Palazzo Bergomi
Palazzo Bergomi | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | Emilia-Romagna |
Località | Mirandola |
Indirizzo | Piazza della Costituente / via Felice Cavallotti |
Coordinate | 44°53′14.06″N 11°03′56.92″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | XV secolo |
Ricostruzione | 1841, 1865, 2015 |
Stile | rinascimentale |
Piani | 2 |
Il Palazzo Bèrgomi è uno storico edificio quattrocentesco di Mirandola, in provincia di Modena, caratterizzato da un portico e decorazioni in terracotta in stile rinascimentale.[1]
Situato nell'angolo sud-occidentale di piazza della Costituente, il palazzo riprende lo stile del vicino Palazzo comunale e la sua imponenza ed eleganza architettonica rispecchia la potenza economico-politica che fu dell'antica famiglia proprietaria dell'edificio, originaria della città di Bergamo.
Il passaggio coperto del palazzo è comunemente chiamato "portico dell'Unica", in ricordo dell'omonimo negozio di dolciumi (prodotti dall'Unione Nazionale Industrie Cioccolato ed Affini) che un tempo era lì collocato.
Storia
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L'origine del palazzo, già appartenuto alla famiglia Buffali, non è nota con certezza, tuttavia alcuni documenti conservati presso l'archivio della Congregazione di Carità di Modena, registrano la presenza a metà del XV secolo di una ricca famiglia di notai chiamati Sàssoli de' Bergami, cioè originari della città di Bergamo, di cui in seguito presero e mantennero il loro cognome (Bergami o Bergomi).[2] La nobile famiglia fu elevata al titolo comitale dai Pico e fra i principali membri della famiglia, si ricordano il medico-filosofo Cristoforo Bergomi, allievo di Antonio Cittadini da Faenza, e il canonico letterato Giuseppe Bergomi.[3]
Un cronista anonimo descrisse uno scontro a fuoco avvenuto sotto il portico del palazzo nel 1518 tra i seguaci mirandolesi di Giovanni Francesco II Pico della Mirandola e quelli concordiesi di Galeotto II Pico:
Il palazzo è poi citato in un rogito del 1º luglio 1611, in cui il principe Alessandro I Pico, desideroso di istituire un Duomo nella città della Mirandola (la quale all'epoca dipendeva ancora dalla Pieve di Quarantoli), si impegnò a pagare la somma di 150 scudi annui ad alcuni membri della Compagnia di Gesù, affinché si stabilissero nel palazzo Collevati, a fianco di Casa Bergomi.[4]
Il portico del palazzo rimase aperto per molto tempo, viste le successive sottoarcate realizzate anticamente per stabilizzare l'edificio, ma in seguito fu chiuso in epoca imprecisata per realizzarne spazi per botteghe.[2]
Nel 1638 Alessandro Bergami, ultimo discendente senza figli della famiglia, dispose per testamento che l'antico palazzo fosse trasformato in sua memoria nel Convento Alessandrino, da destinarsi a monastero delle suore cappuccine, ma il palazzo non venne ritenuto idoneo. Dopo essere stato rifiutato anche dai frati domenicani, il palazzo divenne sede dei Padri Serviti dal 12 agosto 1675 e fino al 1768.[2]
Nel 1841 il nuovo proprietario Giovanni Montanari fece restaurare la facciata del palazzo, ma la Commissione d'ornato lo obbligò a ripristinare gli antichi davanzali. Pochi anni dopo, nel 1865 l'ingegnere Grazio Montanari coprì il portico meridionale con una parete bugnata sormontata da cordone, oltre a rifare il cornicione, le finestre e il paramento murario.[2]
Dopo l'Unità d'Italia, il 27 settembre 1863 venne istituita con regio decreto la nuova Cassa di risparmio di Mirandola, aperta ufficialmente il 1º gennaio 1864 presso il palazzo Bergomi, a fianco del palazzo municipale. Il progressivo espandersi degli affari portò al trasferimento della banca presso l'attuale palazzo in stile liberty, realizzato nel 1911-1912 in piazza Giacomo Matteotti.[5]
Nel 1922 vennero riaperti i portici del palazzo.[6]
In epoca fascista fu sede del Partito nazionale fascista e dell'Unione provinciale fascista degli agricoltori.
Il palazzo è stato danneggiato dal terremoto dell'Emilia del 2012; i lavori di ripristino e miglioramento antisismico si sono conclusi nel marzo 2016.[7]
- Telegrafo e Cassa di risparmio (1904)
- Palazzo Bergomi nel 1909
- Finestra in primo piano (1909)
- Palazzo in epoca fascista
- Piazza della Costituente
- Portico di via Cavallotti
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]Il palazzo è caratterizzato da forme rinascimentali ispirate all'architettura lombarda e ferrarese.[8]
Al piano terra è presente un alto porticato con nove arcate a tutto sesto (cinque sul lato della piazza e quattro nella facciata meridionale).
Le due facciate in mattone a vista del piano nobile sono decorate ognuna da tre bifore e mezza e sono ornate da formelle in terracotta con motivi floreali rinascimentali.[9]
L'ultimo piano è caratterizzato da tredici piccole monofore, anch'esse impreziosite da ornamenti in cotto.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Mirandola, in Emilia Romagna, collana Guide rosse, Touring Club Italiano, 1991, p. 378.
- ^ a b c d Zucchini, p. 71.
- ^ Felice Ceretti, Biografie mirandolesi, Mirandola, C. Grilli, 1901, pp. 44-60.
- ^ Girolamo Tiraboschi, Notizie biografiche e letterarie in continuazione della Biblioteca modonese, Tomo III, Tipografia Torreggiani e compagno, 1835, p. 170.
- ^ Giulia Paltrinieri, La banca dei mirandolesi. La Cassa di Risparmio di Mirandola (1863-2000), Mirandola, Cassa di Risparmio di Mirandola, 2000.
- ^ Vanni Chierici, Mirandola – Antichi palazzi, su Al Barnardon, 9 aprile 2016. URL consultato il 17 marzo 2019 (archiviato il 18 ottobre 2019).
- ^ E la città si “riprende” i portici di Palazzo Bergomi, su sulpanaro.net, 27 marzo 2016. URL consultato il 18 marzo 2019 (archiviato il 27 marzo 2016).
- ^ Zucchini, p. 72.
- ^ Modena e provincia: le regge del ducato estense, Carpi, Vignola, Nonantola, Touring club italiano, 1999, p. 69.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Guido Zucchini, Progetto di ristauro per l'antica Casa Bergami ora Cassa di Risparmio di Mirandola, in L'Edilizia Moderna, Anno XVIII, fasc. VIII, Milano, agosto 1909, pp. 70-72.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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