con il suo estetismo e formalismo, il carattere lirico e il surrealismo.[3][4] Il suo primo film che rispettò queste tendenze fu il cortometraggio Combat de boxe (1927), lavoro di grande successo in Francia; realizzato in condizioni assai precarie ma con l'apporto di veri pugili, utilizza con virtuosismo tutte le risorse del nuovo linguaggio cinematografico. Accorto cinefilo, trae tuttavia la sua ispirazione anche dagli artisti plastici, quali Man Ray, Fernand Léger o Marcel Duchamp.

Prosegue le sue ricerche formali con Impatience (1928),[4] e da un'altra opera sperimentale, Histoire de détective (1929), nelle quali il regista intendeva creare poesie cinematografiche, invece che usare la macchina da presa per riprodurre la realtà, attribuiva soprattutto una funzione sociale alla cinematografia.[3]

Sempre negli anni '20 redige numerosi articoli per le riviste 7 Arts (una arguta pubblicazione animata dai fratelli Bourgeois, Pierre Bourgeois, il poeta, e Victor Bourgeois, architetto), Nouvelle Équipe, e Les dernières Nouvelles.

Tre film sperimentali d'avanguardia

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Nel 1927 Charles Dekeukeleire, avvalendosi dell'aiuto di Antoine Castille per la ripresa fotografica, realizza nella propria abitazione il film Combat de boxe, basato su una poesia di Paul Werrie. Per questa pellicola Dekeukeleire ingaggia dei pugili professionisti, fra i quali il campione belga dei pesi leggeri. L'alternanza brutale di scala dei piani di ripresa, l'uso della sovraimpressione, il susseguirsi di inquadrature molto brevi del pubblico (in negativo) e il combattimento (sotto un'angolatura estrema) fanno di questo film uno dei più minuziosamente costruiti di tutti gli anni '20.

Nella stessa location, gira, l'anno successivo, Impatience, il suo capolavoro, prossimo all'estetica del futurismo. Come ha dichiarato Dekeukeleire alla presentazione del film "lo sguardo dello spettatore deve adattarsi, lasciarsi scivolare all'interno del film per gustare gli avvenimenti, i tratti in rallentatore, i rivolgimenti, gli spasmi, le contrazioni che i vari frammenti, di durate che variano da 1/24º a 1/25º di secondo, producono. Il desiderio di un contatto carnale con la macchina da presa è alla base di questo film. In questo dramma con quattro personaggi (la Montagna, la Motocicletta, la Donna e i Blocchi astratti) il corpo meccanico, quello della motocicletta, è associato con insistenza al corpo femminile, dapprima vestito con abbigliamento in cuoio, poi nudo. Attraverso il montaggio filmico, Dekeukeleire decostruisce i due corpi, i cui vari pezzi si scambiano fra loro. Il risultato è una sorta di simbiosi moto/donna molto suggestiva, a tratti sensuale. Questi due personaggi, la Moto e la Donna, in seguito entrano in interazione con la Montagna e con i Blocchi astratti, come se il regista avesse avuto l'intenzione di mettere in scena delle analogie profonde fra il mondo umano, quello animale, quello vegetale e quello meccanico. Impatience ebbe la sua prima il 13 marzo 1928[6] al Cineclub di Ostenda, da poco istituito da Henri Storck.

Nel 1929 realizza Histoire de détective, una sorta di collage di ispirazione surrealista, la cui intricata vicenda è girata in soggettiva[7]. Il detective del film adopera una macchina da presa come strumento di indagine investigativa. La cinepresa, con la sua soggettività, diventa quindi il personaggio principale.

Questi primi tre film muti d'avanguardia hanno fatto sì che il regista venisse annoverato fra gli autori significativi della storia del cinema e dell'arte.

Il film Witte vlam (1930), dedicato ad un pellegrinaggio alla torre dell'Yser, chiude il periodo sperimentale di Dekeukeleire.

In seguito Dekeukeleire abbandonerà progressivamente l'avanguardia in favore della realizzazione di film commissionati e finanziati da istituzioni pubbliche o private. Per quanto nati da finalità pubblicitarie, questi documentari rimangono in ogni caso delle importanti testimonianze etnografiche. Nel 1936, per esempio, come già aveva fatto Antoine Castille e come di lì a poco farà Henri Storck, Charles Dekeukeleire realizza un documentario dedicato al folclore belga: Processions et carnavals (Processies en karnavals: questo cortometraggio, di 15 minuti, esiste in due versioni, una con la voce fuori campo in francese, una in olandese). Il regista trasporta lo spettatore dapprima a Bruxelles, in compagnia dei giganti Mieke e Janneke; poi ad Hakendover, dove i contadini bevono l'acqua miracolosa e dove il pellegrinaggio alla Vergine garantisce un buon raccolto; a Tournai, dove, una volta all'anno, si porta in processione il reliquiario di Sant'Eleuterio, il primo vescovo della città; a Thuin, per la sfilata militare di Saint-Roch; a Furnes, per la processione dei Penitenti; a Mons, per la festa di San Giorgio che abbatte il drago; ed infine a Binche per il famoso carnevale.

La filmografia del cineasta comprende circa 80 documentari (per committenti civili, industriali, turistici, etc.), fra i quali si distingue Thema's van de inspiratie (premiato com la medaglia d'oro alla 6ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 1938[8]), una ricerca delle equivalenze fra i paesaggi e la popolazione delle Fiandre e le grandi opere pittoriche degli artisti fiamminghi.

Dal 1932 al 1933 viene nominato corrispondente per il Belgio dalla società Gaumont e da Germaine Dulac, che controllano France-Actualités.

Dekeukeleire è parimenti uno dei grandi nomi del cinema coloniale belga, con un'opera che riflette lo spirito nonché i pregiudizi dei tempi, Verschroeide aarde (Terres brulées, 1934), che narra di una spedizione automobilistica nel Congo belga, e venne considerato il suo risultato più maturo.[4]

Due film di fiction interrompono la carriera di documentarista di Dekeukeleire. Nel 1937 realizza un dramma contadino intitolato Le Mauvais Œil, tratto dall'opera teatrale De vertraagde film (1922) di Herman Teirlinck, che ne cura la sceneggiatura, girato nei dintorni di Audenarde (nelle Ardenne fiamminghe) con attori non professionisti. Il secondo è il film di fantascienza del 1954, La chasse au nuage[9], il cui insuccesso mette in difficoltà il regista. Egli si rivolge dunque a due giornalisti (Antoine Allard e Armand Bachelier) per aiutarlo a scrivere delle scene altamente autoironiche, interpretate da Paul Frankeur (che, due anni prima, aveva recitato nell'unico lungometraggio di fiction di Henri Storck, Le Banquet des fraudeurs). Ciò non valse a salvare il film (ora rinominato Un nuage atomique), che non conobbe ulteriore diffusione. Questo insuccesso influì negativamente sul morale del cineasta, che si lamentava della mancanza di risorse finanziarie.

Nel 1950, in previsione delle riprese per La chasse au nuage, Dekeukeleire fece costruire a Waterloo un teatro di posa personale, con tanto di palcoscenici, studio di registrazione, laboratori per la costruzione della scenografia, ed anche alloggi per gli attori. Scontrandosi con diverse difficoltà tuttavia il cineasta iniziò a rivolgersi alla televisione (la Radiodiffusion-Télévision belge in lingua francese, RTB, e soprattutto la Vlaamse Radio-en Televisieomroep, VRT, la telediffusione pubblica belga di lingua olandese). Realizzerà della fiction e dei programmi televisivi.

Charles Dekeukeleire ha realizzato non meno di 100 film[10], esercitando nel contempo l'attività di critico cinematografico. Ha scritto L'émotion sociale e Le cinéma et la pensée (Édition Lumière, Bruxelles, 1947). È stato inoltre produttore di alcuni dei film su commissione, la regia dei quali ha affidato ad altri (come Le trouble-fête (1948) di Lucien Deroisy). Dalla fine del 1947 alla fine del 1950, Dekeukeleire si è avvalso, come assistente, di Jean Harlez[11].

Durante l'occupazione

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In un suo libro del 1999, Frédéric Sojcher cita una lettera datata 27 marzo 1941 e firmata da Antoon Van Dyck, direttore dell'Institut National de Radiotechnique de la Cinématographie (Inraci), organo che si era messo al servizio della propaganda nazista durante l'occupazione del Belgio da parte dei tedeschi nella seconda guerra mondiale. Van Dyck vi affermerebbe di "essersi assicurato la collaborazione di Charles Dekeukeleire e di Henri Storck, e di altre personalità competenti, al fine di creare una comunità di lavoro per il film culturale fiammingo"[12]. È dubbio se il fatto corrisponda a realtà, in ogni caso, pur collocando l'episodio nel suo contesto storico, rimane il fatto che Charles Dekeukeleire, come peraltro numerosi altri cineasti belgi, ha continuato a girare documentari sotto l'occupazione tedesca.

Charles Dekeukeleire si è sposato nel 1937. Il 26 novembre 1962, all'età di 57 anni, è stato vittima di un ictus cerebrale che lo ha reso parzialmente paralizzato. Si è allora ritirato nella propria casa di Werchter.

  • Réforme du cinéma (1930);
  • Afrique (1940);
  • L'émotion social (1942);
  • Le cinéma et la pensée (1947).

1927

1928

1929

1930

1931

1932

1934

1936

1937

1938

1939

1942

1943

1945

1946

1947

1948

1949

1950

1951

1952

1953

1954

1955

1956

1957

1958

1962

  • (FR) Guy Jungblut, Patrick Leboutte e Dominique Païni, Une encyclopédie des cinémas de Belgique, in Musée d’art moderne de la Ville de Paris, Parigi, Éditions Yellow Now, 1990.
  • (FR) Frédéric Sojcher, La kermesse héroïque du cinéma belge, 1999.
  • Sandro Bernardi, L'avventura del cinematografo, Venezia, Marsilio Editori, 2007.
  • Antonio Costa, Saper vedere il cinema, Bompiani, 1985.
  • Jean Mitry, Storia del cinema sperimentale, CLUEB, 2006.
  • René Prédal, Cinema: cent'anni di storia, Milano, Baldini+Castoldi, 2002.
  • (a cura di) Patrizia Vicinelli, Dossier sul cinema surrealista e sperimentale, in Fantazaria, anno II, n. 3-4, gennaio-febbraio 1967, pp. 60-82.

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN134477 · ISNI (EN0000 0000 5957 1685 · LCCN (ENno2009066501 · BNF (FRcb12704208x (data)