Helenio Herrera

Helenio Herrera
Herrera nella stagione 1964-1965
NazionalitàArgentina (bandiera) Argentina
Francia (bandiera) Francia
Altezza183 cm
Peso77 kg
Calcio
RuoloAllenatore (ex difensore)
Termine carriera1º luglio 1945 - giocatore
30 giugno 1981 - allenatore
Carriera
Giovanili
1922-192?Roches Noires[1]
192?-1925Racing Casablanca[2]
Squadre di club1
1925-1929Racing Casablanca? (?)
1929-1932Club Français? (?)
1932-1933CASG? (?)
1933-1935Stade Français? (?)
1935-1937Charleville? (?)
1937-1939Excelsior Roubaix? (?)
1940-1942Red Star? (?)
1942-1943Stade Français? (?)
1943-1944ÉF Paris-Capitale? (?)
1944-1945Puteaux[3]? (?)
Carriera da allenatore
1944-1945Puteaux[3]
1945-1948Stade Français
1946-1948Francia (bandiera) Francia
1949Real Valladolid
1949-1952Atlético Madrid
1952Malaga
1953Deportivo La Coruña
1953-1956Siviglia
1956-1958Belenenses
1958-1960Barcellona
1958 Barcelona XI
1959-1962Spagna (bandiera) Spagna
1960-1968Inter
1966-1967Italia (bandiera) Italia
1968-1973Roma
1973-1974Inter
1978-1979Rimini
1979-1981Barcellona
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Helenio Herrera Gavilán (Buenos Aires, 10 aprile 1910[4][5]Venezia, 9 novembre 1997) è stato un allenatore di calcio e calciatore argentino naturalizzato francese,[6] di ruolo difensore.

Soprannominato il Mago, è considerato uno dei migliori allenatori della storia del calcio,[7] in virtù dei numerosi titoli conseguiti sia a livello nazionale che internazionale soprattutto durante gli anni cinquanta e sessanta. Dopo una modesta carriera da calciatore, si è affermato come tecnico di successo dapprima all'Atlético Madrid, con il quale ha vinto due campionati spagnoli consecutivi tra il 1949 e il 1951, e in seguito al Barcellona, dove è rimasto dal 1958 al 1960 conquistando altri due campionati spagnoli, una Coppa di Spagna e una Coppa delle Fiere.[8]

Nel 1960 è stato ingaggiato dall'Inter, per volere del presidente Angelo Moratti. Da allenatore nerazzurro ha conquistato tre campionati italiani, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali – in entrambi i casi consecutive – tra il 1963 e il 1966, affermandosi come uno degli allenatori più iconici del tempo (celebri alcuni degli slogan da lui utilizzati per motivare i suoi calciatori) e dando vita a quella che verrà ricordata come la Grande Inter. Terminata l'esperienza con l'Inter nel 1968, si è trasferito alla Roma, dove dal 1968 al 1973 ha vinto una Coppa Italia e una Coppa Anglo-Italiana. Una seconda breve parentesi all'Inter (1973) e il ritorno al Barcellona (con la vittoria di un'altra Coppa di Spagna nel 1981) ne hanno sancito la fine dell'esperienza in panchina.

Ha guidato tre Nazionali diverse: quella francese (dal 1946 al 1948,[9] in qualità di membro della commissione tecnica[10]), quella spagnola (dal 1959 al 1962,[9] affiancando il selezionatore Pablo Hernández Coronado[11]) e quella italiana (dal 1966 al 1967,[9] insieme a Ferruccio Valcareggi[10]).

È nato a Buenos Aires da immigrati spagnoli: il padre, Francisco detto "Paco", era un falegname e anarchico originario dell'Andalusia. La data di nascita è controversa: Herrera dichiarava di essere nato il 16 aprile 1916, tuttavia la certificazione originale argentina lo indica come nato il 10 aprile 1910.[4][5]

È vissuto fino all'età di otto anni nel quartiere di Palermo, una zona particolarmente povera della capitale argentina.[12] All’età di otto anni si è trasferito con i genitori in Marocco, dove condurrà una vita di stenti e sacrifici rischiando la morte per un attacco di difterite.[13] Qui ha iniziato la sua carriera come calciatore.

È morto il 9 novembre 1997 in seguito a un arresto cardiaco. Riposa nel settore evangelico del cimitero monumentale di San Michele a Venezia, città nella quale risiedeva stabilmente da alcuni anni con la moglie Fiora Gandolfi. Era ateo convinto e non battezzato.[5]

Caratteristiche tecniche

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Dotato di un fisico imponente, iniziò a giocare come centrattacco per poi divenire difensore.

Herrera mostra una delle frasi motivazionali da lui fatte apporre negli spogliatoi delle sue squadre.

«Il calcio di Herrera si basava tutto sulla fiducia nei propri mezzi – pochi concetti, ma estremamente chiari. Un lavoro psicologico martellante che oggi potrebbe apparire ridicolo, ma che poteva trasformare le sue squadre in vere e proprie macchine da guerra. Non conosceva vie di mezzo – lui voleva essere amato e temuto. A chi lo accusava di arroganza, lui rispondeva candidamente che la sua unica colpa era di essere il migliore»

Herrera, pur non avendo inventato il Catenaccio, ne fu probabilmente l'utilizzatore di maggior successo ai tempi dell'Inter.[14] Durante il suo periodo in Italia si mise in mostra per le sue doti di stratega e motivatore, preparando al meglio le partite sotto ogni punto di vista.[15] Fu uno dei primi allenatori a utilizzare la psicologia come strumento per motivare i giocatori e confondere gli avversari[16] e sollecitava i tifosi a essere il dodicesimo uomo in campo, partecipando attivamente durante la partita con bandiere e cori, invece di limitarsi a essere silenziosi spettatori come si usava fino ad allora.[16]

Dal punto di vista della gestione del gruppo fu un grande innovatore: memorabili sono stati i cartelli motivazionali che scriveva personalmente e faceva affiggere negli spogliatoi e nei luoghi più frequentati dai giocatori, in modo che potessero costantemente osservarli. Meticoloso lavoratore e attento osservatore, era solito prendere appunti su tutto quel che vedeva e imparava.

Iniziò a giocare a calcio come difensore per alcune squadre del Marocco, come il Roches Noires e il Racing Casablanca. In seguito, ottenuto il passaporto francese, supererà un provino con il Club Français accontentandosi di un piccolo ingaggio oltre a un lavoro come operaio in un’azienda automobilistica locale. Tra le file del Red Star colse l'unico successo da calciatore (la Coppa di Francia nel 1942). L'ultima esperienza lo vide giocare per il Puteaux, nella doppia veste di calciatore e allenatore ritirandosi quindi per un serio infortunio a un ginocchio.[17]

Esordi e primi successi in Spagna

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Nel 1945 gli fu offerta la prima panchina importante, quella dello Stade Français dove rimase fino al 1948. L'anno successivo si trasferì in Spagna per allenare dapprima il Real Valladolid e in seguito l'Atlético Madrid dove vinse per due volte consecutive nel 1950 e nel 1951 il campionato spagnolo. Dopo alcune esperienze con Malaga, Deportivo La Coruña, Siviglia e Belenenses, venne chiamato dal Barcellona. In Catalogna conquistò altri due campionati nel 1959 e nel 1960, una Coppa di Spagna nel 1959 ma soprattutto la Coppa delle Fiere nel 1958,[8] che rappresentò il suo primo trofeo internazionale.

Herrera con il capitano dell'Inter Armando Picchi, con il quale ebbe un rapporto di alti e bassi fino alla definitiva rottura.

Nel 1960 Herrera venne ingaggiato dall'Inter, per espressa indicazione del presidente e proprietario Angelo Moratti, rimasto positivamente colpito allorquando il sodalizio milanese aveva affrontato proprio il Barcellona del tecnico argentino in Coppa delle Fiere. Dopo due annate complessivamente positive ma prive di successi, nelle quali il risultato migliore era stato il titolo di campione d'inverno, a Herrera viene concesso di allenare la nazionale spagnola ai mondiali del 1962.[18] Nella stagione 1962-1963 i ruoli dell'Inter e degli avversari si invertirono: stavolta campione d'inverno fu la Juventus, con un punto di distacco dall'Inter, che però il 3 febbraio agganciò la prima posizione in classifica occupata dai bianconeri. Successivamente, dopo un mese di coabitazione in vetta, i piemontesi uscirono sconfitti dal derby, così l'Inter poté passare in testa, rimanendoci da sola per il resto del campionato e concludendolo con quattro punti di vantaggio sulla Juventus. Fu il primo scudetto dell'era Moratti e l'ottavo della storia interista.

La conquista del campionato diede per la prima volta all'Inter l'opportunità di partecipare alla principale competizione continentale per club, la Coppa dei Campioni. I nerazzurri riuscirono a qualificarsi alla finale di Vienna, dove incontrarono gli spagnoli del Real Madrid; imponendosi per 3-1 divennero la prima formazione europea ad aggiudicarsi il prestigioso trofeo senza subire neanche una sconfitta, con sette vittorie e due pareggi. In campionato l'Inter si classificò al primo posto a pari merito col Bologna (54 punti), così il 7 giugno venne disputato il primo e unico spareggio-scudetto della storia del campionato italiano: allo Stadio Olimpico di Roma i felsinei ebbero la meglio per 2-0, diventando campioni d'Italia.

Herrera e Nereo Rocco si scambiano i saluti prima di un derby di Milano della stagione 1967-1968.

Nella stagione 1964-1965 l'Inter vinse il nono scudetto, la seconda Coppa dei Campioni consecutiva e la sua prima Coppa Intercontinentale. La certezza aritmetica del primo posto in campionato giunse solo all'ultima giornata, dopo aver messo a segno otto vittorie di fila; nel massimo torneo europeo i nerazzurri, con un gol di Jair, sconfissero 1-0 il Benfica in finale, mentre la Coppa Intercontinentale si risolse al terzo incontro contro gli argentini dell'Independiente: il club lombardo fu la prima squadra italiana a laurearsi campione del mondo.

Nel 1965-1966 l'Inter portò a casa un campionato, caratterizzato da sei successi consecutivi, che costituì quello della stella sul petto, a indicare i dieci scudetti complessivamente vinti nella sua storia. In Coppa dei Campioni si verificò invece l'eliminazione in semifinale per mano del Real Madrid; stessa sorte in Coppa Italia, con estromissione ad opera della Fiorentina. La squadra tuttavia vinse una nuova Coppa Intercontinentale, ancora contro l'Independiente. Con questi tre trionfi l'Inter divenne la prima compagine in Europa a realizzare il particolare treble costituito da scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale, aggiudicandosi il titolo di campione nazionale, continentale e mondiale nello stesso anno.

Nella stagione 1966-1967 l'Inter si laureò campione d'inverno ma perse lo scudetto all'ultima giornata a beneficio della Juventus, che la scavalcò in classifica a seguito della sconfitta in trasferta contro il Mantova per 1-0. Una settimana prima i nerazzurri erano stati battuti dal Celtic di Glasgow nella finale di Coppa dei Campioni, la terza disputata dai nerazzurri nelle ultime quattro stagioni.

Nel campionato 1967-1968 l'Inter non andò oltre il quinto posto, partecipando al girone finale della Coppa Italia. Il 18 maggio 1968, dopo tredici anni, Angelo Moratti lasciò la guida della società a Ivanoe Fraizzoli; assieme a lui si congedarono anche Herrera e Italo Allodi.

Roma e finale di carriera

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Herrera celebra insieme al presidente e ai giocatori della Roma la vittoria della Coppa Anglo-Italiana nel 1972 dopo la vittoriosa finale sugli inglesi del Blackpool.

Nel 1968 accettò la ricca offerta fattagli dalla Roma per guidare i giallorossi, sulla panchina dei quali rimase fino al 1973 (tranne per una breve parentesi nel 1971, quando venne sostituito per alcuni mesi da Luciano Tessari).[16] A Roma vinse una Coppa Italia nel 1969 e una Coppa Anglo-Italiana nel 1972.

Tornò all'Inter nel 1973, ma ebbe scarsa fortuna: colpito da una crisi cardiaca, dovette lasciare la panchina. Nel 1979 fu chiamato dal Rimini, dove formalmente figurò nel ruolo di consulente, dal momento che avendo superato i 60 anni non gli era più possibile andare in panchina. Dopo neanche due mesi si trasferì in Spagna per guidare nuovamente il Barcellona, centrando il piazzamento europeo e vincendo la Coppa nazionale nel 1981.

Dopo il ritiro

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Le ceneri di Herrera al cimitero di San Michele.

Terminata la carriera di allenatore, Herrera si dedicò al commento di eventi sportivi in trasmissioni televisive molto popolari; fra queste, fu ospite fisso e opinionista della Domenica Sportiva (stagione 1985-86) e a L'appello del martedì nella prima metà degli anni novanta.

Morì a Venezia il 9 novembre 1997. Le sue ceneri sono conservate nel cimitero di San Michele in Isola di Venezia nel recinto evangelico lungo il muro a destra.

Nel 2004 l'ex giocatore della Grande Inter, Ferruccio Mazzola, rivolse a Herrera, deceduto sette anni prima, l'accusa di aver sottoposto titolari e riserve a pratiche dopanti facendo ricorso ad amfetamine sciolte nel caffè.[19] Nel 2005 la società nerazzurra ha querelato per diffamazione il suo ex giocatore, chiedendo 3 milioni di euro per danni morali e patrimoniali da devolvere in beneficenza,[20] ma il giudice ha respinto la richiesta della società.[21]

La maggioranza dei giocatori della Grande Inter interpellati negò le accuse: le uniche eccezioni furono quelle di Franco Zaglio, che definì le pratiche dopanti di Herrera come fatto comune nel calcio dell'epoca,[22] e Sandro Mazzola;[23] quest'ultimo, tuttavia, ritrattò in seguito la propria posizione, spiegando che il vero doping del "Mago" era a conti fatti «psicologico» e che la denuncia di suo fratello era motivata da un desiderio di «rivalsa» nei confronti dell'Inter.[24][25] Luna Herrera, figlia di Helenio, difese la memoria paterna argomentando che il "Mago", convinto salutista, forniva come stimolante ai suoi calciatori delle semplici cialde a base di acido acetilsalicilico associate a caffeina.[26]

Statistiche da allenatore

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In grassetto le competizioni vinte.

Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre coppe Totale % Vittorie Piazzamento
Comp G V N P Comp G V N P Comp G V N P Comp G V N P G V N P %
1945-1946 Francia (bandiera) Stade Français D2 26 18 4 4 CdF 7 4 2 1 - - - - - - - - - - 33 22 6 5 66,67 (prom.)
1946-1947 D1 38 19 8 11 CdF 4 3 0 1 - - - - - - - - - - 42 22 8 12 52,38
1947-1948 D1 34 15 8 11 CdF 5 3 1 1 - - - - - - - - - - 39 18 9 12 46,15
Totale Stade Français 98 52 20 26 16 10 3 3 - - - - - - - - 114 62 23 29 54,39
1948-1949 Spagna (bandiera) Real Valladolid PD 26 10 2 14 CdG 1 0 0 1 - - - - - - - - - - 27 10 2 15 37,04 12º
1949-1950 Spagna (bandiera) Atlético Madrid PD 26 15 3 8 CdG 4 2 0 2 CL 2 1 0 1 - - - - - 32 18 3 11 56,25
1950-1951 PD 30 17 6 7 CdG 4 1 1 2 CL 2 1 0 1 CED 2 0 1 1 38 19 8 12 50,00
1951-1952 PD 30 16 5 9 CdG 2 0 0 2 - - - - - CED 1 1 0 0 33 17 5 11 51,52
1952-gen. 1953 PD 17 6 3 8 - - - - - - - - - - - - - - - 17 6 3 8 35,29 Eson.
Totale Atlético Madrid 103 54 17 32 10 3 1 6 4 2 0 2 3 1 1 1 120 60 19 41 50,00
feb.-mag. 1953 Spagna (bandiera) Málaga PD 11 5 1 5 - - - - - - - - - - - - - - - 11 5 1 5 45,45 Sub. 15º (retr.)
lug.-dic. 1953 Spagna (bandiera) Deportivo PD 15 7 1 7 - - - - - - - - - - - - - - - 15 7 1 7 46,67 Eson.
gen.-apr. 1954 Spagna (bandiera) Siviglia PD 15 5 2 8 CdG 7 3 1 3 - - - - - - - - - - 22 8 3 11 36,36 Sub.
1954-1955 PD 30 15 4 11 CdG 7 4 0 3 - - - - - - - - - - 37 19 4 14 51,35
1955-1956 PD 30 17 2 11 CdG 2 0 1 1 - - - - - - - - - - 32 17 3 12 53,13
1956-1957 PD 30 17 5 8 CdG 2 1 0 1 - - - - - - - - - - 32 18 5 9 56,25
Totale Siviglia 105 54 13 38 18 8 2 8 - - - - - - - - 123 62 15 46 50,41
1957-apr. 1958 Portogallo (bandiera) Belenenses PL 26 12 4 10 TP 2 0 0 2 - - - - - - - - - - 28 12 4 12 42,86 Eson.
apr. 1958 Spagna (bandiera) Barcellona PD 2 1 0 1 CdG 6 5 0 1 CdF 1 1 0 0 - - - - - 9 7 0 2 77,78 Sub.
1958-1959 PD 30 24 3 3 CdG 9 7 2 0 - - - - - - - - - - 39 31 5 3 79,49
1959-apr. 1960 PD 30 22 2 6 CdG 1 1 0 0 CC+CdF 8+7 5+5 1+2 2+0 - - - - - 46 33 5 8 71,74
1960-1961 Italia (bandiera) Inter A 34 18 8 8 CI 3 2 0 1 CdF 6 3 0 3 - - - - - 43 23 8 12 53,49
1961-1962 A 34 19 10 5 CI 1 0 0 1 CdF 7 4 1 2 - - - - - 42 23 11 8 54,76
1962-1963 A 34 19 11 4 CI 2 1 0 1 - - - - - - - - - - 36 20 11 5 55,56
1963-1964 A 34+1[27] 23+0 8+0 3+1 CI 1 0 0 1 CC 9 7 2 0 - - - - - 45 30 10 5 66,67
1964-1965 A 34 22 10 2 CI 3 1 1 1 CC 7 5 0 2 CInt. 3 2 0 1 47 30 11 6 63,83
1965-1966 A 34 20 10 4 CI 2 1 0 1 CC 6 2 2 2 CInt. 2 1 1 0 44 24 13 7 54,55
1966-1967 A 34 19 10 5 CI 2 1 0 1 CC 10 6 3 1 - - - - - 46 26 13 7 56,52
1967-1968 A 30 13 7 10 CI 10 4 3 3 - - - - - - - - - - 40 17 10 13 42,50
1968-1969 Italia (bandiera) Roma A 30 10 10 10 CI 11 6 4 1 - - - - - - - - - - 41 16 14 11 39,02
1969-1970 A 30 8 12 10 CI 5 2 1 2 CdC 9 3 5 1 CdL+CAI 2+4 1+0 0+2 1+2 50 14 20 16 28,00 10º
1970-apr. 1971 A 24 5 15 4 CI 5 3 0 2 - - - - - - - - - - 29 8 15 6 27,59 Eson.
1971-1972 A 30 13 9 8 CI 4 1 2 1 - - - - - CAI 5 3 1 1 39 17 12 10 43,59
1972-1973 A 24 6 8 10 CI 4 3 1 0 - - - - - CAI 3 0 1 2 31 9 10 12 29,03 11º
Totale Roma 138 42 54 42 29 15 8 6 9 3 5 1 14 4 4 6 190 64 71 55 33,68
1973-gen. 1974 Italia (bandiera) Inter A 15 6 5 4 CI 6 5 1 0 CU 2 1 0 1 - - - - - 23 12 6 5 52,17 Eson.
Totale Inter 283+1 159+0 79+0 45+1 30 15 5 10 47 28 8 11 5 3 1 1 366 205 93 68 56,01
nov.-dic. 1976 Italia (bandiera) Rimini B 6 3 0 3 - - - - - - - - - - - - - - - 6 3 0 3 50,00 Sub., Eson.
mar.-apr. 1979 B 8 1 3 4 - - - - - - - - - - - - - - - 8 1 3 4 12,50 Sub. 19º (retr.)
Totale Rimini 14 4 3 7 - - - - - - - - - - - - 14 4 3 7 28,57
mar.-giu. 1980 Spagna (bandiera) Barcellona PD 11 6 4 1 - - - - - CdC 1 0 0 1 - - - - - 12 6 4 2 50,00 Sub.
1980-1981 PD 25 14 5 6 CR 11 10 1 0 - - - - - - - - - - 36 24 6 6 66,67 Sub.
Totale Barcellona 98 67 14 17 27 23 3 1 17 11 3 3 - - - - 142 101 20 21 71,13
Totale carriera 917+1 466 208 243+1 133 74 22 37 77 44 16 17 18 8 4 6 1150 592 252 306 51,48
Stagione Squadra Competizione Andamento Reti
Giocate Vittorie Pareggi Sconfitte % vittorie GF GS DR
1966-1967 Italia (bandiera) Italia Qual. Europeo 1968 2 2 0 0 100,00& 5 1 +4
Amichevoli 2 1 1 0 50,00 2 1 +1
Totale Italia 4 3 1 0 75,00 7 3 +4

Commissione tecnica della nazionale italiana in coppia con Valcareggi

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Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Italia
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
1-11-1966 Milano Italia Italia (bandiera) 1 – 0 Unione Sovietica (bandiera) Unione Sovietica Amichevole Aristide Guarneri Cap: G. Facchetti
26-11-1966 Napoli Italia Italia (bandiera) 3 – 1 Romania (bandiera) Romania Qual. Europeo 1968 Sandro Mazzola (2)
Virginio De Paoli
Cap: G. Facchetti
22-3-1967 Nicosia Cipro Cipro (bandiera) 0 – 2 Italia (bandiera) Italia Qual. Europeo 1968 Angelo Domenghini
Giacinto Facchetti
Cap: G. Facchetti
27-3-1967 Roma Italia Italia (bandiera) 1 – 1 Portogallo (bandiera) Portogallo Amichevole Renato Cappellini Cap: G. Facchetti
Totale Presenze 4 Reti 7
Red Star: 1942
Herrera posa con la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale.

Competizioni nazionali

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Atlético Madrid: 1949-1950, 1950-1951
Barcellona: 1958-1959, 1959-1960
Barcellona: 1958-1959, 1980-1981
Inter: 1962-1963, 1964-1965, 1965-1966
Roma: 1968-1969

Competizioni internazionali

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Barcellona (Barcelona XI): 1958[8]
Inter: 1963-1964, 1964-1965
Inter: 1964, 1965
Roma: 1972
2015 (riconoscimento alla memoria)
  1. ^ Herrera, pp. 20-21.
  2. ^ Herrera, p.22.
  3. ^ a b Come allenatore-giocatore.
  4. ^ a b FATTI BIOGRAFICI, su helenioherrera.it. URL consultato il 25 agosto 2020.
  5. ^ a b c La vedova Herrera sulla tomba: «Helenio dimenticato da tutti», su corriereadriatico.it, 5 novembre 2016. URL consultato il 25 agosto 2020.
  6. ^ (EN) Rob Hughes, 'Il Mago' Is Gone, His Style Remains, in International Herald Tribune, 11 novembre 1997.
    «[...] he took French citizenship, [...]»
  7. ^ (EN) Phil Ball, Greatest Managers, No. 5: Herrera, su espnfc.com, ESPN. URL consultato l'11 giugno 2016.
  8. ^ a b c Il Comitato Organizzatore della Coppa delle Fiere considera il Futbol Club Barcelona come detentore del titolo, nonostante il torneo sia stato in realtà vinto dal Barcelona XI, sodalizio rappresentante l'intera capitale catalana, in quanto composto quasi esclusivamente da calciatori blaugrana.
  9. ^ a b c Herrera, Helenio, su Enciclopedia Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'11 giugno 2016.
  10. ^ a b (ES) Helenio Herrera: mucho más que el ‘catenaccio’, su es.fifa.com, FIFA, 19 aprile 2013. URL consultato l'11 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
  11. ^ (ES) Ignacio Alonso, El Madrid de hoy, consecuencia de una política absolutista, su elpais.com, El País, 6 maggio 1976. URL consultato l'11 giugno 2016.
  12. ^ Herrera, p.14.
  13. ^ Vito Galasso, La prima era Moratti e la Grande Inter, in Il romanzo della Grande Inter, 1ª ed., Roma, Newton & Compton, 2017, p. 82, ISBN 978-88-227-0966-0.
  14. ^ a b Paolo Menicucci, Le migliori squadre di sempre: Inter 1962–67, su it.uefa.com, 27 maggio 2015.
  15. ^ Helenio Herrera Treccani.it
  16. ^ a b c Un secolo di Hombre Vertical, 100 anni fa nasceva Herrera [collegamento interrotto], su sport.sky.it. URL consultato il 1º agosto 2010.
  17. ^ Vito Galasso, La prima era Moratti e la Grande Inter, in Il romanzo della Grande Inter, 1ª ed., Roma, Newton & Compton, 2017, p. 83, ISBN 978-88-227-0966-0.
  18. ^ Vito Galasso, La prima era Moratti e la Grande Inter, in Il romanzo della Grande Inter, 1ª ed., Roma, Newton & Compton, 2017, p. 90, ISBN 978-88-227-0966-0.
  19. ^ Ferruccio Mazzola e l'Inter di Herrera Ci dava pasticche, in La Repubblica, 7 ottobre 2005. URL consultato il 5 maggio 2011.
  20. ^ L'Inter a Mazzola jr: Ci pensano gli avvocati, in La Repubblica, 7 ottobre 2005. URL consultato il 5 maggio 2011.
  21. ^ Doping Inter, Moratti perde causa con Mazzola, su calcionews24.com. URL consultato il 25 aprile 2013.
  22. ^ Giulio Mola, «Il club mi ha detto di cucirmi la bocca», in Il Giorno, 11 novembre 2015, p. 6.
  23. ^ Massimiliano Castellani, Il caso. La palla avvelenata dei fratelli Mazzola, su avvenire.it, 12 novembre 2015. URL consultato il 20 maggio 2021.
  24. ^ Giuseppe Crescente, Il caffè di Herrera, Mazzola minimizza: “Non influiva più di tanto”, su calcioweb.eu, 11 novembre 2015. URL consultato il 12 novembre 2015.
  25. ^ Aldo Cazzullo, Sandro Mazzola: «Dopo Superga fui rapito dalla compagna di papà. Nei miei sogni gioco con lui», su corriere.it, 25 febbraio 2017. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  26. ^ Il caffè di Herrera, su helenioherrera.it. URL consultato il 12 novembre 2015.
  27. ^ Spareggio per il titolo di campione d'Italia.
  • Helenio Herrera, La mia vita, Novara, Editoriale Mondo Sport, 1964, ISBN non esistente.

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