Portulaca oleracea

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Portulaca oleracea
Portulaca oleracea
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
OrdineCaryophyllales
FamigliaPortulacaceae
GenerePortulaca
SpecieP. oleracea
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseCaryophyllidae
OrdineCaryophyllales
FamigliaPortulacaceae
GenerePortulaca
SpecieP. oleracea
Nomenclatura binomiale
Portulaca oleracea
L.
Nomi comuni

portulaca, porcellana

Portulaca oleracea coltivata in vaso

La portulaca (Portulaca oleracea L.), detta anche porcellana[2] o porcacchia,[3] o erba fratesca, è una pianta appartenente alla famiglia Portulacaceae[4]. Commestibile, viene usata in cucina fin dall'antichità.

In estate sbocciano piccoli fiori gialli che si aprono solo quando c'è il sole per poi chiudersi di notte, seguiti da moltissimi semi. Ha foglie e fusti carnosi. I fiori sono bottinati dalle api, le quali raccolgono discrete quantità di nettare e polline. La portulaca è una erbacea annuale, raccolta perché commestibile e contenente molto omega-3 e vitamine A e C.

Distribuzione e habitat

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Di probabili origini asiatiche, nella medicina dell'antico Egitto era utilizzata come erba medicinale, mentre era coltivata durante il Medioevo nei Paesi Arabi e nel Bacino del Mediterraneo, soprattutto in Spagna. In Arabia Saudita, Emirati Arabi e Yemen, sono coltivate diverse varietà di portulaca della sottospecie sativa.

La portulaca è un'erba molto comune in orti e campi, alcuni la considerano infestante, ma oltre a queste zone è raramente presente, cioè dove non vien lavorato il terreno, perché cresce solo in suoli sciolti e permeabili.

Denominazione

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È nota nelle diverse regioni con diversa denominazione: purselana (Liguria)[5], erba grassa (Lombardia)[5], purzlana (Emilia)[5], sportellecchia (Toscana)[5], precacchia (Abruzzo)[5], perchiacca (Basilicata)[5], chiaccunella (Campania)[5], andraca (Calabria)[5], purciaca (Sicilia)[5], barzellana (Sardegna)[5], porcacchia (Lazio)[5].

Uso alimentare e culinario

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Raccolta allo stato spontaneo, o talvolta coltivata, viene consumata da tempi remoti come erba aromatica nelle regioni mediterranee[6]. La cultura medievale attribuiva alla pianta un valore apotropaico e la riteneva tenere lontani gli spiriti maligni[6]. Se ne riporta l'uso culinario alla corte di Luigi XIV, il Re Sole, ma nel tempo l'ingrediente è caduto nel dimenticatoio, prima di una nuova riscoperta.[6]. Negli Emirati Arabi la varietà coltivata è reperibile in molti negozi di ortaggi per essere utilizzata come insalata. Nelle regioni dell'Italia meridionale raccolta negli orti come spontanea, veniva venduta alla rinfusa da ambulanti durante gli anni 1950 – 1960.

Sono di interesse alimentare i germogli e le foglie crude, carnosette e dal sapore acidulo, da consumarsi in insalate[5][6], alle quali conferiscono (in modo simile alla rucola) un superiore mordente[6]. Sono utilizzate anche per preparare minestre[5] saporite e rinfrescanti e si possono conservare sottaceto. Entrano anche come ingredienti di frittate e ripieni[5].

Cucina regionale italiana

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Nella cucina napoletana era un tempo raccolta insieme alla rucola da piante che crescevano spontaneamente e venduta da ortolani ambulanti. Rucola e pucchiacchella costituivano un binomio quasi inscindibile tra gli ingredienti dell'insalata.

Nella cucina toscana viene utilizzata per fare un tipico piatto povero estivo, la panzanella.

Nella cucina romana la portulaca, o porcacchia, appartiene a quel misto di varie verdure, domestiche e selvatiche, che sono consumate crude in insalata sotto il nome di misticanza o insalata di mescolanza. Anticamente questa misticanza la portavano a casa i frati passando a chiedere l'obolo alle famiglie: in Corsica, la portulaca viene tuttora chiamata “erba fratesca”.

Nella cucina siciliana, 'a purciddana è usata per la preparazione di insalate, come l'Insalata ferragostana con pomodori, cetrioli, cipolle stemperate in olio, aceto e sale; oppure nell'insalata con verdure lesse, dove le foglie e i giovani germogli sono usati con patate bollite e cipolle al forno. Altro uso è quello di preparare piccola frittelle di Purciddana, in cui le cime della pianta - intinte in una pastella di acqua e farina - sono fritte singolarmente in olio ben caldo e poi servite come stuzzichini o antipasti.

Nella cucina pugliese, in particolare nella tradizione contadina di Bisceglie, viene consumata insieme ai pomodorini, condita con olio e aceto, talvolta per accompagnare il pane raffermo bagnato chiamato cialda o cialdella (cialdidde).

Usi medicinali

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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

La portulaca è un'erba officinale e un'erba medicinale. Al consumo della portulaca sono ascritte proprietà depurative, dissetanti[5] e diuretiche[5][6] e antidiabetiche[6].

Negli anni, sono state scoperte notevoli proprietà nutritive e medicinali: è una fonte vegetale di acidi grassi polinsaturi del tipo omega-3[6] (che svolgono un ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari) di cui contiene modeste quantità, e di acido α-linolenico; possiede un elevato contenuto di proteina cruda e di polisaccaridi idrosolubili, una buona tolleranza alla salinità e una discreta capacità di accumulo di metalli pesanti.

Un impacco di foglie è usato in caso di foruncoli, punture d’api ed eczema.[7]

  1. ^ (EN) Diop, F.N. & Naas, M. 2020, Portulaca oleracea, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 10 dicembre 2021.
  2. ^ porcellana, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ porcacchia, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ (EN) Portulaca oleracea, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 10 dicembre 2021.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Giulia Fulghesu, Mangiare mediterraneo. Alimentazione biologica e cucina energetica., Tecniche nuove, 1998 ISBN 978-88-481-0333-6 (p. 90)
  6. ^ a b c d e f g h Henning Seehusen, Erbe in cucina, Gremese editore, 2002 ISBN 978-88-7944-571-9 (p. 94)
  7. ^ https://pfaf.org/user/Plant.aspx?LatinName=Portulaca+oleracea

Voci correlate

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Altri progetti

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