Federico Martinengo
Federico Carlo Martinengo | |
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Nascita | Roma, 18 luglio 1897 |
Morte | Alto Tirreno, 9 settembre 1943 |
Cause della morte | Caduto in combattimento |
Luogo di sepoltura | Cimitero di La Spezia |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regia Marina |
Corpo | Servizio Aeronautico della Regia Marina |
Reparto | nave da battaglia Dante Alighieri 260ª Squadriglia |
Anni di servizio | 1911-1943 |
Grado | Contrammiraglio |
Guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Battaglie | Battaglia di Punta Stilo |
Comandante di | 253ª Squadriglia 260ª Squadriglia 256ª Squadriglia incrociatore leggero Muzio Attendolo |
Decorazioni | qui |
Studi militari | Regia Accademia Navale di Livorno |
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Federico Carlo Martinengo (Roma, 18 luglio 1897 – Mar Tirreno, 9 settembre 1943) è stato un ammiraglio e aviatore italiano, che fu Asso dell'aviazione da caccia, accreditato di 5 abbattimenti durante la prima guerra mondiale, e si distinse anche particolarmente nel corso della seconda, cadendo eroicamente in combattimento il 9 settembre 1943. Insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria, di due Medaglie d'argento per altrettante azioni in Mare Adriatico nella Grande Guerra e di una Croce di guerra al valor militare. La Marina Militare Italiana ha dedicato al contrammiraglio Martinengo la fregata missilistica Federico Martinengo (F 596).
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Roma,[2] il 18 luglio 1897[3] discendente di un'antica e nobile famiglia,[N 1] figlio di Filippo e Angela Gallo. Dopo aver completato gli studi presso il Liceo Torquato Tasso, nel settembre del 1911 fu ammesso a frequentare, come allievo guardiamarina, la Regia Accademia Navale di Livorno.[2] Distintosi negli studi, durante una delle crociere di istruzione estive ebbe modo di prendere parte brevemente alla guerra italo-turca a bordo dell'incrociatore scuola Flavio Gioia.[N 2] In seguito effettuò imbarchi sulle navi Amerigo Vespucci ed Etna,[2] passando quindi sulla nave da battaglia Dante Alighieri.[4] Il 24 maggio 1915, giorno dell'entrata in guerra del Regno d'Italia contro l'Impero Austro-ungarico, fu nominato guardiamarina.[2] Prese parte alle prime operazioni navali imbarcato sulla corazzata Conte di Cavour, passando quindi sulla nave da trasporto Trinacria.[5] Il 27 dicembre dello stesso anno fu promosso sottotenente di vascello, ed ammesso a frequentare la Scuola di aviazione[4] della Regia Marina di Taranto.[5] Dopo aver conseguito i brevetti di pilota di idrovolante e osservatore d'aeroplano a bordo di un idro Curtiss, il 16 settembre 1916[4] fu assegnato alla Regia Stazione Idrovolanti di Venezia.[N 3]
In qualità di osservatore a bordo del velivolo FBA pilotato dal 2° Capo timoniere Pietro Valdimiro ebbe modo di conseguire la sua prima vittoria aerea il 16 ottobre 1916,[5] abbattendo un idrovolante nemico nei pressi di Rovigno.[5] Durante il rientro alla base il suo velivolo dovette ammarare a causa di un guasto al propulsore, e fu preso a rimorchio dalla torpediniera 15 OS che lo rimorchiò fortunosamente a Venezia.[5] La sua seconda vittoria in qualità di osservatore a bordo del velivoli pilotato dal 2° capo Daniele Minciotti, ottenuta in collaborazione con il pilota francese Paul Xavier Garros, la conseguì il 23 ottobre su Caorle quando abbatté un idrovolante Lohner.[5] L'11 novembre dello stesso anno divenne comandante della 1ª Squadriglia, divenuta successivamente 253ª Squadriglia, di stanza all'isola di Gorgo nella laguna di Grado dotata di FBA Type H e Macchi L.3, incarico che mantenne fino al 5 agosto 1917.[5] Rimase ancora in servizio presso la 253ª Squadriglia,[5] ora al comando del tenente di vascello Aldo Pellegrini, fino al 1º novembre quando passò alla neocostituita 260ª Squadriglia[N 4] dotata dei nuovi Macchi M.5.[5] Nel mese di dicembre assunse il comando della 260ª Squadriglia,[6] e il 21 febbraio 1918 fu promosso al grado di tenente di vascello.[6] Il 4 maggio di quell'anno, durante una missione di scorta ad un ricognitore[N 5] abbatté 3 velivoli Hansa-Brandenburg W.18[6] nello stesso giorno.[N 6] L'8 giugno 1918 abbandonò il comando dell'unità per diventare Direttore dei Corsi Speciali presso la Scuola Idrovolanti di Bolsena.[6] Il 14 settembre dello stesso anno divenne comandante della 256ª Squadriglia Idrovolanti di Otranto.[7] Al termine del conflitto aveva eseguito 172 missioni belliche,[6] abbattuto cinque velivoli nemici, ed era stato decorato con due Medaglie d'argento[7] e una Croce di guerra al valor militare.[3]
Dopo la fine della guerra la stazione fu smantellata,[4] ed egli assunse il comando della nuova Stazione Idrovolanti[N 7] creata a Curzola.[7] Nel febbraio 1919 passò al comando della Stazione Idrovolanti di Sebenico,[N 8] dove il 14 settembre effettuò il suo ultimo volo a bordo di un Macchi M.8.[7] Tornato ad imbarcarsi sulle unità di superficie, nel 1927 fu promosso capitano di corvetta, e nel 1932 capitano di fregata.[7] A quell'epoca era già comandante del Distaccamento Marina di Tien Tsin,[3] in Cina,[3] incarico mantenuto dal 1931 al 1933. Rientrato in Italia, dal 1935 al 1936 rimase in servizio presso la Scuola di Guerra Marittima di Livorno.[4] Nel 1937 fu promosso capitano di vascello, e in quell'anno assunse il comando della base navale di Lero, nel Dodecaneso.[7] Il 17 maggio 1938 convolò a giuste nozze con la signorina Angela Maria Lante della Rovere,[7] per assumere già il 28 dello stesso mese il comando dell'incrociatore leggero Muzio Attendolo.[4] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, il 9 luglio successivo partecipò alla battaglia di Punta Stilo e a numerose altre azioni navali fino al dicembre di quell'anno quando sbarcò definitivamente. Il 23 gennaio 1941 assunse l'incarico di Comandante in capo del Dipartimento Marittimo dello Jonio e del Basso Adriatico con Quartier generale a Taranto.[7] Il 18 maggio 1942 fu elevato al rango di contrammiraglio, e il 12 marzo 1943 assunse il Comando Superiore delle Forze Antisommergibile con sede a La Spezia.[7]
L'8 settembre 1943 entrò in vigore l'armistizio con gli Alleati, e fu incaricato di trasferire le unità antisommergibili al suo comando nell'Alto Tirreno. Verso metà mattinata del 9 settembre la crescente presenza di truppe tedesche a La Spezia lo indusse a lasciare il porto al comando di due vedette antisommergibili, le VAS 234, sua nave di bandiera, e VAS 235 (c.c. Eugenio Henke).[7] Quando le unità italiane giunsero all'altezza dell'isola di Gorgona furono intercettate da due dragamine tedeschi,[7] le unità R212 e R215,[N 9] salpate da Livorno per intercettare le unità italiane. Dopo il rifiuto di queste ultime a fermarsi le unità tedesche aprirono il fuoco, e nel furioso combattimento[7] che ne seguì egli cadde mentre era al timone dell'unità.[N 10] Riparate a Cala Scirocco le due VAS, mentre anche i dragamine tedeschi rientravano a Livorno con gravi danni e numerosi morti e feriti a bordo, ebbero destini diversi.[7] La VAS 234 esplose[N 11] dopo che il suo equipaggio era riuscito ad allontanarsi, mentre la VAS 235, riparati sommariamente i danni, raggiunse[N 12] Porto Torres il 23 settembre. La salma del contrammiraglio fu recuperata dal relitto della nave il 14 settembre e tumulata con gli onori militari nel cimitero della Gorgona, da dove, su richiesta della vedova, fu traslata negli anni ottanta nel settore militare del Cimitero di La Spezia.[7] Per il suo eroico comportamento nel combattimento del 9 settembre 1943 gli fu assegnata la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria,[7] mentre il suo nome è stato dato a una via di Fiumicino.
Le vittorie
[modifica | modifica wikitesto]- 16 ottobre 1916, contro un idrovolante austroungarico, presso Rovigno
- 23 ottobre 1916, contro un Lohner (L138), presso Caorle
- 4 maggio 1918, contro un Hansa-Brandeburg W.18, sul Golfo di Trieste
- 4 maggio 1918, contro un Hansa-Brandeburg W.18, sul Golfo di Trieste
- 4 maggio 1918, contro un Hansa-Brandeburg W.18, sul Golfo di Trieste
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Decreto Luogotenenziale 9 novembre 1916.
— Decreto Luogotenenziale 11 ottobre 1917.
— Determinazioni del 1 giugno 1942.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tra i suoi antenati si ricorda Nestore Martinengo che combatté nel 1571 durante l'assedio di Famagosta (Cipro), scampando al successivo massacro di prigionieri da parte dei turchi e facendo in seguito ritorno a Venezia.
- ^ Un incrociatore di circa 2.000 tonnellate facente parte della Divisione Istruzione al comando del contrammiraglio De Bono.
- ^ Andò in volo per la prima volta da solo a bordo di un idro Macchi L.118 il giorno successivo, 17 settembre.
- ^ Costituita a Venezia il 28 ottobre 1917.
- ^ Quel giorno decollarono 4 Macchi M.5, uno dei quali doveva eseguire una ricognizione fotografica sul Golfo di Trieste.
- ^ Le vittorie furono conseguite in compartecipazione con il sottotenente di vascello Umberto Calvello, il secondo capo Guido Jannello e il marinaio pilota Giuseppe Pagliacci e il secondo capo Andrea Rivieri.
- ^ In precedenza era stata una Flugstutzpunkt dell'aviazione di marina austro-ungarica.
- ^ Situata a nord-ovest di Spalato, in precedenza era stata una Flugstutzpunkt dell'aviazione di marina austro-ungarica.
- ^ Entrambe le unità appartenevano alla 11.Raumboote Flottille.
- ^ Il contrammiraglio Martinengo aveva preso il posto del timoniere, ucciso dal fuoco nemico, rimanendo a sua volta ucciso da un colpo alle testa.
- ^ Arrivata a Cala Scirocco in preda ad un incendio, l'unità esplose quando il fuoco raggiunse i serbatoi del carburante.
- ^ Con a bordo i superstiti della VAS 234.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ William Ira Boucher, Italian Aces of WW1 - Orazio Pierozzi, su wwiaviation.com. URL consultato il 13 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2013).
- ^ a b c d Mattioli2003, p. 19.
- ^ a b c d Franks, Guest, Alegy 1997, p. 144.
- ^ a b c d e f Varriale 2009, pp. 47-48.
- ^ a b c d e f g h i Mattioli 2003, p. 20.
- ^ a b c d e Mattioli 2003, p. 21.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o Mattioli 2003, p. 22.
- ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.216 del 17 settembre 1936.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Norman Franks, Russell Guest e Gregory Alegi, Above the War Fronts: The British Two-seater Bomber Pilot and Observer Aces, the British Two-seater Fighter Observer Aces, and the Belgian, Italian, Austro-Hungarian and Russian Fighter Aces, 1914–1918: Volume 4 of Fighting Airmen of WWI Series: Volume 4 of Air Aces of WWI, London, Grub Street, 1997, ISBN 978-1-898697-56-5.
- Roberto Gentili e Paolo Varriale, I reparti dell'Aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
- Paolo Varriale, Italian Aces of World War 1, Botley, Osprey Publishing Company, 2009, ISBN 978-1-84603-426-8.
- Periodici
- Giuliano Da Frè, La guerra italo-turca. Le operazioni navali e anfibie (1911-1912), in Rivista Italiana Difesa, Chiavari, Giornalistica Riviera Soc. Coop., giugno 2011.
- Marco Mattioli, Federico Martinengo. Un marinaio tra cielo e mare, in Aerei nella Storia. Ali del Valore, n. 96, Parma, West-Ward Edizioni, aprile-maggio 2003, pp. 19-22.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Federico Martinengo, in Donne e Uomini della Resistenza, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.