Superammasso della Corona Boreale
Superammasso della Corona Boreale Superammasso di galassie | |
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Dati osservativi | |
Costellazione | Corona Boreale |
Ascensione retta | 15h 25m 00s |
Declinazione | +29° 30′ 00″ |
Distanza | 964 milioni di a.l. (265,5 milioni di pc) |
Caratteristiche fisiche | |
Tipo | Superammasso di galassie |
Caratteristiche rilevanti | numero ammassi: 7 |
Altre designazioni | |
SCl 158, CrB Supercluster, [EET94] SCG 90, [LTS2012] 234+036+0065 | |
Mappa di localizzazione | |
Categoria di superammassi di galassie |
Il Superammasso della Corona Boreale è un superammasso di galassie situato nella costellazione della Corona Boreale ed è il più importante esempio, nel suo genere, nell'emisfero boreale.[1]
Denso e compatto a confronto con altri superammassi, si è calcolato che la sua massa sia compresa tra 0,6 e 12 × 1016 masse solari. Contiene gli ammassi galattici Abell 2056, Abell 2061, Abell 2065 (questo il più massiccio del superammasso), Abell 2067, Abell 2079, Abell 2089 e Abell 2092. Di questi, gli ammassi Abell 2056, 2061, 2065, 2067 e 2089 sono legati gravitazionalmente e sono nella fase di collasso per formare un grosso ammasso.[2] Questa entità ha una massa stimata in circa 1 × 1016 masse solari. Se è presente massa all'interno dell'ammasso, allora Abell 2092 può esserne coinvolto.[2]
Si stima che il superammasso abbia un'estensione di 100 megaparsec (330 milioni di anni luce) ed una profondità di 40 megaparsec (130 milioni di anni luce).[1] Ha un redshift di 0.07,[3] che equivale ad una distanza dalla Terra di circa 265,5 megaparsec (964 milioni di anni luce).
Storia osservativa
[modifica | modifica wikitesto]Gli astronomi C. Donald Shane e Carl A. Wirtanen furono i primi a notare una concentrazione di galassie in questa regione nel corso di campagne osservative delle strutture extragalattiche su larga scala.[4]
George Abell fu il primo a notare la presenza di cosiddetti "ammassi di secondo ordine", definiti come "ammassi degli ammassi" nella prima stesura del suo Catalogo Abell in 1958.[5] Postman e colleghi furono i primi a studiare in dettaglio il superammasso nel 1988, calcolandone la massa in 8.2 × 1015 masse solari, e rilevando gli ammassi Abell 2061, Abell 2065, Abell 2067, Abell 2079, Abell 2089 e Abell 2092.
Abell 2124 dista 33 megaparsec (110 milioni di anni luce) dal centro del superammasso e ne è stato considerato, da alcuni studiosi, facente parte del gruppo.[3] Abell 2069 si trova nelle vicinanze ma più distante e ne è solo visualmente associato.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Marini, F.; Bardelli, S.; Zucca, E.; De Grandi, S.; Cappi, A.; Ettori, S.; Moscardini, L.; Tormen, G.; Diaferio, A., BeppoSAX temperature maps of galaxy clusters in the Corona Borealis supercluster: A2061, A2067 and A2124, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 353, n. 4, 2004, pp. 1219–30, Bibcode:2004MNRAS.353.1219M, DOI:10.1111/j.1365-2966.2004.08148.x, arXiv:astro-ph/0406538.
- ^ a b Pearson, David W.; Batiste, Merida; Batuski, David J., The Largest Gravitationally Bound Structures: The Corona Borealis Supercluster - Mass and Bound Extent, in Mon. Not. R. Astron. Soc., vol. 441, n. 2, pp. 1601–1614, Bibcode:2014MNRAS.441.1601P, DOI:10.1093/mnras/stu693, arXiv:1404.1308.
- ^ a b Postman, M.; Geller, M. J.; Huchra, J. P., The dynamics of the Corona Borealis supercluster, in Astronomical Journal, vol. 95, 1988, pp. 267–83, Bibcode:1988AJ.....95..267P, DOI:10.1086/114635.
- ^ Shane, C. Donald; Wirtanen, Carl A., The distribution of extragalactic nebulae, in Astronomical Journal, vol. 59, 1954, pp. 285–303, Bibcode:1954AJ.....59..285S, DOI:10.1086/107014.
- ^ Abell, George O., The distribution of rich clusters of galaxies. A catalogue of 2712 rich clusters found on the National Geographic Society Palomar Observatory Sky Survey, in The Astrophysical Journal Supplement Series, 3, vol. 3, 1958, pp. 211–88, Bibcode:1958ApJS....3..211A, DOI:10.1086/190036.