Notitia antiochena
La Notitia antiochena è l'unica Notitia episcopatuum conosciuta del patriarcato di Antiochia. Attribuita al patriarca Anastasio I (570),[1] scritta probabilmente in greco, è nota solo attraverso diverse recensioni.[2] Alcuni studiosi hanno cercato, nel corso del Novecento, di ricostruire l'archetipo, e credono che la Notitia corrisponda alla situazione del patriarcato antiocheno in tempi precedenti alla conquista islamica della Siria (634-638).
Contenuto
[modifica | modifica wikitesto]La Notitia antiochena riporta l'elenco delle diocesi appartenenti al patriarcato di Antiochia, suddivise per province ecclesiastiche. In essa si distinguono cinque classi di prelati sottoposti all'autorità del patriarca:[3]
- i grandi metropoliti, ossia i prelati a capo di una provincia ecclesiastica, a cui appartengono diverse diocesi suffraganee;
- i metropoliti autocefali, ossia prelati che dipendono direttamente dal patriarca e che non hanno nessun vescovo suffraganeo sotto la loro autorità;
- gli arcivescovi, che, come i precedenti, dipendono direttamente dal patriarca e non hanno nessun vescovo suffraganeo sotto la loro autorità, ma che occupano un rango inferiore rispetto ai metropoliti autocefali;
- i vescovi esenti, ossia non dipendenti da alcun metropolita, ma direttamente soggetti all'autorità del patriarca;
- infine i vescovi suffraganei, dipendenti da un grande metropolita.
La Notitia secondo Vailhé
[modifica | modifica wikitesto]A partire dalle diverse recensioni note, Siméon Vailhé è stato il primo a cercare di ricostruire il testo originale della Notitia antiochena nel 1907, nella pagine della rivista Echos d'Orient, pubblicandola in una traduzione in francese.[4]
Secondo la sua ricostruzione, la Notitia comprende in tutto 151 sedi episcopali, così distribuite:
- 12 sedi metropolitane: Tiro, Tarso, Edessa, Apamea, Gerapoli, Bosra, Anazarbo, Seleucia, Damasco, Amida, Sergiopoli, Dara;
- 5 metropolie autocefali: Berito, Emesa, Laodicea, Samosata, Cirro;
- 7 arcidiocesi autocefale: Berea, Calcide, Seleucia Pieria, Anasarta, Palto, Gabala, Gabula;
- 2 diocesi esenti: Salamia e Barcuso;
- 125 diocesi suffraganee, così distribuite tra le 13 sedi metropolitane patriarcali:
- 13 nella provincia di Tiro: Porfireone, Arca, Tolemaide, Sidone, Sarepta, Biblo, Botri, Ortosia, Arado, Antarado, Paneas, Raclea e Tripoli;
- 7 nella provincia di Tarso: Adana, Sebaste, Pompeopoli, Mallo, Augusta, Corico e Zefirio;
- 11 nella provincia di Edessa: Birta, Costantina, Carre, Marcopoli, Batne, Tell-Mahrê, Emeria, Circesio, Dausara, Callinico e Nea Valenzia;
- 7 nella provincia di Apamea: Epifania, Seleucobelo, Larissa, Balanea, Mariamme, Rafanea e Aretusa;
- 9 nella provincia di Gerapoli: Zeugma, Sura, Barbalisso, Neocesarea, Perre, Urima, Doliche, Germanicia e Europo;
- 19 nella provincia di Bosra: Gerasa, Filadelfia, Adraa, Medaba, Esbo, Damunda, Zorava, Erra, Neve, Eutime, Costanza, Parembole[5], Dionisiade, Canota, Massimianopoli, Filippopoli, Crisopoli, Neila e Lorea[6]
- 8 nella provincia di Anazarbo: Epifania, Alessandretta, Irenopoli, Flavia, Roso, Mopsuestia, Castabala e Egea;
- 24 nella provincia di Seleucia: Claudiopoli, Diocesarea, Olba, Dalisando, Sebela, Celenderi, Anemurio, Tiziopoli, Lamo, Antiochia Minore, Nefeli, Cestro, Selinonte, Jotapa, Filadelfia, Irenopoli, Germanicopoli, Musbanda, Domeziopoli, Sbida, Zenopoli, Adraso, Meloe e Neapoli;
- 11 nella provincia di Damasco: Eliopoli, Abila, Laodicea, Evaria, Conocora, Jabruda, Danaba, Corada, Arlane, Parembole e Palmira;
- 8 nella provincia di Amida: Martiropoli, Ingila, Belabitene, Arsamosata, Sofene, Kitharis, Cefa e Zeugma;
- 5 nella provincia di Sergiopoli: Zenobia, Orizone, Serigene, Orogizo (o Ragizo) e Agrippia;
- 3 nella provincia di Dara: Teodosiopoli o Resaina, Rando e Nasala.
La Notitia secondo Honigmann
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni anni dopo, nel 1925, lo studioso Ernest Hornigmann ha pubblicato in greco una nuova ricostruzione della Notitia antiochena originale, a partire da un numero maggiore di recensioni a sua disposizione.[7] Egli ricostituisce un elenco di 153 sedi episcopali, così distribuite:
- 12 sedi metropolitane: Tiro, Tarso, Edessa, Apamea, Gerapoli, Bosra, Anazarbo, Seleucia, Damasco, Amida, Sergiopoli, Dara;
- 4 metropolie autocefali: Berito, Emesa, Laodicea, Cirro;
- 7 arcidiocesi autocefale: Berea, Calcide, Gabala, Seleucia Pieria, Anasarta o Teodoropoli, Palto, Gabula;
- 2 diocesi esenti: Salamia e Barcuso;
- 128 diocesi suffraganee, così distribuite tra le 13 sedi metropolitane patriarcali:
- 13 nella provincia di Tiro: Porfireone, Arca, Tolemaide, Sidone, Biblo, Botri, Ortosia, Arado, Antarado, Paneas, Raclea, Tripoli e Sarepta;
- 6 nella provincia di Tarso: Adana, Sebaste, Pompeopoli, Mallo, Augusta e Corico;
- 12 nella provincia di Edessa: Birta, Maratha[8], Carre, Costantina, Marcopoli, Batne, Tell-Mahrê, Emeria, Circesio, Dausara, Callinico e Nea Valenzia;
- 7 nella provincia di Apamea: Epifania, Seleucobelo, Larissa, Balanea, Mariamme, Rafanea e Aretusa;
- 11 nella provincia di Gerapoli: Zeugma, Sura, Barbalisso, Neocesarea, Perre, Urima, Doliche, Germanicia, Europo, Oragizo e Samosata;
- 20 nella provincia di Bosra: Gerasa, Filadelfia, Adraa, Medaba, Esbo, Dalmunda, Zorava, Erra, Neve, Alamusa, Costantina, Eutime, Parembole, Dionisiade, Canota, Massimianopoli, Filippopoli, Crisopoli, Neila e Dorea;
- 8 nella provincia di Anazarbo: Epifania, Alessandretta, Irenopoli, Flavia, Roso, Mopsuestia, Castabala e Egea;
- 24 nella provincia di Seleucia: Claudiopoli, Diocesarea, Olba, Dalisando, Sebela, Celenderi, Anemurio, Tiziopoli, Lamo, Antiochia Minore, Nefeli, Cestro, Selinonte, Jotapa, Filadelfia, Irenopoli, Germanicopoli, Musbanda, Domeziopoli, Sbida, Zenopoli, Adraso, Meloe e Neapoli;
- 11 nella provincia di Damasco: Eliopoli, Abila, Palmira, Laodicea, Evaria, Conocora, Jabruda, Danaba, Corada, Arlane e diocesi dei Saraceni;
- 8 nella provincia di Amida: Martiropoli, Ingila, Belabitene, Arsamosata, Sofene, Kitharis, Cefa e Zeugma;
- 5 nella provincia di Sergiopoli: Agrippia, Zenobia, Orizone, Serigene e Orthalea;
- 3 nella provincia di Dara: Teodosiopoli, Tur Abdin e Mnasubio.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (DE) Honigmann, Honigmann, Studien zur Notitia Antiochena, p. 60.
- ^ (FR) Laurent, La Notitia d’Antioche. Origine et tradition, pp. 69-77.
- ^ (FR) Vailhé, Une "Notitia episcopatuum" d’Antioche du Xe siècle, pp. 91-92.
- ^ (FR) Vailhé, La "Notitia Episcopatuum" d’Antioche du patriarche Anastase, pp. 144-145.
- ^ Sede indicata con il beneficio del dubbio da Vailhé. In un suo studio precedente, lo stesso autore ritiene che la presenza di Parembole in questa Notitia sia un errore di interpolazione. (FR) Siméon Vailhé, La province ecclésiastique d'Arabie, in Échos d'Orient, tome 2, nº 4 (1899), p. 171.
- ^ Indicata da Vailhé con il beneficio del dubbio.
- ^ (EL, DE) Hornigmann, Studien zur Notitia Antiochena, pp. 73-75.
- ^ Località nei pressi di Samosata, luogo di nascita di Daniele lo Stilita. È menzionata nella Notitia in una sola recensione. Cf. Honigmann, cit., p. 77.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Siméon Vailhé, Une "Notitia episcopatuum" d’Antioche du Xe siècle, Échos d'Orient, tome 10, nº 63, 1907, pp. 90-101
- (FR) Siméon Vailhé, La "Notitia Episcopatuum" d’Antioche du patriarche Anastase, Échos d'Orient, tome 10, nº 64, 1907, pp. 139-145
- (FR) Siméon Vailhé, Les recensions de la "Notitia episcopatuum" d’Antioche du patriarche Anastase, Échos d'Orient, tome 10, nº 67, 1907, pp. 363-368
- (DE) Ernest Honigmann, Studien zur Notitia Antiochena, Byzantinische Zeitschrift, nº 25, 1925, pp. 60-88
- (FR) Robert Devreesse, Le Patriarcat d'Antioche depuis la paix de l'église jusqu'a la conquête arabe, Paris, 1945, pp. 305-312
- (FR) Vitalien Laurent, La Notitia d’Antioche. Origine et tradition, Revue des études byzantines 5 (1947), pp. 67-89
- (EN) Ernest Honigmann, The Patriarchate of Antioch: A Revision of Le Quien and the Notitia Antiochena, Traditio 5 (1947), pp. 135-162