Megafauna australiana

Scheletro di leone marsupiale - Naracoorte Caves National Park, Australia.

Per Megafauna australiana s'intendono varie specie di animali australiani, molti dei quali ormai estinti, di massa corporea superiore ai 45 kg (cioè la normale definizione della megafauna)[1] o almeno del 30% superiore a quella delle specie "parenti" oggi esistenti (es. il Diavolo di Tasmania Preistorico era del 50% più grosso dell'attuale)[2]. La maggior parte di questi animali faceva parte della c.d. "Megafauna del Pleistocene" e si estinse quindi al termine del Pleistocene[3][4]. Tra i più caratteristici si annoverano: il Procoptodonte (o "Canguro dal muso corto"), il Diprotodonte (un gigantesco vombato), il c.d. "Leone marsupiale", gli uccelli giganti Genyornis e Dromornithidae, il serpente gigante Wonambi il varano "Megalania"[5].
Esistono numerose similitudini tra gli esponenti della megafauna australiana e le creature mitologiche del "Tempo del Sogno" dei Culti aborigeni australiani[6]: es. il mostro acquatico "Bunyip" sarebbe identificabile nel diprotodonte[7].

Megafauna australiana vivente

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Canguro rosso.
Goanna "Perentie".
Casurario.

Mammalia

I mammiferi sono una classe di vertebrati appartenente al phylum dei Cordati, a diffusione cosmopolita. Tipico dell'Australia è l'ordine marsupiale dei Diprotodontia che annovera tra la sua megafauna:

  • il canguro rosso (Macropus rufus), il più grande mammifero marsupiale australiano vivente, con un peso che può raggiungere gli 85 kg;
  • il canguro grigio orientale (Macropus giganteus), nonostante il suo nome scientifico, è più piccolo del canguro rosso e raggiunge solo i 65 kg;
  • il canguro antilopino (Macropus antilopinus) di 47 kg; e
  • il vombato comune (Vombatus ursinus) di 40 kg.

Reptilia

I rettili (Reptilia, dal latino reptilis, "strisciante") rappresentarono il primo gruppo di vertebrati adattati ad un ambiente strettamente terrestre. A questo gruppo, specificatamente all'ordine degli Squamata (includente lucertole e serpenti), appartengono i più grandi predatori oggi viventi in Australia:

  • il coccodrillo marino (Crocodylus porosus) o "coccodrillo estuarino", il più grande rettile vivente nonché il più grande predatore terrestre, la cui lunghezza massima raggiunge, probabilmente, i 7 metri ed il cui peso supera i 1.000 kg. La specie è originaria del Pliocene[8] e condivise per millenni il suolo australiano con la megafauna oggi estinta;
  • il coccodrillo di Johnston (Crocodylus johnstoni), noto anche come "Coccodrillo d'acqua dolce australiano", specie di Crocodylidae endemica dell'Australia; e
  • il varano "Goanna", la terza specie di varano più grande del mondo.

Aves

Gli uccelli, sono una classe di vertebrati che si trovano in quasi tutti gli ecosistemi, dall'Artide all'Antartide. L'Australia vanta tra la sua megafauna due delle specie d'uccelli più grandi del mondo:

  • l'emù (Dromaius novaehollandiae), il secondo uccello più grande del mondo (1,9 m d'altezza per 50–55 kg), superato solo dallo struzzo; e
  • il casuario australiano (Casuarius casuarius) è il più grosso dei Casuariidae, famiglia di uccelli diffusi solo in Australia e Nuova Guinea.

Megafauna australiana estinta

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Scheletro ricostruito di un Diprotodonte, un vombato delle dimensioni di un ippopotamo.
Scheletro ricostruito di Megalania.
Scheletro ricostruito di un Dromornis.

L'Australia fu uno dei continenti che più svilupparono, nel corso del Pleistocene, megafauna (v. Megafauna del Pleistocene). Differentemente da altri continenti, l'estinzione della megafauna fu però in Australia un processo più recente e direttamente legato all'arrivo dell'uomo, specificatamente gli Aborigeni, giunti nel continente dall'Indocina circa 50.000 anni fa[9]. La tesi, oggi oggetto di forte dibattito etico-politico[10], è supportata da varie argomentazioni: in primis le megafaune estinte scomparvero simultaneamente circa 46.000 anni fa[1], qualche millennio dopo l'arrivo degli uomini[9] (lo stesso iter si ripeté in Tasmania, raggiunta dagli aborigeni 43.000 anni fa grazie ad un istmo provocato dalla variazione del livello del mare e da questi eradicata della propria megafauna 41.000 anni fa[11][12][13] ed in questo caso senza il massiccio ricorso alla caccia con l'ausilio del fuoco, il c.d. "fire-stick farming"[9]); secondariamente, le tracce di carbonio e ossigeno sui denti delle megafaune acclarano il loro adattamento al "nuovo" clima arido australiano[14], frutto dell'ultima glaciazione, che secondo alcuni potrebbe essere stata la vera causa dell'estinzione massiva.

  • Monotremata, un ordine che comprende i mammiferi viventi più primitivi ma allo stesso tempo altamente specializzati. È l'unico ordine conosciuto della sottoclasse dei Prototeri, oggigiorno quasi tutti estinti e rappresentanti dai soli ornitorinco ed echidna: animali australiani ma non certo classificabili come megafauna. I monotremi pleistocenici erano però più grandi degli attuali ed i colossi erano: gli echidna gigante del genere Zaglossus (spec. Zaglossus hacketti di circa 30 kg, il doppio di un attuale Zaglossus, e Zaglossus robustus il cui cranio raggiungeva la lunghezza di 65 cm) e l'Obdurodonte (Obdurodon), antenato dell'ornitorinco.
  • Diprotodontia:
    • Diprotodontidae, una famiglia di marsupiali vissuti tra l'Oligocene e il Pleistocene imparentati con l'odierno vombato, cui appartengono i più grandi marsupiali mai esistiti: il diprotodonte (Diprotodon), il marsupiale più grande di tutti i tempi con le sue quasi 3 tonnellate; zigomaturo (Zygomaturus), Euryzygoma e Euowenia di mezza-tonnellata[15]; il nototerio (Nototherium mitcheli); ecc.
    • i vombato giganti del genus Phascolonus potevano superare i due quintali di peso[16];
    • Palorchestidae, una famiglia di marsupiali estinti il cui genus palorcheste comprendeva grossi tapiri-canguro pesanti dai due quintali (Palorchestes parvus) alla taglia di uno zigomaturo (Palorchestes azael)[6];
    • i canguri del genus Procoptodon potevano arrivare ai tre metri per 230 kg (Procoptodon goliah), quelli del genus Simosthenurus, potevano superare il quintale (Simosthenurus occidentalis), mentre quelli del genus Sthenurus aveva grossomodo la taglia degli odierni canguri. Tutti questi canguri, rispetto agli attuali, avevano il muso marcatamente più corto e massiccio: i c.d. "canguri a muso corto". I wallaby del genus Protemnodon pesavano invece tra i 45 ed i 110 kg[17];
    • Thylacoleonidae, una famiglia estinta di marsupiali carnivori tra cui il c.d. leone marsupiale (Thylacoleo carnifex), della taglia di una leonessa (anche 160 kg)[18], il più grande marsupiale carnivoro ad oggi scoperto, ed il genus dei wakaleo delle dimensioni di un cane[19];
  • Dasyuromorphia, l'ordine dei marsupiali carnivori ad oggi esistenti più grandi dell'Oceania, ha perso al termine del Pleistocene i suoi "colossi": la forma pleistocenica del Diavolo di Tasmania, il Sarcophilus laniarius scomparso dall'Australia subito dopo l'arrivo degli Aborigeni, era del 50% più grosso della specie attuale[2]; recentissima fu l'estinzione del tilacino (Thylacinus cynocephalus), datata al 1936, divenuto il predatore più grande d'Australia all'estinzione dei mega-carnivori preistorici, il cui antenato pleistocenico (Thylacinus potens) era però più massiccio.
  • Squamata:
    • nel Pleistocene, viveva in Australia il megalania o goanna gigante (Varanus priscus), il più grande varano mai esistito, che dopo studi sui non molti ritrovamenti ossei, si è ipotizzato potesse raggiungere lunghezze di 7 metri ed un peso di quasi 1.400 kg;
    • il subordine serpentes era invece degnamente rappresentato dal Pythonidae Liasis dubudingala, di supposti 10 m di lunghezza[20], e dal Madtsoiidae Wonambi[21], altro serpente costrittore solito ghermire le prede in prossimità degli specchi d'acqua;
  • Crocodylia
    • tra l'Oligocene ed il Pleistocene era diffusa in tutta l'Oceania una sottofamiglia di coccodrilli chiamati Mekosuchinae il cui colosso era il Quinkana, un coccodrillo terricolo di oltre 5 metri diretto competitore del megalania.
  • Testudines
    • sino al Pleistocene prosperò in Australia anche la gigantesca testuggine Meiolania che con una lunghezza di oltre 2 metri è la testuggine più grande mai esistita dopo la Testudo atlas. Possedeva un cranio insolito, dotato di numerose protuberanze nodose simili a corna, con due lunghi aculei posteriori sporgenti a formare un corto arco che conferiva all'intero cranio un'ampiezza di circa 60 cm. Una popolazione relitta di Meiolania sopravvisse in Nuova Caledonia fino a circa 2000 anni fa[22][23].
  • Dromornithidae, altrimenti noti con il nome aborigeno di Mihirung, sono un gruppo di uccelli noti esclusivamente allo stato fossile, vissuti in Australia tra l'Oligocene e il Pleistocene (tra 35 milioni e 10.000 anni fa):
  • Erano inoltre diffusi in Australia grandi fagiani (Leipoa gallinacea) antenati dell'attuale fagiano australiano.
  1. ^ a b R. G. Roberts, T. F. Flannery, L. K. Ayliffe, Yoshida, H., Olley, J. M., Prideaux, G. J., Laslett, G. M., Baynes, A., Smith, M. A., Jones, R. e Smith, B. L., New Ages for the Last Australian Megafauna: Continent-Wide Extinction About 46,000 Years Ago (PDF), in Science, vol. 292, n. 5523, 8 giugno 2001, pp. 1888-1892, Bibcode:2001Sci...292.1888R, DOI:10.1126/science.1060264, PMID 11397939. URL consultato il 26 agosto 2011.
  2. ^ a b (EN) Megafauna australiana, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ Vanderwal and Fullager 1989 as cited in Josephine Flood (2004) Archaeology of the Dreamtime, J.B Publishing, Marleston p, 182 ISBN 1-876622-50-4
  4. ^ Death of the Megafauna
  5. ^ Australia's Megafauna, su science.uniserve.edu.au. URL consultato il 20 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2018).
  6. ^ a b B.S. Mackness, Reconstructing Palorchestes (Marsupialia: Palorchestidae) — from Giant Kangaroo to Marsupial 'Tapir', in Proceedings of the Linnean Society of New South Wales, vol. 130, 2009, pp. 21-36.
  7. ^ Karl Shuker, Capitolo 5, in In search of prehistoric animals; Do giant extinct creatures still exist?, 1ª edizione, Blanchford, 1995, ISBN 0-7137-2469-2.
    «Già nel 1924, C. W. Anderson dell'Australian Museum suggerì che le storie sul bunyip derivassero da leggende aborigene sugli estinti diprodonti - un'opinione riproposta molto più di recente in Kadimakara (1985) dagli zoologi australiani Tim Flannery e Michael Archer, che proposero i palorchestidi come possibili candidati.»
  8. ^ David Johnson, The Geology of Australia, Cambridge University Press, 4 novembre 2009, p. 181, ISBN 978-0-521-76741-5. URL consultato il 28 luglio 2013.
  9. ^ a b c G. H. Miller, Ecosystem Collapse in Pleistocene Australia and a Human Role in Megafaunal Extinction, in Science, vol. 309, 2005, pp. 287-290, Bibcode:2005Sci...309..287M, DOI:10.1126/science.1111288, PMID 16002615.
  10. ^ Tuniz C, Gillespie R, Jones C (2009), The Bone Readers : Atoms, Genes and the Politics of Australia's Deep Past, Allen & Unwin, ISBN|9781741147285, p. 14.
  11. ^ Jared Diamond, Palaeontology: The last giant kangaroo, in Nature, vol. 454, n. 7206, 13 agosto 2008, pp. 835-836, Bibcode:2008Natur.454..835D, DOI:10.1038/454835a, PMID 18704074. URL consultato l'8 maggio 2011.
  12. ^ C. S. M. Turney, Flannery, T. F. e Roberts, R. G., Late-surviving megafauna in Tasmania, Australia, implicate human involvement in their extinction, in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, vol. 105, n. 34, NAS, 21 agosto 2008, pp. 12150-12153, Bibcode:2008PNAS..10512150T, DOI:10.1073/pnas.0801360105, PMC 2527880, PMID 18719103. URL consultato l'8 maggio 2011.
  13. ^ R. Roberts e Jacobs, Z., The Lost Giants of Tasmania (PDF), in Australasian Science, vol. 29, n. 9, October 2008, pp. 14-17. URL consultato il 26 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2011).
  14. ^ G. J. Prideaux, Long, J. A., Ayliffe, L. K., Hellstrom, J. C., Pillans, B., Boles, W. E., Hutchinson, M. N., Roberts, R. G., Cupper, M. L., Arnold, L. J., Devine, P. D. e Warburton, N. M., An arid-adapted middle Pleistocene vertebrate fauna from south-central Australia, in Nature, vol. 445, n. 7126, 25 gennaio 2007, pp. 422-425, Bibcode:2007Natur.445..422P, DOI:10.1038/nature05471, PMID 17251978. URL consultato il 26 agosto 2011.
  15. ^ (EN) R. D. E. MacPhee, Extinctions in Near Time, Springer Science & Business Media, 30 giugno 1999, ISBN 978-0-306-46092-0.
  16. ^ Long, J.; Archer, M.; Flannery, T.; Hand, S., Prehistoric Mammals of Australia and New Guinea: One Hundred Million Years of Evolution, University of New South Wales Press, 2002, pp. 161-162, ISBN 978-0-8018-7223-5, OCLC 49860159.
  17. ^ Helgen, K.M., Wells, R.T., Kear, B.P., Gerdtz, W.R., and Flannery, T.F., Ecological and evolutionary significance of sizes of giant extinct kangaroos, in Australian Journal of Zoology, vol. 54, n. 4, 2006, pp. 293-303, DOI:10.1071/ZO05077.
  18. ^ S. Wroe, T. J. Myers, R. T. Wells e A. Gillespie, Estimating the weight of the Pleistocene marsupial lion, Thylacoleo carnifex (Thylacoleonidae : Marsupialia): implications for the ecomorphology of a marsupial super-predator and hypotheses of impoverishment of Australian marsupial carnivore faunas, in Australian Journal of Zoology, vol. 47, n. 5, 1999, pp. 489-498, DOI:10.1071/ZO99006.
  19. ^ Australian Museum - Wakaleo, su australianmuseum.net.au. URL consultato il 17 gennaio 2011.
  20. ^ J. D. Scanlon e B. S. MacKness, A new giant python from the Pliocene Bluff Downs Local Fauna of northeastern Queensland, in Alcheringa: an Australasian Journal of Palaeontology, vol. 25, n. 4, 2001, p. 425, DOI:10.1080/03115510108619232.
  21. ^ John D. Scanlon e Michael S. Y. Lee, The Pleistocene serpent Wonambi and the early evolution of snakes. FIGURE 2. Selected elements of Wonambi exhibiting phylogenetically important characters., in Nature, vol. 403, January 2000, pp. 416-420, DOI:10.1038/35000188.
  22. ^ Walter G. Joyce, [3:PROMT2.0.CO;2 Phylogenetic relationships of Mesozoic turtles], in Bulletin of the Peabody Museum of Natural History, vol. 48, April 2007, pp. 3-102, DOI:10.3374/0079-032X(2007)48[3:PROMT]2.0.CO;2.
  23. ^ Jérémy Anquetin, Reassessment of the phylogenetic interrelationships of basal turtles (Testudinata), in Journal of Systematic Palaeontology, vol. 10, 2012 [9 November 2011], pp. 3-45, DOI:10.1080/14772019.2011.558928.
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  • Gavin J Prideaux, Richard G. Roberts, Dirk Megirian, Kira E. Westaway, John C. Hellstrom e John M. Olley, Mammalian responses to Pleistocene climate change in southeastern Australia (PDF), in Geology, vol. 35, n. 1, 2007, pp. 33-36, Bibcode:2007Geo....35...33P, DOI:10.1130/G23070A.1.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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