Ondina (sommergibile)
Ondina | |
---|---|
Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Sirena |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | CRDA, Monfalcone |
Impostazione | 25 luglio 1931 |
Varo | 2 dicembre 1933 |
Entrata in servizio | 19 settembre 1934 |
Intitolazione | Ondina |
Destino finale | autoaffondato in combattimento l’11 luglio 1942 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 842,2 t |
Dislocamento in emersione | 678,95 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel Tosi da 1350 CV totali 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2200 mn a 12 nodi o 5000 mn a 8 nodi in immersione:8 mn alla velocità di 8 nodi o 72 mn a 4 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento |
|
informazioni prese da [1] e[1] | |
voci di sommergibili presenti su Wikipedia |
L’Ondina è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Una volta in servizio fu dislocato a Brindisi, inquadrato nella X Squadriglia Sommergibili[1].
Fu impiegato in Mediterraneo in attività addestrativa, svolgendo vari viaggi di addestramento[1].
Partecipò alla guerra di Spagna con una singola missione che durò 17 giorni, durante la quale non avvistò navi sospette[1].
Fu poi temporaneamente trasferito a Tobruk, facendo comunque ritorno a Brindisi prima dell'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale[2].
Il 27 giugno 1940 il sommergibile lasciò la base pugliese al comando del tenente di vascello Vincenzo D'Amato per la sua prima missione di guerra, da svolgersi al largo di Creta[1][2]. Il 1º luglio, di sera, ascoltò all'idrofono rumori di macchine a vapore e difatti, venuto a galla, individuò due piroscafi che procedevano a grande velocità e a notevole distanza (rendendo perciò impossibile l'uso dei siluri): si mise al loro inseguimento e li cannoneggiò, ma dovette interrompere l'azione per via del mare mosso (che rendeva quasi impossibile mirare con precisione) e della superiore velocità dei due mercantili, che non permetteva di avvicinarsi[1][2].
Tra novembre 1940 e gennaio 1941 operò in funzione difensiva (antisommergibile) nel golfo di Taranto, non riportando alcun avvistamento di unità nemiche[1][2].
Successivamente ne assunse il comando il tenente di vascello Corrado Dal Pozzo[1][2].
Nel giugno 1941 gli inglesi attaccarono la Siria (sotto il controllo della Francia di Vichy) e Maricosom (il comando dei sommergibili della Regia Marina), pensando che una conseguenza di ciò sarebbe stata una notevole presenza di navi britanniche o di nazioni alleate nel Mediterraneo orientale, vi inviò alcuni sommergibili: tra questi l’Ondina, che partì il 17 giugno diretto in una zona compresa tra Cipro ed Alessandria d'Egitto[1][2]. Il 20 giugno, verso le otto di sera, il sommergibile avvistò il piroscafo turco Refah (3805 tsl), diretto a Cipro, che non presentava i contrassegni di neutralità: il comandante Dal Pozzo pensò dunque che stesse navigando per conto degli Alleati e – alle 21:33 – gli lanciò tre siluri da 1000 metri: le armi colpirono a centro nave, provocando l'esplosione delle caldaie e l'affondamento del piroscafo[1][3][2].
Verso le due del pomeriggio dell'11 luglio 1942, al comando del tenente di vascello Gabriele Andolfi, individuò due cacciasommergibili al largo di Beirut, s'immerse e si portò all'attacco[4][1][2]. In realtà gli ecogoniometri delle due navi – che erano le unità britanniche Maid e Walrus – avevano già rilevato la presenza dell’Ondina e iniziarono a bombardarlo con cariche di profondità[4][1][2]. Dopo una violenta caccia protrattasi per oltre due ore, alle 16:35 il sommergibile, gravemente danneggiato, venne a galla e fu subito cannoneggiato dalle navi avversarie (nel frattempo al Maid ed al Walrus si erano aggiunte altre due unità) e colpito con bombe da un velivolo, con lo scoppio delle riservette di munizioni e la morte di alcuni uomini; l'equipaggio avviò quindi le manovre di autoaffondamento e abbandonò l'unità, che s'inabissò poco dopo[4][1][2].
Nel combattimento persero la vita un ufficiale, due sottufficiali, due sottocapi ed un marinaio[5], mentre il resto dell'equipaggio fu fatto prigioniero dalle due unità inglesi[4][1][2].
In tutto l’Ondina aveva svolto 15 missioni offensivo-esplorative e 6 di trasferimento, navigando per totali 11 556 miglia in superficie e 2861 in immersione[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Costruzione n° 260 – ONDINA [collegamento interrotto], su mucamonfalcone.it.