Quello che è strano, via
Quello che è strano, via | |
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Titolo originale | All Strange Away |
Altri titoli | Tutto l'estraneo via |
Autore | Samuel Beckett |
1ª ed. originale | 1976 |
1ª ed. italiana | 1989 |
Genere | novella |
Lingua originale | inglese |
Quello che è strano, via è una breve prosa di Samuel Beckett scritta in inglese (All Strange Away) nel 1963, pubblicata nel 1976 da Gotham Book Mart[1], quindi da Grove Press nella raccolta Rockaby and Other Short Pieces (1981) e da John Calder nella raccolta As the Story was Told (1990).
In italiano è stata tradotta da Roberto Mussapi per SE nel 1989 poi da Massimo Bocchiola (con il titolo Tutto l'estraneo via), inclusa nella raccolta Racconti e prose brevi (a cura di Paolo Bertinetti, Einaudi, 2010). In francese l'autore ne usò delle parti in Imagination morte imaginez, sorta di riduzione dello stesso testo che prende titolo dalla sua prima frase[2].
Dal testo è stato anche tratto uno spettacolo nel 1984[3], diretto da Gerald Thomas.
Edizioni
[modifica | modifica wikitesto]- Samuel Beckett, All Strange Away, Gotham Book Mart, New York, 1976.
- id., Quello che è strano, via, testo inglese a fronte, trad. e postfazione di Roberto Mussapi, Collezione Piccola Enciclopedia n.62, SE, Milano, 1989, ISBN 88-7710-137-7; SE, Milano, 2010, ISBN 978-88-77-10838-8.
- id., Tutto l'estraneo via, trad. Massimo Bocchiola, in Racconti e prose brevi, Collana Letture, Einaudi, Torino 2010 ISBN 978-88-06-20215-6
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Una breve pubblicazione illustrata da Edward Gorey, e occasionata dalla morte di Jack MacGowran. Una parte era uscita in "Faux Départs", su Kursbuch, I, giugno 1965 (con trad. tedesca di Elmar Tophoven). Il testo è poi apparso anche in Journal of Beckett Studies, n. 3, estate 1978.
- ^ Paris: Les Éditions de Minuit, 1965. cfr. il sito.
- ^ cfr. la recensione di Mel Gussow su "The New York Times".
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Graham Fraser, The Pornographic Imagination in «All Strange Away», in "Modern Fiction Studies", XLI, 3-4, 1995, pp. 515–30 on line.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Recensione di Peter Murphy