Italia
Italia | |
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L'Italia (verde scuro) nell'Unione europea (verde chiaro) | |
Dati amministrativi | |
Nome completo | Repubblica Italiana |
Nome ufficiale | Repubblica Italiana |
Lingue ufficiali | Italiano[1] |
Altre lingue | Bilinguismo a livello regionale o locale, vedi lista |
Capitale | Roma |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica parlamentare unitaria |
Presidente della Repubblica | Sergio Mattarella |
Presidente del Consiglio | Giorgia Meloni |
Indipendenza | 17 marzo 1861 (Proclamazione del Regno d'Italia)[2] |
Proclamazione | 18 giugno 1946[3] |
Ingresso nell'ONU | 14 dicembre 1955 |
Ingresso nell'UE | 25 marzo 1957 (membro fondatore) |
Superficie | |
Totale | 302 069,41 km² (72º) |
% delle acque | 2,4% |
Popolazione | |
Totale | 58 971 230 ab. (1º gennaio 2024) (25º) |
Densità | 195,22 ab./km² (39º) |
Nome degli abitanti | Italiani |
Geografia | |
Continente | Europa[4] |
Confini | San Marino, Città del Vaticano, Francia, Svizzera, Austria e Slovenia |
Fuso orario | |
Economia | |
Valuta | euro |
PIL (nominale) | 2 090 448[5] milioni di $ (2020 stima) (8º) |
PIL pro capite (nominale) | 34 428[5] $ (2020 stima) (28º) |
PIL (PPA) | 2 515 796[5] milioni di $ (2020 stima) (12º) |
PIL pro capite (PPA) | 41 433[5] $ (2020 stima) (33º) |
ISU (2022) | 0,906[6] (molto alto) (30º) |
Fecondità | 1,25 (2022)[7] |
Consumo energetico | 5013,3 kWh/ab. anno |
Varie | |
Codici ISO 3166 | IT, ITA, 380 |
TLD | .it, .eu |
Prefisso tel. | +39[8] |
Sigla autom. | I |
Lato di guida | Destra (↓↑) |
Inno nazionale | Il Canto degli Italiani |
Festa nazionale | 2 giugno |
Evoluzione storica | |
Stato precedente | Regno d'Italia |
L'Italia (AFI: /iˈtalja/,[9] ), ufficialmente Repubblica italiana,[10] è uno Stato membro dell'Unione europea, situato nell'Europa meridionale e occidentale, il cui territorio coincide in gran parte con l'omonima regione geografica. L'Italia è una repubblica parlamentare unitaria e conta una popolazione di circa 59 milioni di abitanti,[11] che ne fanno il terzo Stato dell'Unione europea per numero di abitanti dopo Germania e Francia. La capitale è Roma.
Delimitata dall'arco alpino, l'Italia confina a nord, da ovest a est, con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; la penisola italiana si protende nel mar Mediterraneo, circondata dai mari Ligure, Tirreno, Ionio e Adriatico, e da numerose isole (le maggiori sono Sicilia e Sardegna), per un totale di 302068,26 km².[12] Gli Stati della Città del Vaticano e di San Marino sono enclavi della Repubblica, mentre Campione d'Italia è un'exclave della Repubblica Italiana e un'enclave della Confederazione Svizzera.
Crocevia di numerose civiltà, l'Italia antica fu unificata da Roma, diventando il centro amministrativo, economico, culturale e politico dell'Impero romano. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, l'Italia medievale fu soggetta a invasioni e dominazioni di popolazioni barbariche, perdendo la propria unità politica. Tra XV e XVI secolo, con la diffusione dell'Umanesimo e del Rinascimento, divenne nuovamente il centro culturale del mondo occidentale. La penisola conobbe poi la controriforma, il barocco e il neoclassicismo.
Dopo la parentesi napoleonica, gli italiani lottarono per l'unificazione e l'indipendenza nazionale durante il Risorgimento, finché, dopo la seconda guerra d'indipendenza e la spedizione dei Mille, il 17 marzo 1861 nacque il Regno d'Italia, che ottenne la vittoria nella prima guerra mondiale (1918), completando il processo di unificazione nazionale. Dopo il ventennio fascista (1922-1943), la seconda guerra mondiale, e la definitiva guerra di liberazione, a seguito di un referendum istituzionale, nel 1946 lo Stato italiano divenne una repubblica.
Nel 2022 l'Italia, ottava potenza economica mondiale e terza nell'Unione europea, è un paese con un alto livello di vita: l'indice di sviluppo umano è molto alto, 0.906,[6] e la speranza di vita è di 82,8 anni.[13] È membro fondatore dell'Unione europea, della NATO, del Consiglio d'Europa e dell'OCSE; aderisce all'ONU e alla Convenzione di Schengen. L'Italia è, inoltre, membro del G7 e del G20, partecipa al progetto di condivisione nucleare della NATO, si colloca in dodicesima posizione nel mondo per spesa militare[14] ed è sia una potenza regionale che una grande potenza globale.[15][16] È il sesto maggior esportatore a livello mondiale,[17] il quinto paese più visitato del mondo e vanta il maggior numero di siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO (60).[18]
Etimologia del nome
Il nome proprio "Italia" nasce come toponimo. La sua origine, oggetto di studi sia da parte di linguisti sia di storici, è controversa. Non sempre, tuttavia, sono suggerite etimologie in senso stretto, bensì ipotesi che poggiano su considerazioni estranee alla specifica ricostruzione linguistica del nome oppure che sono riferite a tradizioni non dimostrate (come l'esistenza del mitologico re Italo)[19] o poco verosimili (come la correlazione del nome con il vitello).[20]
Prima che si affermasse il nome Italia, altri termini sono stati usati per riferirsi alla penisola, tra cui Esperia[21] (terra occidentale), Enotria[22] (terra del vino) o Ausonia[23] (terra degli Ausoni). Questi termini sono tuttavia rimasti nell'uso poetico per riferirsi all'Italia.
Storia
Preistoria
Il popolamento del territorio italiano risale a circa 700 000 anni fa, epoca di cui si conserva il sito archeologico del paleolitico inferiore di Isernia La Pineta abitato da Homo erectus.[24] Sempre in Italia meridionale si sviluppò anche la cultura acheuleana a cui risalgono i primi bifacciali e i primi insediamenti stabili; inoltre, nel corso della glaciazione Riss qui comparve anche l'Homo neanderthalensis.[25] Il paleolitico medio vide l'arrivo dei primi Homo sapiens e la loro coesistenza con i Neanderthal; siti di questo periodo sono specialmente le grotte come la grotta Paglicci, la grotta del Cavallo o la grotta Guattari, dove sono stati rinvenuti strumenti più complessi e differenziati come punte di freccia e raschiatoi.[26] Il paleolitico superiore segnò la scomparsa dei Neanderthal e l'aumento degli insediamenti umani, anche grazie alle migrazioni verso il nord Italia; a questo periodo risalgono anche espressioni artistiche come le veneri paleolitiche e le prime forme di scambio.[27][28][29]
La rivoluzione neolitica non modificò eccessivamente la vita degli abitanti in grotta dell'Italia meridionale costiera, che continuarono a basare la propria sussistenza sulla caccia e sulla raccolta di molluschi. A partire dal VI millennio a.C., però, queste popolazioni, come, ad esempio, quelle della grotta dell'Uzzo, si stabilirono nelle pianure circostanti, dando vita alla cultura di Stentinello, che realizzò i primi villaggi difesi da fossati.[30] Per via della montuosità del territorio, in Italia centrale si sviluppò l'allevamento transumante, mentre l'agricoltura apparve successivamente, dando vita nelle pianure abruzzesi e marchigiane alla cultura di Ripoli.[31] Infine, anche nelle pianure dell'Italia settentrionale nel IV millennio a.C. nacquero i primi villaggi agricoli, rappresentati principalmente dalla cultura dei vasi a bocca quadrata e dalla cultura di Sasso-Fiorano.[32] In Sardegna, nel III millennio a.C., si svilupparono la cultura di Arzachena e la cultura di Ozieri, entrambe caratterizzate dai megaliti.[33]
L'inizio della metallurgia in Italia diede vita alle culture dell'età del rame: nacquero, così, al nord la cultura di Remedello, al centro la cultura del Rinaldone e al sud la cultura del Gaudo.[34] L'età del bronzo portò allo sviluppo in Italia centrale e settentrionale della cultura di Polada, mentre in meridione si svilupparono la cultura di Castelluccio e la cultura di Capo Graziano.[35] Intorno al XVII secolo a.C. in Italia centro-meridionale la cultura appenninica entrò in contatto con la civiltà micenea; in Italia settentrionale, invece, i terramare costruirono i primi villaggi palafitticoli, mentre in Sardegna nacque la civiltà nuragica.[36] Tra il XIII e il X secolo a.C. si ebbe un aumento della popolazione e uno sviluppo sociale che portarono alla nascita della cultura di Pantalica e della cultura protovillanoviana, che, grazie all'abilità nella lavorazione dei metalli, si sviluppò nella cultura villanoviana dell'età del ferro. Il IX secolo a.C. vide anche la presenza, in centro Italia, della cultura laziale e, al nord, della civiltà atestina e della cultura di Golasecca.[37][38][39]
Età antica
La colonizzazione greca delle coste dell'Italia centrale e meridionale avvenuta nell'VIII secolo a.C. portò alla fondazione di numerose poleis e alla nascita del popolo degli Italioti in Magna Grecia e dei Sicelioti in Sicilia. La colonizzazione costrinse i popoli dell'Italia antica a spostarsi verso l'interno della penisola, ma permise anche uno scambio culturale che portò allo sviluppo sociale e commerciale. Tra gli Italici, le popolazioni principali furono Latini, Falisci, Volsci, Equi, Ernici, Sabini, Umbri, Marsi, Peligni, Piceni, Pretuzi, Vestini, Marrucini, Campani, Sanniti, Frentani, Lucani e Bruzi mentre tra gli Iapigi furono Dauni, Peucezi e Messapi. In Sicilia abitarono Siculi, Sicani, Elimi e anche coloni fenici, mentre in Sardegna vivevano Corsi e Sardi. L'Italia settentrionale fu abitata da Liguri, Veneti e da popolazioni galliche come Insubri, Cenomani, Lingoni, Boi e Senoni. In Toscana si svilupparono invece gli Etruschi, che nel VII secolo a.C. estesero il proprio dominio anche nel Lazio, in Campania e in Val Padana, poi conquistata dai Galli nel V secolo a.C.[40]
Con la fondazione di Roma da parte di alcuni popoli latini, nacque la civiltà romana, che, organizzatasi in un regno indipendente, intraprese nel VII secolo a.C. una guerra contro i Latini. Con l'inizio dell'età repubblicana e lo scoppio della guerra contro gli Etruschi e delle guerre contro Equi e Volsci, Roma ampliò ulteriormente il proprio territorio per poi essere assediata dai Galli nei primi anni del IV secolo a.C. La conquista della penisola proseguì in seguito con una nuova guerra latina e con le guerre sannitiche, cui seguirono le guerre pirriche, che consentirono a Roma di governare, nella prima metà del III secolo a.C., l'Italia centrale e meridionale. Nei territori italici conquistati Roma fondò inizialmente colonie di diritto romano e latino, ma, successivamente, preferì annettere le popolazioni sottomesse concedendo loro autonomia amministrativa con la cittadinanza senza diritto di voto. Altre comunità italiche ottennero invece minori diritti e ciò causò, nel I secolo a.C., lo scoppio della guerra sociale, che ebbe come esito la concessione della piena cittadinanza romana a tutti gli italici e quindi la rapida diffusione della cultura romana all'interno dell'Italia peninsulare.[41]
Posteriormente Cesare estese la cittadinanza romana anche all'Italia settentrionale, la quale venne definitivamente annessa al territorio dell'Italia romana, e, in seguito alla conquista della Gallia, gettò le basi per la nascita dell'Impero romano, che ebbe come primo imperatore Augusto, il quale suddivise l'Italia in undici regioni. A partire dal III secolo d.C., per via della vastità e della complessità dell'Impero, l'Italia perse gradualmente la sua centralità e la sua autonomia amministrativa; inoltre, l'economia basata sul latifondo, impoverì la regione a vantaggio dei territori provinciali. L'editto di Caracalla del 212 d.C. estese la cittadinanza romana anche a tutti gli abitanti liberi delle province, dalle quali sempre più spesso iniziarono a provenire gli imperatori e, con Costantino, l'Italia perse la capitale in favore di Costantinopoli. Successivamente, all'interno dell'Impero romano d'Occidente, l'Italia, costituita in diocesi, fu aggregata in una sola prefettura con l'Illirico e l'Africa, e il suo progressivo declino creò, nel V secolo, le condizioni per le invasioni barbariche. Roma fu più volte conquistata e, nel 476, Odoacre, re degli Eruli, depose Romolo Augusto, l'ultimo imperatore d'Occidente.[41]
Medioevo
Odoacre governò l'Italia fino al 493, quando fu deposto dagli Ostrogoti di Teodorico che in seguito a una guerra furono sostituiti nel 553 dai Bizantini di Giustiniano I.[42] L’arrivo dei Longobardi (569) pose fine all’unità politica dell’Italia, che sarà riunificata solo nel 1861. L’Italia settentrionale e la Toscana formavano il Regno longobardo, con capitale a Pavia, mentre nell’Italia centro-meridionale i Longobardi controllavano i ducati di Spoleto e Benevento[43]. La restante parte della penisola rimase ai Bizantini e fu suddivisa tra Esarcato d'Italia, con sede a Ravenna, Ducato romano, Ducato di Napoli, Ducato di Calabria e Thema di Sicilia, quest'ultimo dipendente direttamente dall’imperatore di Costantinopoli.[44] Nell’VIII secolo, il progressivo indebolimento bizantino favorì l’espansionismo territoriale dei Longobardi e ciò provocò l'insorgenza del papato che si rivolse ai Franchi di Pipino il Breve.[43] Giunti in nord Italia, i Franchi, sotto la guida di Carlo Magno, riuscirono a sconfiggere i Longobardi nel 774, e istituirono il Regnum Italicum (formato dai territori dell'ex regno Longobardo, la Romagna, la Pentapoli e il ducato di Spoleto[45]), che fu subito dotato di una larga autonomia[46][47] e riuscì a instaurare un'organizzazione abbastanza centralizzata delle funzioni amministrative, giudiziarie e finanziarie del regno, che furono concentrate nella capitale, Pavia[45][48]. Nel IX secolo, con l'ascesa al trono di Lotario I, il regno perse d'importanza e le famiglie delle marche confinarie incrementarono la loro indipendenza entrando così in lotta tra loro dopo la morte dell'imperatore Ludovico II, impegnato durante il suo governo a ridare importanza al regno. L'Italia meridionale longobarda mantenne invece l'indipendenza e si suddivise in ducati rivali tra loro che consentirono la conquista islamica della Sicilia e delle città di Taranto e Bari.[49] Il X secolo vide l'inizio della dinastia ottoniana che unì il Regnum Italicum al Sacro Romano Impero spostando la capitale imperiale a Roma secondo l'ideologia della Renovatio Imperii, e tentò senza successo di annettere il meridione governato da Saraceni e Bizantini.[50][51]
L'XI secolo vide l'affermarsi delle repubbliche marinare mentre in Italia settentrionale le comunità cittadine ottennero un'autonomia crescente. Nel 1059, con il concordato di Melfi, cominciò la conquista normanna dell'Italia meridionale, che portò all'unificazione politica della regione. In questo periodo la politica italiana fu destabilizzata dalla lotta per le investiture che condusse a un durissimo scontro tra papa Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV di Franconia, e che portò alla nomina del primo antipapa.[53] Nel XII secolo, le repubbliche di Venezia, Genova e Pisa, favorite anche dalle crociate, estesero i loro commerci verso Oriente, mentre, in Italia settentrionale, le autonomie cittadine si svilupparono dando inizio all'età comunale. L'indipendenza dei comuni spinse l'imperatore Federico Barbarossa a scendere in Italia, ma questi, riuniti nella Lega Lombarda, lo sconfissero a Legnano nel 1176.[54] Nella prima metà del XIII secolo, Federico II di Svevia, riorganizzò il governo del Regno di Sicilia con la promulgazione delle costituzioni di Melfi, impedendo così la nascita delle autonomie locali. In Italia settentrionale invece l'amministrazione comunale divenne più articolata, aumentò la contrapposizione tra nobiltà e borghesia, e le città iniziarono a prendere posizione in favore del papa o dell'imperatore, dividendosi così in due fazioni spesso in lotta tra loro: guelfi e ghibellini.[55]
Nella seconda metà del XIII secolo, in Italia settentrionale, furono aperte le prime banche e i comuni si trasformarono in signorie, guidate dai gruppi familiari più potenti. In Italia meridionale, Manfredi di Svevia, fu sconfitto a Benevento da Carlo I d'Angiò che, in seguito ai Vespri siciliani, fu costretto a cedere l'isola agli Aragonesi, penetrati anche in Sardegna.[56] Nel XIV secolo, l'assenza del papato, favorì nello Stato Pontificio la nascita delle signorie (Malatesta, Da Polenta, Ordelaffi e Manfredi), mentre, in Val Padana, si insediarono i Visconti a Milano, i Gonzaga a Mantova, gli Estensi a Ferrara e gli Scaligeri a Verona. Tuttavia, il quadro politico dell’Italia centrosettentrionale fu rivoluzionato dai Visconti, che non solo riuscirono a controllare, con l’esclusione di Mantova, tutta la Lombardia, il Canton Ticino, il Piemonte orientale e parte dell’Emilia, ma, con Gian Galeazzo Visconti, nonostante le numerose leghe contro di loro promosse da Firenze e altri Stati italiani, riuscirono a impadronirsi anche di buona parte del Veneto, di Bologna e di Pisa, Siena, Perugia e Assisi. Tuttavia, la prematura scomparsa di Gian Galeazzo Visconti nel 1402 causò uno sgretolamento del suo vasto dominio[57]. Il vuoto di potere seguito alla morte di Gian Galeazzo Visconti e gli attriti che dividevano i suoi successori furono sfruttati dalla Repubblica di Venezia, che, nonostante fosse da tempo impegnata nelle guerre contro Genova, riuscì a estendere ulteriormente i suoi possedimenti in terraferma intaccando anche quelli viscontei estesi in tutto il nord-est.[58] Nella prima metà del XV secolo, nelle Alpi occidentali, si formò il Ducato di Savoia, mentre, a Firenze, salì al potere Cosimo I de' Medici, che prese parte con Milano e Venezia alle guerre di Lombardia, che si conclusero nel 1454 con la pace di Lodi, e che videro un periodo di stabilità dovuto alla continua mediazione di Lorenzo de' Medici nella Lega Italica.[59][60]
Età moderna
Tra il 1494 e, con alcune interruzioni, il 1559, quando fu siglata la Pace di Cateau-Cambrésis, l’Italia fu sconvolta dalle continue guerre tra gli Asburgo e il Regno di Francia per il controllo della penisola. Tali conflitti, che culminarono nella battaglia di Pavia, videro infine prevalere Carlo V, imperatore e re di Spagna. Gran parte dell’Italia si trovò così sotto il controllo della Corona spagnola, che esercitava la diretta sovranità sul ducato di Milano, sui regni di Napoli, Sicilia e Sardegna e sullo Stato dei Presìdi. Indipendenti, ma di fatto vassalli del re di Spagna, erano i ducati di Parma e Piacenza, di Mantova, di Ferrara, di Massa e Carrara, di Urbino, il principato di Piombino, la repubblica di Lucca, la repubblica di Genova. Mentre solo quattro stati italiani erano veramente sovrani: ducato di Savoia, la repubblica di Venezia, il granducato di Toscana e lo Stato Pontificio[43].
L'età Moderna è anche il periodo dell'evoluzione bellica, con la comparsa della polvere da sparo e di nuovi mezzi militari (cannoni, moschetti ecc.). Ciò modificò anche l'aspetto di molte città italiane, costrette a evolvere le proprie difese militari: nasce la fortificazione alla moderna, detta anche "fortificazione all'italiana", proprio perché i primi esempi di mura moderne compaiono nelle città italiane (classico esempio è quello delle Mura di Lucca).
Nella seconda metà del Cinquecento comincia il tramonto della vitalità rinascimentale, indebolita anche dalle nuove tensioni religiose dovute all'avvento della riforma protestante in Europa, che avevano portato a episodi luttuosi come il sacco di Roma del 1527 a opera dei Lanzichenecchi. Soltanto la repubblica di Venezia e lo Stato Pontificio manterranno una certa prosperità e autonomia politica. Il Seicento è invece un secolo di crisi per tutto il Paese: la Chiesa, che ha subìto la perdita dell'unità cristiana dei fedeli, cerca con la controriforma di rafforzare la sua presenza nei Paesi rimasti cattolici, sia con iniziative educative e assistenziali, sia isolandoli dall'influsso degli Stati protestanti. L'Italia viene così salvaguardata dai conflitti religiosi che si accendono in Europa, ma è soggetta ugualmente a carestie, spesso seguite da epidemie.[61] Scoppiano perciò numerose rivolte contro la dominazione spagnola, di cui la più nota avviene a Napoli nel 1647 per opera di Masaniello, ma non portano a nessun cambiamento.
All'inizio del Settecento finisce il periodo di pace e di torpore: a seguito dei trattati di Utrecht e Rastatt, gli Asburgo d'Austria si impossessano di vari domini italiani subentrando agli spagnoli.[62] Gli Asburgo sottrassero così al re di Spagna, il ducato di Milano, il ducato di Mantova, lo Stato dei Presidi e i regni di Napoli e Sardegna, mentre il duca di Savoia Vittorio Amedeo II ottenne il Monferrato, la Lomellina, la Valsesia e, soprattutto, il regno di Sicilia che, tuttavia, nel 1720, dovette cedere agli Asburgo in cambio di quello di Sardegna.
Tra il 1733 e il 1738 l’Italia fu sconvolta da una nuova guerra, la guerra di Successione Polacca, al termine della quale l’Austria dovette cedere Novara, Tortona e parte della Langhe a Carlo Emanuele III di Savoia, i regni di Napoli e di Sicilia a Carlo III di Spagna, mentre gli Asburgo ottennero il granducato di Toscana e il ducato di Parma e Piacenza.
La pace di Aquisgrana, del 1748, pose fine all’ultimo grande conflitto europeo del Settecento combattuto anche sul suolo italiano: la guerra di Successione Austriaca, con essa Carlo Emanuele III tolse alcuni ex territori del ducato di Milano all’Austria portando il confine del suo regno al Ticino, mentre il ducato di Parma e Piacenza fu assegnato ai Borbone.
L’ultimo grande cambiamento territoriale che interessò l’Italia nei decenni successivi fu la vendita da parte della repubblica di Genova della Corsica al regno di Francia (1768)[63].
Tornata la pace in tutta la penisola, dalla seconda metà del secolo, la diffusione dell'Illuminismo fa sì che anche l'Italia venga investita da importanti riforme, che coinvolgono in particolare il Ducato di Milano sotto Maria Teresa d'Austria e Giuseppe II d'Asburgo, il Granducato di Toscana sotto Pietro Leopoldo di Lorena che, nel 1786, con il codice leopoldino abolisce, primo Paese al mondo[64], la pena di morte, e il Regno di Napoli, animato dal vivace dibattito dei pensatori. Di rilievo le figure degli intellettuali Giambattista Vico, Gaetano Filangieri, Cesare Beccaria, Mario Pagano, Alessandro e Pietro Verri.[65] Nel 1796 Napoleone Bonaparte incomincia la sua Campagna d'Italia (1796-1797), conquistando la penisola e ponendo fine all'indipendenza millenaria della Repubblica di Venezia.
Età contemporanea
L'Unificazione
La Campagna d'Italia del 1800 e la nascita del regno napoleonico nel 1805, risvegliano il sentimento nazionale,[66] richiamato nel proclama di Rimini,[67] con cui Gioacchino Murat, durante la guerra austro-napoletana, si rivolge agli italiani affinché si uniscano per salvare il Regno di Napoli. È l'inizio del Risorgimento, il periodo della storia d'Italia che porta all'unità politica e all'indipendenza della nazione, e che occupa un arco temporale di vari decenni. Esso vede i primi patrioti aderire inizialmente alla società segreta della Carboneria, cui seguono i moti del 1820-1821, duramente repressi dagli austriaci. All'affermazione della Carboneria segue quella della Giovine Italia e altri tentativi insurrezionali, tra cui quello dei fratelli Bandiera nel 1844.
I moti del 1848 portano alla prima guerra d'indipendenza contro gli austriaci, che vede coinvolte le popolazioni cittadine, in particolare durante le Cinque giornate di Milano, le Dieci giornate di Brescia, la Repubblica Romana e la spedizione nel 1857 di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie.[68] Né la guerra, né gli altri tentativi sono però coronati da successo.
Nel 1859, con la seconda guerra d'indipendenza prima e con la spedizione dei Mille poi, s'innesca il definitivo processo di unificazione, che porta in breve alla conquista e all'annessione di varie regioni e del Regno delle Due Sicilie: pochi mesi dopo, nel 1861, a Torino viene proclamato il Regno d'Italia, retto da Casa Savoia, che non comprende ancora il Veneto, il Lazio, il Trentino-Alto Adige, il Friuli e la Venezia Giulia.
Tra i maggiori artefici del processo spiccano Mazzini, fondatore della Giovine Italia e figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo, Garibaldi, repubblicano e di simpatie socialiste, Cavour, statista in grado di muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni, anche finanziari, all'espansione del Regno di Sardegna, e Vittorio Emanuele II, abile a concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno d'Italia.[69]
Il Regno d'Italia
Al Regno d'Italia vengono quindi annessi il Veneto, al termine della terza guerra d'indipendenza e, dopo la presa di Roma, che nel 1871 diviene capitale d'Italia, il Lazio. Già nei primi anni dopo la riunificazione d'Italia le forti disparità socioeconomiche fra il settentrione e il meridione del paese determinano l'insorgere della questione meridionale legata al brigantaggio, fenomeno da cui emersero temuti capibanda come Carmine Crocco, Luigi Alonzi e Pasquale Romano.[70]
A Vittorio Emanuele II succedono Umberto I (1878-1900), ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci, e Vittorio Emanuele III (1900-1946); gli anni a cavallo del secolo vedono l'Italia impegnata in una serie di guerre di espansione coloniale in Somalia, Eritrea e Libia, mentre, il periodo prebellico, dominato dalla figura di Giovanni Giolitti, è caratterizzato dalla modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana.
Durante la grande guerra l'Italia, inizialmente neutrale, a seguito della stipula di un trattato segreto che le accorda cospicui compensi territoriali, si allea alla Triplice intesa contro gli Imperi centrali. Dopo due anni di guerra di trincea, il 24 ottobre 1917 l'esercito italiano, subita la disfatta di Caporetto, si riorganizza e contrattacca sulla linea del Piave pervenendo, sotto il comando di Armando Diaz e con l'apporto di giovani leve, alla vittoria finale nella battaglia di Vittorio Veneto (4 novembre).
Vinta la guerra, l'Italia completa la riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia, l'Istria e alcuni territori del Friuli ancora irredenti, ma non ottenendo la cessione di tutti i territori promessi col Patto di Londra, vede diffondersi l'insoddisfazione per la cosiddetta vittoria mutilata.
Il fascismo e la seconda guerra mondiale
Nel contesto dei moti popolari del biennio rosso nasce lo squadrismo che reprime, con intimidazioni e attacchi alle sedi delle organizzazioni socialiste, i moti operai e contadini. Nel 1919 Benito Mussolini fonda a Milano il primo fascio di combattimento, confluito poi nel Partito Nazionale Fascista, e il 30 ottobre 1922, dopo la marcia su Roma, sale al potere. Nelle elezioni politiche italiane del 1924 Mussolini ottiene il 64,9% dei voti[71] e, come stabilito dalla legge Acerbo, i due terzi dei seggi.[72] La denuncia, da parte di Giacomo Matteotti, dell'irregolarità delle elezioni, è seguita qualche giorno dopo dal suo assassinio.[71]
Nel 1925 Mussolini proclama la dittatura emanando tra il 1925 e il 1926 le leggi fascistissime, trasformando il Regno in uno stato autoritario, mediante l'istituzione del Tribunale Speciale Fascista, del confino politico per gli antifascisti e della polizia segreta, l'OVRA. Nel 1929 vengono firmati i Patti Lateranensi, chiudendo la questione romana e nel 1938 vengono emanate le leggi razziali, principalmente, ma non solo, nei confronti degli ebrei, seguendo il modello del "Manifesto della razza".
Dal 1935 Mussolini accentua la sua politica estera aggressiva: conquista l'Etiopia, proclama la nascita dell'Impero italiano, interviene nella guerra civile spagnola e occupa l'Albania. Nel maggio 1939 firma il patto d'Acciaio che sancisce l'alleanza alla Germania nazista di Adolf Hitler al cui fianco l'Italia entrerà in guerra, dopo un iniziale periodo di non belligeranza, il 10 giugno 1940 contro Francia e Regno Unito. Nel 1941 viene dichiarata guerra anche all'Unione Sovietica e, con l'Impero giapponese, agli Stati Uniti.
Le sconfitte militari su tutti i teatri bellici (si ricordano in particolare quella di El Alamein in Nord Africa e quella sul fiume Don sul Fronte russo) e i fatti del luglio 1943 (soprattutto lo sbarco alleato in Sicilia e il bombardamento di Roma) indeboliscono Mussolini che in una riunione del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 luglio 1943, viene sfiduciato. Il giorno seguente viene fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele III che lo sostituì a capo del governo con Pietro Badoglio; poche settimane dopo viene firmata la resa, mentre la Germania scatena l'operazione Achse e occupa militarmente le regioni centro-settentrionali della penisola, Roma compresa. La campagna d'Italia, condotta dagli Alleati con l'apporto della Resistenza italiana, si conclude nell'aprile del 1945 con la liberazione dei territori occupati, la capitolazione delle forze tedesche e la disgregazione della Repubblica Sociale Italiana, la struttura di governo collaborazionista organizzata da Mussolini dopo l'8 settembre. Il Duce, catturato mentre tenta di fuggire, viene ucciso dai partigiani il 28 aprile 1945.
A guerra finita l'Italia è in condizioni critiche: i combattimenti e i bombardamenti aerei hanno raso al suolo molti centri abitati, e le principali vie di comunicazione sono interrotte.[73] Il numero di italiani morti è stimato tra 415 000 (330 000 militari e 85 000 civili)[74] e 443 000 unità. Sarà poi nella seconda metà degli anni '40 aiutata nella ricostruzione dal Piano Marshall, come tutti i paesi europei.
Sul piano geopolitico, coi trattati di Parigi del 1947 l'Italia cede parte del suo territorio a Francia e Jugoslavia, il Dodecaneso alla Grecia, la concessione italiana di Tientsin alla Cina, perde tutte le colonie africane e restituisce l'indipendenza all'Albania, che entra nell'area d'influenza dell'URSS. Oltre il 90% degli italiani residenti nelle terre assegnate alla Jugoslavia, già colpiti dai massacri delle foibe, abbandonò la propria terra e affrontò l'esilio in Italia e nel resto del mondo.[75] Oltre 100 000 furono gli italiani rimpatriati dai possedimenti coloniali in Libia ed Etiopia.
La Repubblica Italiana
Il 2 giugno 1946 un referendum sancisce la fine della monarchia e la nascita della Repubblica; il 1º gennaio 1948 entra in vigore la nuova Costituzione della Repubblica Italiana.[76] Alcide De Gasperi, che già era Presidente del Consiglio dal 1945, continua ad esserlo fino al 1953. Attraverso un'azione di sviluppo coordinata dallo Stato mediante l'IRI e un'economia mista, l'Italia vive il miracolo economico italiano (con diversi notevoli successi anche di rango internazionale, tra cui la veloce costruzione dell'Autostrada del sole, il Programma spaziale San Marco, la costruzione di tre centrali nucleari tra le più potenti dell'epoca - soprattutto quella di Caorso, la costruzione di oltre due milioni di alloggi con il progetto INA-Casa, l'industrializzazione del Mezzogiorno grazie alla Cassa omonima), favoriti da un'elevata disponibilità di manodopera, dovuta a un forte flusso migratorio dalle campagne alle città e dal sud verso il nord: la crescita media del PIL del 6,3% tra il 1958 e il 1963[77] consente la riduzione del divario storico con paesi quali Regno Unito, Germania e Francia.
A livello politico la DC sarà sempre il partito dominante, prima durante il centrismo, poi dal 1963 con il Centro-sinistra "organico" e infine negli anni '80 con il Pentapartito; vi saranno, però, diversi tentativi di riportare l'Italia a uno Stato più autoritario e conservatore (con i tentativi del Governo Tambroni del 1960, del Piano Solo del 1964, del Golpe Borghese del 1970 e infine quello della P2 di fine anni '70, scoperto nel 1981). Nasceranno tensioni sociali e contestazioni studentesche a fine anni '60 che scateneranno la reazione della parte più conservatrice e di quella più rivoluzionaria della società italiana, portando alla strategia della tensione degli anni di piombo,[78] segnata da numerosi attentati come la strage di piazza Fontana, la strage di piazza della Loggia e la strage di Bologna, e culminati nell'agguato di via Fani e nel sequestro e assassinio di Aldo Moro, l'apice dell'attacco brigatista allo Stato democratico.[79]
Gli anni ottanta e novanta sono invece segnati dal riflusso nel privato - favorito da una netta ripresa economica nella seconda metà degli anni '80 - e dalla lotta alla mafia, che nonostante importanti successi delle istituzioni è costata la vita a numerosi magistrati e uomini dello Stato, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
La "Seconda Repubblica" (1994 - oggi)
Nel 1992 le indagini di mani pulite sul fenomeno dilagante delle tangenti coinvolgono esponenti politici, principalmente del pentapartito, determinando la fine della prima Repubblica. Dopo lo scandalo nascono nuovi partiti, come la Lega Nord e Forza Italia. In questa fase, definita seconda Repubblica, nuove coalizioni politiche prendono il posto dei precedenti partiti di massa dando vita a un sistema parzialmente bipolare; alcuni esponenti del centro-sinistra, in particolare Romano Prodi, si alternano nella guida del paese a Silvio Berlusconi, leader del centro-destra che segna quegli anni e il cui modello di pensiero e azione, definito berlusconismo, identifica un fenomeno sociale e di costume.[80] La crisi del debito sovrano europeo colpisce anche l'Italia nel 2011 e alla guida del paese s'insediano prima un governo tecnico e poi, dopo nuove elezioni, governi di coalizione "di larghe intese". Seguono nel 2018-2021 alcuni governi con un movimento popolare trasversale e successivamente un nuovo governo tecnico, incaricati anche di gestire la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze.
Geografia fisica
La regione geografica italiana è suddivisa in una parte continentale, una peninsulare e una insulare[81] ed è unita al continente europeo dalla catena delle Alpi. Grazie alla sua posizione, costituisce idealmente un ponte di passaggio verso l'Asia e l'Africa.[82]
L'Italia separa, inoltre, il bacino occidentale del mar Mediterraneo da quello centrale, ossia il Mar Tirreno dal Mar Ionio. A nord del Salento si spinge l'insenatura lunga e stretta del mare Adriatico. Le isole di Sardegna e di Corsica dividono poi il mar Tirreno dal mar di Sardegna; le coste italiane si sviluppano su 7456 km[83] e presentano paesaggi di vario genere (dal lagunare al garganico, dall'adriatico al tirrenico ecc.).[84]
Il suolo italiano, fortemente antropizzato, ha varie caratteristiche (vulcanico, endolagunare, calcareo ecc.);[85] le zone collinari sono prevalenti rispetto alle zone montuose e a quelle pianeggianti, l'altitudine media del territorio è di circa 337 m s.l.m.
Le catene montuose si estendono per buona parte della nazione. Appartiene all'Italia una gran parte del versante meridionale del sistema alpino, per una lunghezza di circa 1000 km. Le vette più elevate si trovano nelle Alpi Occidentali, dove sono numerose le cime che superano i 4000 m tra cui il Cervino (4478 m), il Monte Rosa (4634 m) e il Monte Bianco (4810 m), la montagna più alta d'Europa. La catena degli Appennini percorre tutta la penisola, dalla Liguria alla Sicilia, fino alle Madonìe; il Gran Sasso (2912 m), situato in Abruzzo, è la sua vetta più alta.
Solo un quarto del territorio italiano è costituito da pianure; la Pianura padana, una distesa alluvionale formata dal fiume Po e dai suoi affluenti, è la più estesa di tutte. Seguono, per dimensioni, il Tavoliere delle Puglie e la pianura salentina, due pianure di sollevamento, e il Campidano, un'altra pianura alluvionale.[86] Il punto meno elevato d'Italia è situato nella frazione di Contane, in provincia di Ferrara (−3,44 m).
Le isole maggiori sono la Sicilia e la Sardegna; molte sono le isole minori, in gran parte raccolte in arcipelaghi,[87] come l'arcipelago Toscano, cui appartiene l'isola d'Elba, l'arcipelago di La Maddalena, l'arcipelago Campano, comprendente Ischia e Capri, le isole Ponziane, le Pelagie, le Eolie, le Egadi e le Tremiti.
Geologia
La geologia dell'Italia è molto complessa: l'assetto fisiografico e geologico attuale dell'area comprensiva della penisola italiana, delle sue isole e dei bacini marini adiacenti, è il risultato di numerosi eventi geodinamici successivi riconducibili, in estrema sintesi, all'interazione tra due placche litosferiche, la placca africana e quella europea a partire dal Cretacico superiore, periodo nel quale iniziò la progressiva chiusura del paleo-oceano della Tetide. Il margine meridionale africano, frammentandosi durante l'avvicinamento al continente settentrionale europeo, ha originato una serie di microplacche interposte la cui successiva accrezione ha dato luogo nel corso del Cenozoico all'attuale territorio peninsulare e siciliano.
In questo assetto si riconoscono due domini paleogeografici fondamentali, separati dalla linea Insubrica (Alpi centrali):
- un dominio europeo, dato dal margine meridionale della placca europea, che include il blocco sardo-corso e parte del mar Tirreno, l'arco Calabro Peloritano, il bacino del Mediterraneo occidentale, il sistema di falde alpine a vergenza europea, costituite principalmente da rocce metamorfiche e intrusioni di batoliti che testimoniano il regime di compressione derivato dal movimento della placca africana verso nord e dalla collisione con la placca continentale europea;
- un dominio africano (in senso lato) costituito dall'insieme del Dominio Sudalpino e dei domini adriatico e apulo, che rappresentano l'insieme di microplacche accrezionate appartenenti al margine del continente meridionale.
Il Dominio Sudalpino è formato da un sistema di falde a vergenza adriatica, costituite principalmente da sequenze carbonatiche e miste che si prolungano a est nelle Dinaridi.[88] Nella catena appenninica, la linea tettonica "Ancona-Anzio" separa l'Appennino settentrionale, principalmente costituito da flysch terrigeni, dall'Appennino meridionale ove le formazioni carbonatiche sono più frequenti. L'assetto strutturale appenninico è caratterizzato nel suo insieme da un sistema di falde che sovrascorre sull'avampaese apulo. Questo sistema di falde, che costituisce la parte affiorante della placca adriatica, si estende dal mar Ionio fino all'estremità occidentale della val Padana e rappresentava in origine una sorta di "promontorio" settentrionale della placca africana.
L'avampaese apulo (costituito sostanzialmente dal territorio pugliese), rappresenta un dominio di piattaforma carbonatica stabile, persistente dal Mesozoico al Miocene e successivamente emerso, coinvolto solo marginalmente nell'orogenesi appenninica. La Sicilia è formata nella parte centro-orientale da rocce carbonatiche e silicoclastiche appartenenti al margine convergente africano deformato ("unità maghrebidi"), mentre nella sua parte nord-orientale (Monti Peloritani) è di pertinenza europea ("unità peloritane"); le unità "sicilidi" e "numidiche" interposte rappresentano la copertura sedimentaria del dominio oceanico tetideo, in gran parte di natura flyschoide, scollata dal substrato originario di crosta oceanica (non conosciuto) e sovrascorsa sul margine africano.
Il blocco sardo-corso costituisce un elemento strutturale appartenente al continente europeo, originariamente solidale al margine meridionale franco-spagnolo e distaccatosi in età oligo-miocenica, ruotando in senso antiorario fino a collidere con il margine continentale africano. Nel quadro tardo e post-collisionale dell'area si inserisce il processo di espansione oceanica in corso del Mar Tirreno. Il mar Tirreno ha una crosta oceanica neogenica in espansione in due aree: bacino di Marsili e di Vavilov;[89] si ritiene che una crosta oceanica mesozoica si trovi nello Ionio sotto una massiccia copertura sedimentaria.
Il rilevante vulcanismo neogenico e la elevata sismicità della maggior parte del territorio nazionale, testimoniano il complesso assetto geodinamico ancora attivo.[90]
Dal punto di vista stratigrafico, le rocce sedimentarie affioranti databili con sicurezza in base al contenuto paleontologico risultano di età compresa tra il Cambriano e il Quaternario. Metamorfiti di basso grado affioranti nella parte meridionale della Sardegna, costituite da arenarie alternate con peliti, sono datate dubitativamente al Precambriano.[91] La maggior parte della copertura sedimentaria affiorante in territorio italiano è post-paleozoica. Il Paleozoico Inferiore non metamorfico affiora solamente in Sardegna e in Carnia, mentre il Paleozoico Superiore (permo-carbonifero) è presente in lembi più o meno estesi nei domini sudalpino e appenninico.
Vulcanismo e geotermia
In Italia sono presenti numerosi vulcani: i più noti sono l'Etna (3357 m), il vulcano più alto d'Europa, il Vesuvio e lo Stromboli. L'elevata attività vulcanica e magmatica neogenica - quaternaria appenninica, è suddivisibile in province:
- Magmatica toscana (Monti Cimini, Tolfa e Amiata);
- Magmatica laziale (Monti Vulsini, Vico nel Lazio, Colli Albani, Roccamonfina);
- Distretto ultra-alcalino umbro laziale (San Venanzo, Cupaello e Polino);
- Vulcanica campana (Vesuvio, Campi Flegrei, Ischia);
- Arco eolico e bacino tirrenico (Isole Eolie e montagne sottomarine tirreniche);
- Avampaese africano-adriatico (canale di Sicilia, isola Ferdinandea, Etna e Monte Vulture).[92]
Fino agli anni cinquanta l'Italia fu il primo e unico paese a sfruttare, nella zona di Larderello e poi nell'area del Monte Amiata, l'energia geotermica per produrre energia elettrica. L'elevato gradiente geotermico che caratterizza parte della penisola rende altre province potenzialmente sfruttabili: ricerche svolte negli anni sessanta-settanta individuarono potenziali campi geotermici nel Lazio e in Toscana, così pure in gran parte delle isole vulcaniche.[93]
Attività sismica
Per la situazione geodinamica il suo territorio è frequentemente soggetto a terremoti dando all'Italia il primato in Europa per questi fenomeni:[94] su 1 300 sismi distruttivi avvenuti nel II millennio nel Mediterraneo centrale ben 500 hanno interessato l'Italia;[95] analisi dei movimenti focali indicano che essi sono per lo più distribuiti lungo le aree interessate dalla tettonica alpina e appenninica, ove sono causati rispettivamente da movimenti lungo faglie.[92] Nel Tirreno meridionale, la distribuzione degli ipocentri, fino a una profondità di 500 chilometri indicherebbe la presenza di un piano di Benioff dato dalla subduzione della litosfera ionica.
Idrografia
L'Italia, per la presenza di diversi rilievi montuosi, con nevai e ghiacciai, di laghi e di acque sorgive, è ricca di corsi d'acqua. In genere, data la disposizione e l'altitudine dei rilievi, i fiumi più lunghi e di maggiore portata appartengono alla regione alpina mentre i fiumi appenninici, a eccezione di Tevere e Arno, hanno corso breve e regime torrentizio.
Il fiume più importante è il Po, lungo 652 km, portata media circa 1460 m³/s e bacino di circa 70000 km[96] (anche se il fiume più lungo che nasce nel Paese è la Drava, che scorre in Italia per pochi chilometri prima di attraversare il confine internazionale, per poi sfociare infine nel Danubio). Esso attraversa la pianura padana sfociando nel mare Adriatico con un delta che è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.[97]
I laghi italiani più estesi, nell'ordine il lago di Garda, il lago Maggiore e il lago di Como, che è anche il più profondo (410 m),[98] sono situati nella fascia prealpina. Altri laghi importanti si trovano nella zona peninsulare, il lago di Bolsena, il lago di Bracciano e il lago di Albano d'origine vulcanica, il lago Trasimeno, il più esteso dell'Italia peninsulare e i laghi costieri, come il lago di Lesina e il lago di Varano.
Clima
La regione italiana (compresa tra il 47º e il 35º parallelo nord) si trova quasi al centro della zona temperata dell'emisfero boreale.
Il clima è fortemente influenzato dai mari che la circondano quasi da ogni lato e che costituiscono un benefico serbatoio di calore e di umidità. Determinano infatti, nell'ambito della zona temperata, un clima particolare detto temperato mediterraneo.[99]
Secondo la classificazione di Köppen,[100] l'Italia è suddivisa in tre tipi di clima (temperato, temperato freddo e freddo), a loro volta suddivisi in microclimi: si passa dal clima temperato subtropicale (presente nelle aree costiere della Sicilia, della Sardegna meridionale e della Calabria centrale e meridionale) al clima glaciale (tipico delle vette più elevate delle Alpi ricoperte da nevi perenni, a quote generalmente superiori ai 3 500 metri s.l.m.).
Società
Evoluzione demografica
Con 58 997 201 abitanti,[101] l'Italia è il terzo paese dell'Unione europea per popolazione (dopo Germania e Francia) e la sua densità demografica è di 195 abitanti per chilometro quadrato, più alta della media dell'Unione.[102]
La popolazione è concentrata principalmente nelle zone pianeggianti (49,1% dei residenti) e collinari (38,8%) del paese,[103] è caratterizzata nel 2022 da un alto numero di anziani (l'indice di vecchiaia è pari a 161,4), da un basso tasso di fecondità, pari a 1,25 e da una speranza di vita di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 per le donne.[13] Alla fine del XIX secolo l'Italia è un paese di emigrazione di massa,[104] fenomeno che si manifesta prima nelle regioni settentrionali e poi in quelle meridionali. Le principali destinazioni sono le Americhe (Stati Uniti, Brasile, Argentina, Uruguay) e l'Europa centro-settentrionale (in modo particolare la Germania). Nel XX secolo l'emigrazione diviene anche interna, attratta dallo sviluppo industriale di alcune aree settentrionali del Paese.[105] Il numero di italiani residenti all'estero che conservano la cittadinanza italiana è stimato in circa 4 200 000.[106]
Per quanto riguarda il fenomeno dell'immigrazione, invece, il numero di immigrati o residenti stranieri regolari in Italia è aumentato considerevolmente soprattutto a partire dal 2001 e, secondo i dati ISTAT, al 31 dicembre 2022 contava 5 141 341 unità, l'8,7% della popolazione residente;[107] le comunità più numerose erano quella rumena (1 081 836 residenti), quella albanese (416 829) e quella marocchina, (415 088)[7] A questi dati vanno aggiunti gli stranieri irregolari, circa 404 000 secondo un rapporto del 2015 sull'immigrazione della Fondazione Ismu.[108]
Lingue
Lingua italiana
L'italiano è la lingua ufficiale e la più parlata; essa è inoltre una delle lingue ufficiali dell'Unione europea. Appartiene al gruppo delle lingue romanze orientali della famiglia delle lingue indoeuropee e trova le sue origini nel dialetto fiorentino del Trecento, idioma diffusosi presso le classi colte di tutta Italia grazie anche ai grandi scrittori toscani dell'epoca, come Dante, Boccaccio e Petrarca.
L'italiano moderno, nato nell'Ottocento in gran parte grazie all'opera di Alessandro Manzoni, era parlato, negli anni dell'unità, da poco più del 10% della popolazione,[109][110] cui si aggiungeva un numero imprecisato di persone che ne avevano una conoscenza variabile. Esso si è in seguito diffuso gradualmente, dapprima grazie all'istruzione elementare, al fenomeno dell'inurbamento e alla creazione di una burocrazia e di un esercito nazionali, e poi, dopo la seconda guerra mondiale, a causa dell'azione di radio e televisione.[111] Nel territorio italiano, tuttavia, sono parlate numerose altre lingue, sviluppatesi ed evolutesi indipendentemente dal toscano.[112]
Altre lingue
Le minoranze linguistiche storiche presenti in Italia ufficialmente riconosciute e tutelate sono quelle "delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate, e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo".[114] Vi sono inoltre diverse parlate regionali che, sebbene siano censite dall'UNESCO come lingue minoritarie e dalla comunità linguistica internazionale come lingue non riconducibili all'italiano, non godono di alcun riconoscimento o tutela da parte dello Stato Italiano.[115]
Nelle regioni e nei comuni interessati dal bilinguismo, gli uffici pubblici e la segnaletica stradale sono bilingui o trilingui (come i comuni ladini dell'Alto Adige e walser dell'alta valle del Lys), e i documenti ufficiali possono essere redatti in italiano o nell'altra lingua riconosciuta.
Il livello di tutela di alcune minoranze è stabilito sia dalla normativa italiana sia dai trattati internazionali: è il caso della minoranza germanofona dell'Alto Adige e dei comuni bilingui della provincia di Trento, il cui status è regolato dall'accordo De Gasperi-Gruber, e di una parte della minoranza slovena del Friuli-Venezia Giulia, contemplata dal Memorandum di Londra col quale Italia e Jugoslavia assunsero rispettivamente l'amministrazione civile delle zone A e B del Territorio Libero di Trieste.
La lingua dei segni italiana (LIS),[116] ossia la lingua visiva dei cittadini sordi, è riconosciuta dalla regione Valle d'Aosta dal 2006.
Religione
In Italia vige il principio della laicità dello Stato e pertanto non vi è una religione ufficiale.
I cittadini italiani sono in maggioranza cristiani cattolici, anche se negli ultimi anni si è osservato un forte calo dei credenti dovuto ad un crescente processo di secolarizzazione. Secondo una ricerca Doxa del 2019 i cattolici sarebbero il 66,7% della popolazione, gli atei e agnostici il 15,3% e i credenti di altre religioni il 18%[117][118].
La Chiesa cattolica in Italia è organizzata in 225 diocesi più un ordinariato militare;[119] il vescovo di Roma ne è primate e assume il titolo di Papa. La Chiesa esercita un ruolo influente nella società italiana, prendendo posizione su temi religiosi, sociali e politici, come il divorzio e l'aborto negli anni settanta o, in anni più recenti, il testamento biologico e la fecondazione assistita, la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche italiane (rimozione alla quale si dichiarano contrari oltre il 60% degli italiani, con solo il 17% favorevoli)[120] o le politiche sull'immigrazione.
Il rapporto Stato-Chiesa è previsto dalla Costituzione, che lo demanda ai Patti Lateranensi, rivisti nel 1984 col nuovo concordato (i rapporti con altre confessioni religiose sono regolati da specifiche intese),[121][122] nel quale il sostegno statale alla Chiesa è stabilito attraverso una quota proporzionale dell'otto per mille del gettito IRPEF,[123] che si aggiunge ad altri finanziamenti alla Chiesa cattolica in Italia.
Fra le religioni minoritarie sono presenti diverse altre confessioni cristiane (in modo particolare ortodossi e protestanti, questi ultimi in massima parte pentecostali), ebrei, mormoni e testimoni di Geova. L'immigrazione contribuisce ad alimentare alcune tra le minoranze religiose presenti nel Paese,[124] le più numerose delle quali sono i cristiani-ortodossi, i musulmani, i buddhisti e gli induisti.[125]
Secondo il CESNUR, nel 2023 in Italia c'erano circa 3 200 aderenti a religioni indigene pre-cristiane, neopagane o neosciamaniche.[126] Fra le forme moderne di politeismo nativo si trova la Via romana agli dei, che include organizzazioni come Nova Roma, l'Associazione Tradizionale Pietas, la Communitas Populi Romani, il Movimento Tradizionale Romano e la Societas Hesperiana pro Culto Deorum. Vi sono anche pagani appartenenti ad altre religioni europee, come il Germanesimo, a cui appartengono la Comunità Odinista e il Tempio del Lupo; il Druidismo, l'Ellenismo e la Wicca.[127]
Criminalità
Nel corso del XIX secolo si origina in Sicilia[128] un fenomeno criminale organizzato sul territorio e connotato da stretti legami con la politica e il potere economico, la mafia, termine che diviene sinonimo di "crimine organizzato"; in Italia sono di stampo mafioso organizzazioni come cosa nostra in Sicilia, la camorra in Campania, la 'ndrangheta in Calabria e la sacra corona unita e la società foggiana in Puglia. Il fenomeno mafioso, che in Italia, secondo un rapporto del Censis del 2009, riguarda direttamente il 22% degli italiani e il 14,6% del PIL,[129] è poi proliferato a livello mondiale, con diffusione e caratteristiche autonome.
L'Italia si distingue per una forte e continua lotta contro la mafia, costata la vita a magistrati, uomini delle forze dell'ordine e delle istituzioni,[130] ma che ha ottenuto notevoli risultati, con l'arresto di numerosi boss malavitosi.
Per quanto riguarda gli omicidi, nel 2006, l'Italia risultava essere il secondo paese più sicuro d'Europa, assieme a Danimarca, Germania e Spagna, dopo la Norvegia.[131] Secondo una ricerca de Il Sole 24 Ore, basata su dati del Ministero dell'Interno e riferita al primo semestre del 2010, in Italia i reati perpetrati, soprattutto nelle grandi aree urbane e nelle zone ad alta densità infrastrutturale, sono circa 1 292 000. Milano, Torino e Bologna, con circa 30 reati ogni mille abitanti, risultano le città più a rischio, Matera, Potenza e Belluno quelle più sicure. Per quanto riguarda i reati che impattano sull'economia (usura, riciclaggio di denaro e truffe) le città più penalizzate sono Napoli, Bologna, Trieste, La Spezia e Genova.[132]
Elevata è la corruzione all'interno della pubblica amministrazione (in modo particolare nel settore sanitario): secondo il Rapporto Eurispes 2010 l'Italia è al 63º posto (su 180 paesi) nella classifica globale.[133] Le regioni più colpite da questo fenomeno sono Calabria, Sicilia e Puglia. Secondo il SAeT (Servizio Anticorruzione e Trasparenza), la corruzione "scoperta" è solo la punta di un iceberg rispetto a un'ingente corruzione "coperta" che affligge un'ampia parte della società italiana.[133]
Media e libertà d'informazione
In campo radiotelevisivo[134] il panorama italiano è caratterizzato dal duopolio RAI - Gruppo Mediaset (negli anni duemila, è diventato rilevante anche il ruolo della pay tv di Sky), i cui ascolti complessivi, stabili da molti anni, si attestano nel 2010 al 78,6% del mercato.[135] A rafforzare la predetta concentrazione è il ruolo centrale svolto dalla televisione come mezzo informativo, che in Italia nel 2010 si attesta attorno al 90%;[135] la possibile influenza dell'allora presidente del Consiglio Berlusconi, già proprietario di Mediaset, sul network pubblico RAI, ha portato l'organizzazione Freedom House a classificare nel suo rapporto l'Italia, unico paese dell'Europa occidentale, come "parzialmente libera",[136] mentre il rapporto 2017 di Reporter senza frontiere[137] colloca l'Italia al 52º posto (su 180) nel mondo per la libertà di stampa.
Nel rapporto 2011 sulla libertà della rete, l'Italia è "libera", non rilevandosi significative limitazioni alla libertà d'espressione e d'informazione sul web;[138] alla fine del 2011 la penetrazione internet è al 58,7%.[139]
Per quanto riguarda la stampa, il Corriere della Sera detiene il primato per numero di copie vendute, seguito da La Repubblica, La Gazzetta dello Sport e La Stampa.[140] Il quotidiano più antico d'Italia, fondato nel 1664, e il giornale più antico del mondo ancora in edicola è la Gazzetta di Mantova.[141]
Tra i giornalisti dell'Ottocento vanno citati Ferdinando Petruccelli della Gattina, tra i primi corrispondenti di guerra e l'unico giornalista italiano dell'epoca a lavorare anche in Europa,[142] Guglielmo Stefani fondatore della prima agenzia di stampa italiana, ed Edoardo Scarfoglio, fondatore de Il Mattino e attento osservatore della questione meridionale. Guidato da Luigi Albertini dal 1900 al 1925 il Corriere della Sera diviene il primo quotidiano italiano, con firme autorevoli come Luigi Barzini e Ugo Ojetti; altre "penne" prestigiose del Novecento sono Curzio Malaparte, Indro Montanelli, conservatore e anticomunista, fondatore de Il Giornale e autore di una monumentale Storia d'Italia, Oriana Fallaci, prima inviata speciale al fronte, Enzo Biagi e Giorgio Bocca. Nel campo del giornalismo sportivo si citano Gianni Brera, figura centrale del settore (soprattutto calcistico) nel XX secolo, e Rino Tommasi.
Diritti civili
Ordinamento
Assetto costituzionale
La Costituzione della Repubblica Italiana approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, promulgata il successivo 27 dicembre da Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato, ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948, è la legge fondamentale dello Stato.
Il sistema politico italiano è quello tipico di una repubblica parlamentare, in cui il parlamento è l'unica istituzione a detenere la rappresentanza della volontà popolare.
Le maggiori istituzioni sono:
- Parlamento: è bicamerale e si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica,[143] esercita il potere legislativo[144] e vota la fiducia al Governo.[145]
- Presidente della Repubblica: è il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale;[146] viene eletto dal Parlamento;[147] nomina a sua volta il Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri.[148] Può sciogliere le camere.[149]
- Governo: esercita il potere esecutivo, è composto dal presidente del Consiglio e dai ministri, che formano il Consiglio dei ministri.[148]
- Magistratura: esercita il potere giudiziario (sia inquirente sia giudicante) è indipendente da ogni altro potere, autonoma e governata dal Consiglio superiore della magistratura.[150]
- Corte costituzionale: svolge la funzione di garante della Costituzione, pronunciandosi sulla conformità delle leggi a essa.[151]
Suddivisioni amministrative
Gli enti territoriali che, in base all'articolo 114 della Costituzione, costituiscono, assieme allo Stato, la Repubblica Italiana sono:
- le regioni[152] (15 a statuto ordinario e 5 a statuto speciale[153]);
- le città metropolitane (15);
- le province e i comuni (rispettivamente 93 e 7 896).[154]
Nell'elenco che segue, per ciascuna regione è riportata la bandiera ufficiale e il nome del capoluogo.
Di seguito le prime dieci città italiane per abitanti del territorio comunale al 31 dicembre 2023.[11]
Pos. | Comune | Città metropolitana | Regione | Abitanti |
---|---|---|---|---|
1 | Roma | Roma | Lazio | 2 751 747 |
2 | Milano | Milano | Lombardia | 1 371 499 |
3 | Napoli | Napoli | Campania | 913 704 |
4 | Torino | Torino | Piemonte | 851 199 |
5 | Palermo | Palermo | Sicilia | 630 427 |
6 | Genova | Genova | Liguria | 562 422 |
7 | Bologna | Bologna | Emilia-Romagna | 390 098 |
8 | Firenze | Firenze | Toscana | 362 613 |
9 | Bari | Bari | Puglia | 316 226 |
10 | Catania | Catania | Sicilia | 298 680 |
I comuni italiani sono caratterizzati da piccole dimensioni e pochi abitanti, al 2019 il 45,8% dei comuni non supera i 20 chilometri quadrati di superficie e il 69,6% non supera i 5 000 abitanti.[155]
Sistema tributario
Il sistema tributario italiano si informe a criteri di progressività[156]. Le principali imposte nazionali sono l'IRPEF (imposta sui redditi delle persone, con aliquote dal 23% al 43%), l'IRES (imposta sui redditi delle società, fissata al 24%), l'IRAP (imposta locale sulle aziende, fissata al 3,9% + massimo 0,92% delle regioni) e l'IVA (imposta su vendita di beni e servizi, fissata al 22% con aliquote minori per particolari settori).
Istituzioni, enti e associazioni
Ordinamento scolastico
L'istruzione in Italia è regolata con modalità diverse secondo la forma giuridica (scuole pubbliche, scuole paritarie, scuole private). La formazione professionale, comprendente gli istituti professionali, dipende invece dalle regioni.
L'obbligo scolastico termina a 16 anni.[157]
Il sistema scolastico italiano è strutturato in tre cicli di istruzione:
- istruzione primaria, di durata quinquennale;
- istruzione secondaria, che comprende la scuola secondaria di primo grado, di durata triennale, e la scuola secondaria di secondo grado, di durata quinquennale;
- istruzione superiore, che comprende l'università e la formazione specialistica, come master e scuola di specializzazione.
A questi cicli d'istruzione si affianca la scuola dell'infanzia, un'istituzione prescolastica non obbligatoria, caratterizzata dal gioco e della convivenza con i compagni e dalla preparazione al primo ciclo d'istruzione.
Il ciclo degli studi all'università si articola, dopo la riforma introdotta dal processo di Bologna, in tre fasi:
- laurea (3 anni)
- laurea magistrale (2 anni)
- dottorato di ricerca (3 anni)
Secondo un'analisi ISTAT del 2010, il livello di istruzione e formazione degli studenti italiani è carente, soprattutto se paragonato a quello degli altri paesi europei: il 46,1% della popolazione adulta ha conseguito la sola licenza media, laddove la media europea si attesta al 28,5%. Nelle scuole superiori l'elevato numero di abbandoni scolastici porta l'Italia al primato negativo in Europa per i giovani tra 18 e 24 anni che lasciano la scuola superiore senza aver conseguito il diploma (il 20% nel 2009); anche il numero di laureati è sotto la media europea (solo il 21,6% dei giovani tra i 25 e i 29 anni). A ciò si aggiunge una bassa qualità dell'istruzione: secondo una valutazione condotta nell'ambito del programma per la valutazione internazionale dell'allievo, la competenza dei quindicenni italiani, già inferiore al valore medio nei 30 paesi OCSE, è aggravata dalla carenza nell'utilizzo di nuove tecnologie. L'Italia ha infine il primato europeo dei giovani che non studiano, né lavorano (nel 2009 erano il 21,2% delle persone tra 15 e 29 anni).[158]
Vi sono due Biblioteche Nazionali Centrali sedi del deposito legale dello Stato, a Firenze e a Roma.
Sistema sanitario
Il Servizio sanitario nazionale italiano (SSN) è un sistema pubblico di carattere universalistico che, come stabilito dall'art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana, garantisce il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria a tutti i cittadini, finanziato attraverso la fiscalità generale e le entrate dirette, percepite dalle aziende sanitarie locali, derivanti dai ticket sanitari (cioè le quote con cui l'assistito contribuisce alle spese) e dalle prestazioni a pagamento.[159]
Una ricerca del 2000 dell'Organizzazione mondiale della sanità colloca il sistema sanitario italiano al secondo posto nel mondo, dopo la Francia, in termini di efficienza di spesa e accesso alle cure pubbliche per i cittadini.[160] Tuttavia, solo il 35,8% della popolazione si dichiara soddisfatto del sistema sanitario e il 42% dell'assistenza ospedaliera, mentre il 79,4% ritiene intollerabili i tempi di attesa nelle strutture sanitarie.[161]
Forze armate e pubblica sicurezza
La Repubblica Italiana, per difendere militarmente il suo territorio e per supportare decisioni di politica interna ed estera, si serve di diverse forze armate e di polizia: l'Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza, il Corpo di polizia penitenziaria, l'Esercito Italiano, l'Aeronautica Militare e la Marina Militare. Esse sfilano nella parata militare per la Festa della Repubblica Italiana assieme al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della Polizia Roma Capitale (in rappresentanza delle altre polizie locali), e al personale militare e civile di altre associazioni, come la Croce Rossa Italiana e la Protezione civile. Il Paese schiera truppe in Kosovo, Libano, Marocco, Mali, Somalia, Iraq e Libia.[162] Secondo il SIPRI, nel 2016 la spesa militare italiana ha superato i 25 miliardi di euro, collocandola in decima posizione tra le nazioni europee.[163]
L'Istituto Geografico Militare è l'ente cartografico di Stato e si trova a Firenze.
Relazioni internazionali
L'Italia sostiene l'Organizzazione delle Nazioni Unite, ove è stata ammessa nel 1955, e le sue attività internazionali di sicurezza ed è uno dei membri fondatori della Comunità europea, dal 1993 Unione europea. È inoltre membro della NATO, dell'OCSE, del GATT, del G7, del G8, del WTO e del Consiglio d'Europa e ha ricoperto più volte la presidenza di turno sia del G8 sia dell'Unione.
Cittadinanza italiana
La legge stabilisce che è cittadino per nascita:[164]
- il figlio di padre o di madre cittadini (Ius sanguinis);
- chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi (Ius Soli per caso specifico);
- se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori, secondo la legge statale di questi;
- se la persona vive stabilmente da almeno 4 anni se proveniente da un paese dell'Unione europea, 10 anni se da altri paesi (la cosiddetta naturalizzazione).
In accordo a modalità previste dalla legge, si può acquisire la cittadinanza italiana pur appartenendo a tutti gli effetti a un altro paese.
L'Italia riconosce la doppia cittadinanza, si può quindi ottenere la cittadinanza italiana senza rinunciare a quella di un altro stato.
Simboli
I principali simboli che rappresentano l'unità nazionale italiana sono:[165]
- la bandiera d'Italia, nata il 7 gennaio 1797 a Reggio nell'Emilia come bandiera della Repubblica Cispadana, la cui conformazione è stabilita dall'art. 12 della Costituzione;
- Il Canto degli Italiani, anche noto come Inno di Mameli o Fratelli d'Italia; scritto nel 1847 da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, fu adottato come inno nazionale il 12 ottobre 1946;
- l'emblema della Repubblica Italiana, caratterizzato dalla stella d'Italia, dalla ruota dentata e dai rami di ulivo e quercia è stato ufficialmente adottato il 5 maggio 1948;
- lo stendardo presidenziale italiano, che rappresenta il segno distintivo della presenza del presidente della Repubblica;
- il Vittoriano, ovvero il complesso monumentale a Roma dedicato al primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia;
Economia
Membro del G7, nel 2018 l'Italia è l'ottava (secondo il FMI[166]) o la nona (secondo Banca Mondiale[167] e ONU[168]) potenza economica del pianeta per PIL nominale assoluto, con un valore simile al Brasile, e l'undicesima o dodicesima se si considera la parità dei poteri di acquisto, con un valore simile al Messico. Anche in termini pro-capite l'Italia è una delle economie più ricche, occupando una posizione nel mondo tra la 25ª e la 28ª secondo le diverse classifiche e tra la 29ª e la 35ª a parità di potere d'acquisto.
L'economia italiana occupa un ruolo di rilievo nel commercio internazionale, risultando nel 2023 sesta per esportazione[17] e undicesima per importazione di merci[169], con un saldo positivo pari a circa 34 miliardi di dollari.[170]
Come tutte le economie avanzate, anche l'Italia è fortemente orientata verso il settore dei servizi, che nel 2023 ha rappresentato tre quarti del valore aggiunto (contro poco più del 50% nel 1970); tuttavia la quota dell'industria rimane alta se comparata con gli altri grandi paesi europei, pari a circa il 23% del PIL.[171] Il tessuto produttivo dell'economia è formato in prevalenza da piccole e medie imprese: quelle di maggiori dimensioni sono gestite in gran parte dalle famiglie fondatrici e, in taluni casi, da gruppi stranieri. Il modello di public company, impresa a capitale diffuso gestita da un management, è poco diffuso.
Dopo una politica fiscale molto espansiva durante gli anni ottanta, a partire dai primi anni novanta l'Italia ha perseguito una politica fiscale molto più rigida, per rientrare nei parametri dell'Unione economica e monetaria. Nel 1999 il Paese ha aderito all'euro, che ha sostituito la lira anche nella circolazione cartacea a partire dal 2002, cosicché negli anni duemila l'Italia ha potuto registrare tassi di inflazione e di interesse notevolmente più bassi che nei decenni precedenti.
Durante la grave grande recessione il tasso di disoccupazione in Italia è passato dal 6,1% del 2007 all'8,4% del 2011 e al 10,6% del 2018[172]; il PIL nel 2011 è del 4,5% più basso che nel 2007 e, nello stesso arco di tempo, il debito pubblico è aumentato di 17 punti percentuali rispetto al PIL[173]. Problemi come l'evasione fiscale, l'elevato debito pubblico (di 2855 miliardi[174], pari al 137,25 % del PIL a fine 2023[175]) e la criminalità organizzata ostacolano la crescita economica.
Agricoltura
Nel corso del XX secolo l'Italia si è trasformata da paese prevalentemente agricolo a paese industriale vero e proprio. Di conseguenza, il settore agricolo (comprensivo di selvicoltura e pesca) ha visto l'occupazione calare drasticamente, passando dal 43% al 3,8% del totale,[176][177] una percentuale minima nel quadro economico nazionale. Al 2011, gli occupati in agricoltura sono 891 000, in gran parte uomini (71,3 % del totale) e residenti nel Mezzogiorno (46,8% del totale).[178]
La superficie agricola italiana, dati 2011, è pari a 17,8 milioni di ettari, di cui 12,7 utilizzati, e si concentra soprattutto nel Mezzogiorno (45,7%).[179] Da notare che il 10% della manodopera agricola è straniera.[177]
Nel 2010 il valore complessivo della produzione agricola era pari 48,9 miliardi di euro,[180] mentre nel 2022 era pari a 74,7 miliardi di euro.[181] Per quanto riguarda la produzione vegetale, che incide per 25,1 miliardi,[182] i maggiori prodotti in termini di valore sono stati il vino (1 803 milioni di euro), il granoturco (1 434), l'olio (1 398) e i pomodori (910). Per quantità prodotte, invece, i prodotti principali dell'agricoltura italiana sono il granoturco (84 milioni di quintali), i pomodori (66), il frumento duro (38) e l'uva da vino (35).[183]
Nel comparto della produzione di origine animale spiccano latte di vacca e di bufala (4 040 milioni di euro per 11 200 migliaia di tonnellate), carni bovine (3 199 e 1 409 rispettivamente), carni suine (2 459 e 2 058) e pollame (2 229 e 1 645).[184]
La produzione complessiva della pesca marittima e lagunare, comprensiva di crostacei e molluschi, si attesta nel 2010 a 2 247 milioni di euro.[180]
Risorse minerarie e di idrocarburi
Il territorio italiano presenta giacimenti minerari di vario genere che, fino al termine del XX secolo, hanno consentito una fruttuosa produzione di mercurio, antimonio, piombo, zinco, argento, ferro e di minerali quali pirite, fluorite, amianto e bauxite. Successivamente, tuttavia, i giacimenti con un potenziale sfruttamento economico sono diminuiti, e l'attività mineraria rimasta si è concentrata sui sali evaporitici, le marne cementizie, le argille (principalmente bentonite e montmorillonite) e i feldspati, per l'industria ceramica e i refrattari; sempre attiva l'attività estrattiva, tipica per l'Italia, delle numerose cave di marmo e altre rocce per l'edilizia, l'estrazione di pomice, ossidiana, pozzolana e talco.[185]
Paragonata ai grandi paesi produttori di idrocarburi l'Italia possiede giacimenti modesti, anche se ne sono presenti di grandi come quelli petroliferi nella val d'Agri in Basilicata[186], il più grande dell'Europa continentale, e nell'area di Crotone in Calabria (Il Campo Luna-Hera Lacinia). Nel 2023 l'Italia, con 119 mila barili al giorno, si posiziona al 41° posto nel mondo tra i paesi produttori di petrolio, al quarto posto in Europa e al primo nell'UE. La produzione copre circa il 10% dei consumi.[187] Per quanto riguarda il gas naturale, i giacimenti più importanti si trovano nella Pianura Padana, in Abruzzo, in Puglia, in Basilicata e offshore nell'Adriatico e nel Canale di Sicilia. L'Italia nel 2022, con 3100 milioni di metri cubi, si colloca al 53° posto nel mondo tra i paesi produttori di gas, al nono posto in Europa e al quinto in UE. La produzione copre circa il 4% dei consumi.[188] Le modeste risorse rispetto al fabbisogno nazionale rende l'Italia una delle maggiori nazioni importatrici di idrocarburi.
Industria
L'Italia, la cui quota di produzione mondiale nel settore manifatturiero si attesta al 2023 attorno al 3,5%, collocandola al secondo posto in Europa e all'ottavo nel mondo[189], differisce, rispetto agli altri paesi industrializzati, per una vasta diffusione di piccole e medie imprese di proprietà familiare.[190][191] A partire dal Nord-Est del Paese, si sono affermati i cosiddetti distretti industriali, un modello che ha visto una consistente diffusione lungo la dorsale adriatica, al punto da costituire una delle caratteristiche peculiari dell'economia italiana.[192]
Avanzata e diversificata, l'industria italiana è particolarmente sviluppata nei settori della cantieristica navale, degli elettrodomestici, chimico, farmaceutico, metallurgico, agroalimentare[193][194] e della difesa.[195] Nel settore automobilistico, che assieme al petrolchimico e al siderurgico è stato alla base dell'industrializzazione postbellica del Paese, l'Italia risulta agli ultimi posti in Europa per produzione di automobili[196] (fortemente penalizzata dalla delocalizzazione produttiva)[197] ma mantiene una grande rilevanza a livello europeo e mondiale[198][199] grazie alla presenza del gruppo FIAT, azienda multinazionale che nel 2008 ha prodotto 2 524 325 veicoli in tutto il mondo[200], e dei marchi di lusso come Ferrari, Lamborghini, Maserati e Pagani, vere e proprie icone del made in Italy. Anche nel settore dei motoveicoli l'Italia si distingue a livello europeo e mondiale grazie alla presenza della Piaggio, storico marchio attivo nella produzione di moto, scooter e ciclomotori, e della Ducati, marchio produttore di motociclette attivo anche in ambito sportivo.
Design e moda
Lo stile italiano – soprattutto nel disegno industriale, nell'arredo e nell'auto – si contraddistingue per la mescolanza di fantasia e rigore progettuale e si caratterizza per l'uso di materiali considerati scarti, ma al tempo stesso innovativi.[201] Nato alla fine del XIX secolo,[202] diviene Bel Design tra il 1945 e il 1965, quando nascono la Vespa V98 farobasso, la Innocenti Lambretta, la Iso Isetta, la Fiat 600 e la Fiat Nuova 500 nel campo dei trasporti, la macchina da cucire Mirella della Necchi, la macchina da calcolo elettrica Divisumma 24 di Olivetti e alcuni radioricevitori e televisori progettati per RadioMarelli e Brionvega nel campo degli elettrodomestici. Al design italiano, rappresentato da aziende,[201] scuole di specializzazione[203] e artisti come Gio Ponti, Ettore Sottsass, Gaetano Pesce, Marco Zanuso e Bruno Munari, sono dedicati musei[204] e riconoscimenti, come il Premio Compasso d'oro, il più antico e prestigioso premio mondiale di design.[205] La Fiera di Milano, il maggiore polo espositivo europeo, ospita annualmente numerose esposizioni di design di livello internazionale.[206] Per il disegno industriale dell'auto e delle moto si ricordano nomi che hanno progettato modelli storici, segnando profondamente il settore, come l'azienda Pininfarina e i designer Giorgetto Giugiaro, Sergio Scaglietti e Bruno Sacco per l'auto e Massimo Tamburini per le due ruote.
Negli anni del miracolo economico italiano nasce e si sviluppa la moda italiana. Agli abiti di alta moda le sartorie affiancano il prêt-à-porter, proponendosi sui mercati internazionali e portando, in collaborazione con l'industria, all'affermazione del made in Italy. Numerosi stilisti, come Valentino, Armani, Prada, Versace, Dolce & Gabbana, Trussardi, Cavalli, Moschino e Gucci portano l'Italia ai vertici mondiali per i suoi prodotti[207] mentre Milano e Roma sono annoverate tra le capitali della moda.[208]
Settore terziario
In Italia il terziario rappresenta il settore più importante dell'economia, sia per numero di occupati (nel 2013 pari al 72,1% del totale) sia per valore aggiunto (il 74,4%).[209]
Secondo il rapporto sul terziario pubblicato nel 2014 dalla Confcommercio, il 56,3% delle imprese ad essa iscritte appartiene al settore dei servizi, suddiviso nei quattro sottosettori indicati nella tabella che segue:[209]
Settore | Imprese (migliaia) | Percentuale | Unità di lavoro (migliaia) |
---|---|---|---|
Commercio | 1 546 | 25,6% | 3 360 |
Trasporti e logistica | 194 | 3,2% | 1 130 |
Turismo, tempo libero e comunicazioni | 630 | 10,4% | 2 250 |
Altri servizi | 695 | 10,6% | 2 780 |
Sul finire degli anni ottanta del XX secolo e nel decennio successivo vari fattori, come deregolamentazione, disintermediazione e nuove tecnologie hanno spinto, in linea con l'andamento internazionale, i settori bancario e assicurativo a processi di concentrazione e a forme d'integrazione[210] normati dalla L. 287/90[211] contro gli abusi da posizione dominante. Questi gruppi bancari ricoprono, attraverso la partecipazione azionaria in importanti industrie o società di servizi o tramite la presenza nei patti parasociali aziendali, un ruolo primario nel sistema economico italiano.[212]
Turismo
Un settore di primaria importanza per l'economia italiana continua a essere il turismo: secondo il Rapporto Eurispes 2011 occupa poco meno di 2 500 000 di addetti, l'incidenza sul PIL è del 9,5% e la sua quota mondiale si attesta al 4,1%.[213] Nel 2019 gli introiti derivanti dal turismo si aggirano intorno ai 42 miliardi di euro.[214]
Nel 2019 l'Italia, con 62,1 milioni di turisti stranieri annui, è al quinto posto nel mondo per arrivi internazionali, e con 215 milioni di pernottamenti è al quarto posto per numero di presenze turistiche al mondo, dopo Stati Uniti, Spagna, Regno Unito e Cina.[215] Anche per quanto riguarda le entrate derivanti dal turismo internazionale, l'Italia si colloca al quinto posto al mondo con 42 miliardi di dollari nel 2019.[215]
Rilevanti sono anche i flussi turistici interni. Nel 2011 si sono registrati 68,2 milioni di viaggi di turisti italiani all'interno del Paese, in forte contrazione (-16,5%) rispetto all'anno precedente. Le regioni più visitate d'Italia sono, nell'ordine: Veneto, Trentino-Alto Adige e Toscana. Le città più visitate sono invece Roma, Milano e Venezia.[216]
Infrastrutture
L'Italia è stato il primo paese al mondo a inaugurare un'autostrada: la Milano-Laghi (o Autostrada dei Laghi, oggi parte dell'A8), costruita da Piero Puricelli e inaugurata nel 1924.[217][218] Nel giro di pochi anni, tra il 1958 e il 1964, verrà costruita l'Autostrada del Sole (o A1), capace di dare un'ulteriore spinta alla modernizzazione del paese.
Al 2018 la rete stradale italiana è costituita da circa 166000 km di strade statali, regionali e provinciali di cui 7000 km sono autostrade,[219] mentre il trasporto ferroviario si estende su circa 16800 km di linee[220], di cui 921 km sono di alta velocità ferroviaria[221]. Il trasporto su gomma è prevalente rispetto a quello su rotaia, che costituisce circa il 15% del traffico merci[222] e il 33% del trasporto pubblico.[223] Il trasporto navale di merci è consistente e focalizzato principalmente sui prodotti petroliferi, i porti maggiori sono Trieste e Genova e in Europa il settore è secondo solo a quello dei Paesi Bassi; per quanto riguarda il traffico passeggeri i porti più movimentati sono quelli di Messina, Reggio Calabria e Napoli.[224] Il trasporto aereo è concentrato principalmente nel Lazio e in Lombardia, in particolare i maggiori aeroporti in Italia per traffico passeggeri e merci sono rispettivamente Roma-Fiumicino e Milano-Malpensa.[225][226]
Al 2024, gli scali aeroportuali attivi sono 39.[227]
Energia
L'Italia ha un consumo energetico lordo di circa 171 Mtep, di cui il 18% da fonte rinnovabile, un'intensità energetica (98,8) migliore rispetto alla media UE (117,8) ma è caratterizzata da una forte dipendenza energetica (76,3% contro una media UE del 55,7%) dovuta alla scarsità di risorse primarie energetiche del sottosuolo quali petrolio, usato principalmente nei trasporti, e gas naturale, impiegato per usi civili e nella produzione di energia elettrica. Per quanto riguarda l'energia elettrica, l'Italia ne produce il 60% da combustibili fossili e il 40% da fonti rinnovabili, in particolare il 17% è prodotto dalle centrali idroelettriche, l'8% dal fotovoltaico, il 7% da bioenergia, il 6% dall'energia eolica e il 2% dalla geotermia.[228]
Fonti rinnovabili
Nel 2021 l'Italia si colloca al 14° posto nel mondo per utilizzo di fonti rinnovabili con 118,442 GWh prodotti (settimo posto in Europa). La fonte più redditizia è l'energia idroelettrica; nel 2023 con 37.94 TWh prodotti l'Italia si colloca al 18° posto nel mondo (settima in Europa). Le centrali idroelettriche sono localizzate principalmente nell'arco alpino e in alcune zone appenniniche.
Segue l'energia solare con 31.01 TWh prodotte nel 2023, che colloca l'Italia al nono posto nel mondo (terza in Europa). Le principali centrali fotovoltaiche si trovano in Puglia, nel Lazio, e in Emilia-Romagna.[229]
L'energia eolica, con 23.51 TWh prodotte nel 2023, piazza l'Italia al 14° posto nel mondo (settima in Europa). I principali parchi eolici sono principalmente nelle regioni meridionali e nelle isole maggiori.[230]
Per quanto riguarda la bioenergia l'Italia, con 18 TWh prodotte nel 2022, si colloca al nono posto nel mondo (terza in Europa). Le centrali a biomasse sono collocate principalmente nelle regioni settentrionali.[231]
L'energia geotermica, con 916 MWh prodotte nel 2023, piazza l'Italia all'ottavo posto nel mondo (prima in Europa). La principale centrale geotermica si trova in Toscana, nell'area di Larderello.[232]
L'energia nucleare, che in Italia fu sfruttata dal 1963 al 1990, ad oggi non vede più alcun sfruttamento, dato il risultato del referendum del 1987 che determinò la chiusura delle centrali presenti nel paese.
Sistema idrico
Il prelievo annuo di acqua potabile è superiore a 9 Gm³, il valore più alto dell'UE e corrispondente mediamente a 420 L al giorno pro capite. L'acqua viene prelevata principalmente da falda acquifera tramite sorgente e pozzo per poi essere immessa nella rete idrica, la cui scarsa efficienza ne provoca una perdita del 42%.[233]
Rifiuti
I rifiuti urbani raccolti annualmente ammontano mediamente a 30 Mt (circa 0,5 t pro capite) e la percentuale di raccolta differenziata sul totale è del 58%.[234] A livello nazionale la percentuale di raccolta differenziata è andata sempre aumentando di anno in anno.[235] Nel 2020 i rifiuti prodotti ammontano a 174.9 milioni di tonnellate, quarto paese in Europa, ed il tasso di riciclo è dell'83,2 %, primo paese in Europa e ben sopra la media dell'UE (39,9 %).[236] I rifiuti non riciclati vengono conferiti direttamente in discarica oppure trattati negli inceneritori o nei gassificatori.
Per quanto riguarda l'economia circolare nel 2023 l'Italia vanta un tasso di circolarità del 20,8%, seconda in Europa dietro solo ai Paesi Bassi, ben al di sopra del tasso dell'UE (11,8%).[237]
Divario Nord-Sud
Nei decenni successivi all'Unità d'Italia, le regioni settentrionali del Paese, Lombardia, Piemonte e Liguria in particolare, cominciano un processo d'industrializzazione e di sviluppo economico mentre le regioni meridionali rimangono indietro. A causa del crescente divario economico e sociale si comincia a parlare di questione meridionale.[238] Lo squilibrio tra Nord e Sud, ampliatosi costantemente nel primo secolo post-unitario, si riduce negli anni sessanta e settanta anche attraverso la realizzazione di opere pubbliche, l'attuazione delle riforme agraria e scolastica,[239] l'espansione dell'industrializzazione e le migliorate condizioni di vita della popolazione.[238] Questo processo di convergenza si interrompe, invece, negli anni ottanta. Nel 2019 il PIL pro-capite del Mezzogiorno ammontava a circa il 51% di quello del Nord-ovest,[240] mentre Il tasso di occupazione della popolazione di 15 anni e più nel 2017 era del 48,9% tra i residenti al Centro-nord e del 33,8% nel Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione riflette un simile divario, registrando al Centro-Nord l’8,4% della forza lavoro in cerca di occupazione, e nel Mezzogiorno il 19,6%.[241]
Uno studio del Censis attribuisce alla presenza pervasiva di organizzazioni criminali un ruolo importante nel ritardo del Mezzogiorno d'Italia, stimando una perdita annuale di ricchezza del 2,5% nel Mezzogiorno nel periodo 1981-2003 dovuta alla presenza di tali organizzazioni e valutando che senza di esse il PIL pro-capite del Mezzogiorno avrebbe raggiunto quello del Nord.[242]
Ambiente
L'articolo 9 della Costituzione italiana sancisce la tutela del paesaggio,[243] che dal 1986 è salvaguardato dal Ministero dell'Ambiente che ha il compito di coordinare il risanamento delle aree colpite dal degrado e di tutelare quelle ancora intatte.[244]
Aree protette
L'elenco ufficiale delle aree protette comprende 871 aree naturali che si estendono per 31635,9 km² coprendo il 10,5% del territorio italiano.[245] Sono suddivise in:
- 24 parchi, 147 riserve e 3 altre aree protette nazionali:[246] i parchi nazionali coprono circa la metà del territorio protetto e i più antichi sono il Parco nazionale del Gran Paradiso (istituito nel 1922), il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (1923), il Parco nazionale dello Stelvio (1935) e il Parco nazionale del Circeo (1935).[247] La sorveglianza dei parchi e delle riserve nazionali è affidata al Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare.
- 134 parchi, 365 riserve e 171 altre aree protette regionali.[248]
- 29 aree marine protette per un’estensione di circa 222 mila ettari a cui si aggiungono due parchi sommersi ed il Santuario internazionale per i mammiferi marini, con altri 2,5 milioni di ettari protetti, per un totale di 32 aree marine protette.[249] Il Santuario è l'area più estesa, costituito in cooperazione con la Francia e il Principato di Monaco.[250] Considerando anche le aree protette statali e regionali la superficie marina tutelata si estende per 28530,3 km².[245]
A queste vanno aggiunte anche le 57 zone umide italiane della lista di Ramsar che si estendono su 73982 ha.[251]
Biodiversità e minacce
L'Italia è ricchissima di biodiversità ed è il paese europeo con più specie di piante superiori,[252][253] molte delle quali endemiche. Questo è dovuto a una molteplicità di fattori quali l'eterogeneità ambientale, la complessa struttura dell'orografia italiana, le vicissitudini biogeografiche e la storia geologica. L'Italia, assieme alla penisola iberica e al sud dei Balcani, è stata inoltre un rifugio per molte specie animali e vegetali estintesi nelle zone centrali e settentrionali del continente europeo durante le glaciazioni pleistoceniche. L'ampia estensione latitudinale della penisola, di circa 10°, la pone a cavallo tra le zone climatiche temperate, centroeuropea (Cfa o Cfb secondo Köppen) e calda mediterranea (Csa secondo Köppen) e quindi almeno su due zone di vegetazione molto diverse.[252][254]
Le aree più ricche di endemismo sono, oltre alle isole (soprattutto la Sardegna), gli alti massicci montuosi isolati tra aree più basse, considerabili come "isole biogeografiche": alcuni esempi sono le Alpi Apuane per le piante e le Prealpi orientali per gli insetti cavernicoli. La fauna d'acqua dolce è spesso differenziata tra i fiumi del nord Italia (bacino del Po) e quelli del centro.[253]
La vegetazione naturale potenziale del territorio italiano è il bosco su tutto il territorio tranne che sulle vette più elevate del piano nivale e nelle zone più aride delle isole circumsiciliane, oltre che nelle aree più prossime al mare. I boschi italiani sono fortemente sfruttati per la selvicoltura che prende la forma di ceduazione per i boschi di querce (che principalmente producono legna da ardere) e di castagno (per la produzione di pali) mentre quelli di faggio e di conifere sono perlopiù trattati a fustaia.[253][255]
I boschi mediterranei di leccio sono quasi sempre degradati dalla ceduazione, dagli incendi e dal pascolo ovicaprino; gli stadi di degradazione sono noti come macchia mediterranea quando si ha un denso e impenetrabile cespuglieto alto qualche metro e di gariga se il terreno è coperto di vegetazione bassa che lascia scoperto il terreno, spesso ricco di affioramenti rocciosi. Gli stadi di macchia e gariga comunque portano un contributo positivo alla biodiversità italiana in quanto ricche di specie rare e da proteggere, tra cui numerose orchidee.[252][253][255] La fauna italiana è molto ricca di endemismi, soprattutto negli invertebrati, nei pesci d'acqua dolce,[256][257] negli anfibi e nei rettili. Gli uccelli e i mammiferi, animali più mobili, sono caratterizzati da un minor tasso di endemismo.[252][253][255] Non è da trascurare l'uso ricreativo che hanno le foreste (soprattutto pinete di pino domestico) prossime ai centri urbani.[255] L'elevata densità di popolazione, l'industrializzazione diffusa, l'estesa urbanizzazione delle zone costiere e planiziari, l'inquinamento delle acque, l'introduzione di specie aliene e l'agricoltura intensiva fanno sì che la difesa della biodiversità e degli ambienti naturali siano questioni particolarmente rilevanti.[253]
Cultura
Nel corso dei secoli l'Italia, secondo tutti gli storici, ha portato un contributo di primo piano alla cultura mondiale, tanto da essere riconosciuta come una Superpotenza Culturale.[258][259] In particolare nei due periodi in cui il territorio italiano fu il centro della civiltà del tempo, ovvero durante l'Impero romano e il Rinascimento, il ruolo che ebbe nella storia della conoscenza umana fu di grande rilevanza.
Arte
Dai templi greci ai borghi medievali, dalle terme romane alle ville settecentesche, l'Italia possiede molteplici monumenti nazionali, dichiarati tali da una legge apposita che ne riconosce l'importanza culturale e artistica per la comunità.[260] Sebbene vari istituti si occupino della catalogazione dei beni artistici italiani, non è possibile formulare una stima affidabile del patrimonio artistico nazionale, che peraltro ha subito e subisce una consistente opera di accrescimento, da un alto, e di dispersione dall'altro.[261]
Architettura
L'eredità dell'antichità classica rappresenta il primo e più importante fattore nello sviluppo delle arti in tutta Italia.[262] L'influenza dell'architettura romana si protrarrà nelle chiese paleocristiane, costruite sul modello delle basiliche civili dell'antichità; pregevoli esempi, con influenze bizantine, nelle basiliche di San Vitale e Sant'Apollinare Nuovo in Ravenna.[263]
Nel VII secolo nascono i complessi abbaziali unitamente alle espressioni dell'architettura longobarda, con significative testimonianze nel tempietto di Cividale del Friuli, nella basilica di San Salvatore a Brescia e nella chiesa di Santa Sofia a Benevento.[263] Della renovatio carolingia e il recupero della classicità attuati da Carlo Magno nel IX secolo permangono importanti complessi architettonici principalmente a Roma (basilica di Santa Prassede), Bardolino, Spoleto e Milano.
Il X e l'XI secolo vedono la fioritura delle cattedrali romaniche, come la basilica di San Marco, il duomo di Pisa e il duomo di Modena, mentre la basilica di Sant'Ambrogio a Milano presenta una copertura con volte a crociera con costoloni tra le più antiche d'Europa.[264] Nel secolo successivo si diffonde nell'Italia meridionale l'architettura arabo-normanna che ha nel palazzo dei Normanni a Palermo e nel duomo di Monreale alcuni fra gli esempi più caratterizzanti.[18] Contemporaneamente nell'architettura civile fanno la loro comparsa numerose torri gentilizie; celebri quelle di San Gimignano e di Bologna.
L'architettura gotica, introdotta dai cistercensi, spazia dall'originale protogotico della basilica di San Francesco ad Assisi alle chiese di Firenze (cattedrale di Santa Maria del Fiore, basilica di Santa Croce, basilica di Santa Maria Novella), Siena (duomo di Santa Maria Assunta), Orvieto (duomo), Napoli (basilica di San Lorenzo Maggiore), Bologna (basilica di San Petronio), Venezia (basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari) e Milano (duomo). Fra i castelli disseminati nella penisola spicca il celebre Castel del Monte.[263]
Il primo Rinascimento trova testimonianza a Firenze nella cupola di Santa Maria del Fiore e nello spedale degli Innocenti[265] costruiti dal Brunelleschi e nell'attività di Leon Battista Alberti. Il pieno Rinascimento, invece, è essenzialmente romano e legato ai nomi di Bramante, Raffaello e Michelangelo, i quali furono attivi nella ricostruzione della basilica di San Pietro in Vaticano. Per le realizzazioni urbanistiche rinascimentali mirabile esempio è l'Addizione Erculea a Ferrara. Il passaggio dal Rinascimento al manierismo, esemplificato da Baldassarre Peruzzi nella Villa Farnesina,[266] vede attivi Jacopo Barozzi da Vignola, Giulio Romano e Giorgio Vasari, mentre l'opera di Andrea Palladio (che influenzerà l'architettura occidentale con l'avvento del neopalladianesimo)[267] oscilla tra i tratti manieristici delle architetture religiose, a quelli più rinascimentali delle costruzioni laiche.[263]
Lo stile barocco, preannunciato da Jacopo Barozzi da Vignola nella chiesa del Gesù,[268] si sviluppa a Roma, dove si concentrano le principali realizzazioni, influenzando tutto il mondo cattolico. Alle prime opere di Carlo Maderno e Martino Longhi il Giovane seguono i capolavori di Gian Lorenzo Bernini (piazza San Pietro), Francesco Borromini (chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza) e di Pietro da Cortona (facciata di Santa Maria della Pace).[263]
Alla prima metà del Settecento risale il più significativo esempio tardo barocco e rococò: la palazzina di caccia di Stupinigi, progettata da Filippo Juvarra.[269] Invece, nel Regno di Napoli, con Luigi Vanvitelli, viene avviata, dal 1752, la costruzione della reggia di Caserta, ultima grande realizzazione del barocco italiano.[270] Dopo la seconda metà del secolo l'architettura neoclassica produce, anche nella sua variante neogreca, diverse opere di valore come la grande basilica di San Francesco da Paola a Napoli.[271] Con l'unità d'Italia prevale lo stile neorinascimentale o, più in generale, l'eclettismo.
L'Art Nouveau ha in Giuseppe Sommaruga, Ernesto Basile e Raimondo D'Aronco i principali esponenti, mentre nel 1914 Antonio Sant'Elia pubblica il Manifesto dell'Architettura futurista e le sue tavole della "Città Nuova", proponendo nuovi modelli architettonici che esaltano la funzionalità e una nuova estetica.
Il razionalismo italiano si manifesta inizialmente con l'attività del Gruppo 7 e del MIAR, ove si distingue Giuseppe Terragni, che fra le altre opere realizzerà la Casa del Fascio di Como. Negli anni trenta prende forma e ha maggiore impulso la tendenza, favorita dal