Naiade (sommergibile)
Naiade | |
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Sommergibile Naiade durante i preparativi per il varo nel cantiere di Monfalcone | |
Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Sirena |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | CRDA, Monfalcone |
Impostazione | 9 maggio 1931 |
Varo | 27 marzo 1933 |
Entrata in servizio | 16 novembre 1933 |
Intitolazione | Naiade |
Destino finale | autoaffondato in combattimento il 14 dicembre 1940 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 842,2 t |
Dislocamento in emersione | 678,95 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel Tosi da 1350 CV totali 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2200 mn a 12 nodi o 5000 mn a 8 nodi in immersione:8 mn alla velocità di 8 nodi o 72 mn a 4 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento |
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informazioni prese da [1] e[1] | |
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Il Naiade è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Una volta in servizio fu assegnato alla X Squadriglia Sommergibili, con sede a Brindisi[1].
Nel 1934 svolse un viaggio di addestramento nel bacino occidentale del Mediterraneo, con tappe ad Almería e nelle Baleari[2][1].
Nel 1935 e nel 1936 fu ancora impiegaro nell'addestramento in acque italiane[1].
Nel novembre 1936 fu uno dei primi sommergibili italiani a partecipare alla guerra di Spagna: compì tre missioni fino al settembre 1937, della durata rispettivamente di 8, 9 e 6 giorni, sia in acque spagnole che in Mar Egeo, ma non avvistò navi sospette[3][1][2].
Nel 1937 fu dislocato a Lero e l'anno successivo a Brindisi, inquadrato nella 42ª Squadriglia Sommergibili[1]. Infine, verso il 1940, fu destinato alla base libica di Tobruk[1][2].
Inviato al largo di Alessandria d'Egitto per la prima missione (al comando del tenente di vascello Luigi Baroni), il 12 giugno 1940 attaccò col cannone un convoglio di pontoni a rimorchio: il munizionamento era però difettoso a causa dell'acqua infiltratasi e, quando la cannoniera che scortava il convoglio prese a bersagliarlo con le mitragliere, il sommergibile dovette ripiegare[1][2]. Intorno alle dieci di sera del medesimo giorno individuò la grossa nave cisterna norvegese Orkanger (8029 tsl) in navigazione, all'apparenza sola, verso Alessandria: il Naiade lanciò tre siluri, due dei quali colpirono a prua e a centro nave, mentre il terzo, difettoso, mancò il bersaglio[1][2]. Mentre l’Orkanger affondava (fu il primo mercantile affondato da un'unità italiana nel secondo conflitto mondiale[4]) il sommergibile si allontanò eludendo senza danni numerose scariche di bombe di profondità da parte delle unità di scorta, che non erano state viste[1]. Il 15 giugno il Naiade fece ritorno a Tobruk[1].
Successivamente ne assunse il comando il tenente di vascello Pietro Notarbartolo[1].
La sera del 14 dicembre, mentre si trovava in missione al largo di Sidi el Barrani, ascoltò all'idrofono i rumori delle turbine di due navi: si trattava dei cacciatorpediniere britannici Hereward e Hyperion, contro i quali diresse per attaccare a quota periscopica[5][1][2]. Fu tuttavia rilevato dalle due navi inglesi, che lo sottoposero a caccia antisommergibile: le bombe di profondità scoppiarono ad una quota leggermente più profonda di quella a cui si trovava il Naiade, ma le concussioni ne investirono lo scafo provocando gravi danni ed una vittima, il marinaio Gaetano Francoforte[5][1][2]. Emerso per evitare di affondare con tutto l'equipaggio e per cercare di reagire col cannone, il sommergibile, essendo il pezzo inutilizzabile, fu abbandonato dopo l'avviamento delle manovre di autoaffondamento, e s'inabissò poco dopo[5][1][2]. L'equipaggio fu tratto in salvo per intero (e catturato) dall’Hereward e dall’Hyperion[5][1][2].
In tutto il Naiade aveva svolto 4 missioni offensivo-esplorative e 4 di trasferimento, per complessive 4508 miglia di navigazione in superficie ed 818 in immersione[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Milano, A. Mondadori editore, 1994, ISBN 88-04-33878-4.